Vincenzo Jannacci detto Enzo (Milano, 3 giugno 1935 – Milano, 29 marzo 2013) è stato un cantautore, cabarettista e attore italiano, tra i maggiori protagonisti della scena musicale italiana del dopoguerra.
Nasce a Milano il 3 giugno 1935. Il ramo paterno della sua famiglia è di origine pugliese: il nonno, Vincenzo, emigrò a Milano da Bari poco prima dello scoppio della prima guerra mondiale. Il ramo materno è lombardo. Il padre di Enzo è ufficiale dell'aeronautica e lavora all'aeroporto Forlanini (oggi più noto come Milano Linate) citato in "El portava i scarp del tennis"; parteciperà in seguito alla Resistenza e in particolare alla difesa della sede dell'Aviazione in piazza Novelli a Milano, un'impresa che ispirerà canzoni come "Sei minuti all'alba".
Dopo la maturità classica all'Istituto Moreschi, dove organizzava spettacoli con il compagno di studi Giorgio Gaberscik (noto semplicemente come Gaber), si laurea in medicina all'Università di Milano, specializzandosi in chirurgia generale: in seguito eserciterà la professione di medico chirurgo per diversi anni.
Dal 1967 è sposato con Giuliana Orefice, dalla quale ha avuto nel 1972 il figlio Paolo, anch'egli musicista.
La carriera di musicista inizia negli anni Cinquanta: dopo il diploma in armonia, composizione e direzione d'orchestra e otto anni di pianoforte al Conservatorio di Milano (con il maestro Centemeri), si avvicina al jazz e comincia a suonare in alcuni locali milanesi, ma contemporaneamente scopre anche il rock'n'roll, e dal 1956 diventa il tastierista dei Rocky Mountains, che si esibiscono alla Taverna Mexico, all'Aretusa ed al Santa Tecla; alla voce c'è Tony Dallara, e quando quest'ultimo abbandona il gruppo per intraprendere la carriera solista, entra come voce e chitarra Giorgio Gaber.
Il gruppo accompagna in molte serate un non ancora famoso Adriano Celentano, che Jannacci ha conosciuto al Santa Tecla. Con Giorgio Gaber lega in modo particolare, e forma un duo, I due corsari, che debutta alla fine del 1958 con due flexy-disc, "Come facette mammata" (un classico della canzone umoristica napoletana) e "Non occupatemi il telefono", e prosegue l'anno successivo con altri 45 giri, incisi per la Dischi Ricordi.
È lo stesso periodo in cui emergono nell'ambiente musicale milanese i primi cantanti rock come lo stesso Celentano, Guidone, Ricky Gianco e Ghigo, e i cantautori genovesi legati alla Dischi Ricordi come Luigi Tenco e Gino Paoli; personaggi che Jannacci conosce e con cui suona.
Come jazzista suona con musicisti dello spessore di Stan Getz, Gerry Mulligan, Chet Baker e Franco Cerri, con i quali registra numerosi dischi. Da Bud Powell impara a lavorare sulla tastiera prevalentemente con la mano sinistra. Dopo i primi 45 giri incisi con Gaber, debutta come solista: già le sue prime canzoni, da "L'ombrello di mio fratello" a "Il cane con i capelli", mostrano il suo approccio umoristico alla canzone che sfida ogni convenzione canora e recitativa, per cui Jannacci approda presto all'avanspettacolo e ai primi teatrini di cabaret mettendo in evidenza le sue doti di intrattenitore.
A questo filone surreale e quasi precursore del demenziale, si affiancano subito brani più romantici ed introspettivi, come "Passaggio a livello", delicata canzone d'amore che Luigi Tenco reincide valorizzando Jannacci anche come autore. I due si sono conosciuti quando Jannacci suonava nei Cavalieri, il gruppo che accompagnava i primi 45 giri incisi da Tenco con lo pseudonimo di Gigi Mai. Sempre nel 1961 Giorgio Gaber partecipa al festival di Sanremo con una canzone, "Benzina e cerini", scritta da Jannacci (che non l'ha mai incisa).
In queste prime canzoni è possibile ritrovare le tematiche dei brani successivi: in particolare l'attenzione verso gli ultimi e gli emarginati ("Un nano speciale", "L'artista").
Nel 1964, dallo spettacolo 22 canzoni, realizzato con Dario Fo, trae un disco dal vivo, uno dei primi in Italia ("Enzo Jannacci in teatro"), che contiene brani scritti appositamente come "Prete Liprando" e "Il giudizio di Dio", cover come "Qualcosa da aspettare" (canzone di Fausto Amodei) e brani già usciti su 45 giri come "Niente", "Veronica", "La forza dell'amore", "L'Armando" e "Sfiorisci bel fiore". Jannacci introduce nello spettacolo e nel disco anche alcune canzoni già interpretate da Dario Fo in precedenza, come "Aveva un taxi nero" (dallo spettacolo "I sani da legare", del 1954) e "Il foruncolo" (Fo l'aveva presentata a Canzonissima del 1962). Una curiosità: tra le canzoni presentate nello spettacolo "22 Canzoni" da Jannacci ce n'è una, "La mia morosa la va alla fonte", con testo e musica di Dario Fo ed Enzo Jannacci, basata su una musica del XV secolo (sarà incisa da Jannacci solo nel 1968, nell'album "Vengo anch'io. No, tu no"); tra il pubblico che li ascolta a Genova c'e' un giovanissimo Fabrizio De André, che userà proprio quella musica per uno dei suoi testi più famosi, "Via del Campo" (negli anni Ottanta i tre si chiariranno).
Scrive altre canzoni che ottengono una certa notorietà (come "Soldato Nencini", poi interpretata anche da Milva e da Bruno Lauzi, e "Faceva il palo", scritta con il cabarettista Walter Valdi), entrambe inserite nel disco "Sei minuti all'alba", del 1966, ma il successo vero e proprio giunge soltanto nel 1968, con una canzone-tormentone, "Vengo anch'io. No tu no", scritta in collaborazione con Dario Fo e Fiorenzo Fiorentini, che arriverà al primo posto dell'hit-parade dei 45 giri di Lelio Luttazzi, e resterà per sempre la sua canzone più nota. Anche l'album omonimo ottiene un buon successo, trainato dal brano "Ho visto un re", che dai palcoscenici passerà alle piazze, divenendo una delle canzoni-simbolo del Sessantotto, amata proprio per la sua apparente innocenza che nasconde una graffiante satira sociale.
A Canzonissima del 1969 Jannacci canta con l’intero cast la sigla "Zum zum zum" e arriva in finale. Vorrebbe presentare "Ho visto un re" per scontrarsi con Gianni Morandi, ma la Rai si oppone. Ripiega su "Gli zingari", brano struggente e delicato, molto diverso da "Vengo anch'io. No, tu no", che infatti non viene apprezzato dal pubblico. La delusione è così cocente che Jannacci va a studiare medicina negli Stati Uniti per quattro anni, pur continuando a pubblicare brani di successo, come "Messico e nuvole" nel 1970 (scritta da Paolo Conte) o "Ragazzo padre" nel 1972 (su musica di Bruno Lauzi).
Negli anni Settanta le più grandi soddisfazioni gli arrivano come autore, soprattutto grazie alla collaborazione con Cochi e Renato, insieme ai quali scriverà decine di canzoni, alcune delle quali diventeranno grandi successi discografici ("La gallina", "Canzone intelligente", "E la vita la vita").
Nella seconda metà degli anni Settanta la sua professione di medico prende un po’ il sopravvento sull’attività di cantante e interprete: per cinque anni, dal 1974 al 1979, non tiene neanche un concerto, mentre continua a incidere nuovi brani, alcuni di grande fortuna, come "Vincenzina e la fabbrica" e "Quelli che…" e pubblica un album capolavoro, "Fotoricordo", dove alle canzoni sue ("Natalia", "Io e te") alterna brani di Paolo Conte come "Bartali" e "Sudamerica" e di Pino Donaggio come "Mario".
Ma la partecipazione come ospite a una serata di Paolo Conte è il preludio a una tournée trionfale del 1981, dove gira l’Italia con un tendone da cinquemila posti e una big band.
Nel 1983 pubblica il 33 giri "Discogreve" ("Il maiale", "L'amico", "L'animale", "Zan zan le belle rane…") e il mini-album con Giorgio Gaber "Ja-Ga Brothers", dove riprende quattro brani del periodo dei "Due corsari" ("Una fetta di limone", "24 ore", "Tintarella di luna", "Birra").
Nel 1985 pubblica l’album "L'importante" ("L'importante è esagerare", "Son s'cioppàa", "Il volatore di aquiloni"…).
Nel 1987 esce l'album "Parlare con i limoni" ("Parlare con i limoni", "Due gelati", "Poveri cantautori"...) Nel 1989 partecipa per la prima volta al Festival di Sanremo, senza troppo successo, con "Se me lo dicevi prima", incentrata sulla lotta contro la droga, oltre che al XIV Premio Tenco. Sempre nel 1989 incide, nel corso di una fortunata tournée, un album doppio dal vivo che contiene gran parte dei suoi successi e s'intitola "Trent'anni senza andare fuori tempo".
Nel 1991 ritorna al Festival di Sanremo con la canzone "La fotografia" in coppia con Ute Lemper, e riceve il Premio della Critica; contemporaneamente realizza il suo ultimo vinile, con gli arrangiamenti di Celso Valli, intitolato "Guarda la fotografia" ("Il gruista", "I dispiaceri", "La strana famiglia" (cantata con Gaber), "L’alfabeto muore", "La fotografia").
Nel 1994 si presenta per la terza volta al Festival di Sanremo in coppia con Paolo Rossi con il brano "I soliti accordi", insolitamente dissacrante per la manifestazione, che è anche il titolo del rispettivo cd, arrangiato da Giorgio Cocilovo e Paolo Jannacci.
Nel 1996 partecipa al XXI Premio Tenco.
Nel 1998 partecipa per la quarta volta al Festival di Sanremo con "Quando un musicista ride", che vince nuovamente il premio della Critica per il miglior testo, e da cui nasce una raccolta omonima con tre brani inediti (uno dei quali, "Già la luna è in mezzo al mare", è realizzato insieme all'ormai Nobel per la Letteratura Dario Fo).
Successivamente, Jannacci ritorna alla sua vecchia passione del jazz (nel 1999 presenta al Teatro Smeraldo di Milano la serata straordinaria "Viva il jazz", trasmessa da Raiuno).
Nel 2000 riceve il Premio Ciampi alla carriera.
Nel 2001, dopo sette anni di assenza dovuti anche alla difficoltà di trovare una casa discografica, presenta un nuovo cd, dedicato al padre, "Come gli aeroplani", realizzato in collaborazione col figlio Paolo, composto in gran parte da canzoni inedite più una versione italiana di "The Windmills Of Your Mind" di Michel Legrand.
Nel 2002 vince, con "Lettera da lontano", il premio per la migliore canzone dell'anno al XXVII Premio Tenco.
Del 2003 è il cd "L'uomo a metà", mentre tre anni dopo arriva la raccolta "The Best 2006", il suo ultimo doppio cd, contenente i 35 brani più significativi della quarantennale carriera del cantautore milanese, riarrangiati e prodotti dal figlio Paolo: più di due ore e mezzo di musica, con 4 brani inediti ("Rien ne va plus", "Mamma che luna che c'era stasera", "Il ladro di ombrelli" e "Donna che dormivi"), oltre che una nuova versione di "Bartali" in duetto con Paolo Conte.
Come autore per altri e arrangiatore, ha contribuito tra l'altro alle raccolte "Milva la rossa" (1980) e "Mina quasi Jannacci" (1977).
Fa i suoi primi spettacoli nei teatrini di cabaret nel 1955, facendo apprezzare il proprio talento comico. Nel 1962 il regista Filippo Crivelli lo scrittura per lo spettacolo "Milanin Milanon", che va in scena al Teatro Gerolamo, con Tino Carraro e Milly: comincia così la sua carriera parallela di attore di teatro e poi anche di cinema. Al Derby di Milano era stato notato anche da Dario Fo, che nel 1964 realizza con lui il recital storico 22 canzoni, che riscuote un grande successo: il Teatro Odeon di Milano registra quasi un mese di tutto esaurito. Interpreta poi numerosi altri lavori come "Il poeta e il contadino" (1973), "Saltimbanchi si muore" (1979), "La tappezzeria", scritta a quattro mani con Beppe Viola, con cui scrive anche "L'incomputer", edito dalla Bompiani in una collana diretta da Umberto Eco (1974).
Nel 1985 ha portato in teatro il recital "Niente domande"; nel 1986 lo spettacolo teatrale "Parlare con i limoni"; nel 1988-89 un altro recital, "Tempo di pace… pazienza!". Nel 1991, al teatro Carcano di Milano, interpreta in compagnia di Giorgio Gaber un classico del teatro dell'assurdo, "Aspettando Godot" di Samuel Beckett.
Nel 1998 presenta in teatro lo spettacolo "È stato tutto inutile" (dove ripropone canzoni come "Pesciolin" e "Brutta gente", da tempo assenti nelle esecuzioni dal vivo).
Nel 2003, in apertura dei concerti della tournée tratta dal disco "L'uomo a metà", fa un lungo e affettuoso monologo sull'amico Giorgio Gaber.
Esordisce nel cinema nel 1966 con il film "La vita agra" di Carlo Lizzani: canta "L'ombrello di mio fratello" in un locale dove entra il protagonista, interpretato da Ugo Tognazzi. Al cinema è poi protagonista di un episodio ("Il frigorifero") nel film "Le coppie" di Monicelli (1970) e de "L’udienza" di Marco Ferreri (1971). Ha inoltre interpretato i film "Il mondo nuovo" di Ettore Scola (1982), "Scherzo del destino in agguato come un brigante da strada" di Lina Wertmüller, accanto a Ugo Tognazzi (1983) e "Figurine" di Giovanni Robbiano (1997).
Ha composto anche numerose colonne sonore, come quelle di "Romanzo popolare" di Monicelli (1974); "Pasqualino settebellezze" di Lina Wertmüller, che nel 1975 gli valse una nomination all'Oscar come miglior colonna sonora; "Sturmtruppen" (1976); "Gran bollito" di Mauro Bolognini (1977); "Saxofone" di e con Renato Pozzetto (1979) e "Piccoli equivoci" di Ricky Tognazzi (1989). Per alcuni di questi film ha collaborato anche alla sceneggiatura.
In televisione, dopo un inizio problematico (bocciato al suo primo provino, nel 1961), alcuni spot di Carosello e la partecipazione allo spettacolo "Quelli della domenica", con Cochi e Renato, Lino Toffolo, Felice Andreasi, Bruno Lauzi e altri comici del Derby (1968), è stato lanciato dalla riduzione degli spettacoli teatrali "Il poeta e il contadino" (1973) e "Saltimbanchi si muore" di cui era autore e regista.
Nel 1974 è autore della sigla di Canzonissima "E la vita, la vita", cantata da Cochi e Renato; nel 1977 è autore e interprete della sigla di "Secondo voi?, Secondo te… che gusto c’è".
Ha partecipato agli show "Jannacci Special" (1980), "Ci vuole orecchio" (1981), "Gran simpatico" (1983), "D.O.C." (1989). Nel 1991 Raitre ha trasmesso "L'importante è esagerare", una serie di otto puntate dedicata alla sua carriera. Nel 1988 partecipa a "Trasmissione forzata" su Raitre, che segna il ritorno televisivo di Dario Fo e Franca Rame. Nel 1995 ha fatto coppia con Piero Chiambretti ne "Il Laureato bis". È autore della sigla di "Quelli che il calcio…" nelle edizioni condotte da Fabio Fazio.
Nel 1997 realizza la trasmissione "M.B.U."* Quelli di Jannacci (l’indicazione finale spiega: * = Milano Bolgia Umana), che va in onda alle due di notte su Raiuno per nove puntate. Nel 2000 compone la sigla della serie TV "Nebbia in Val Padana", che vede il ritorno della coppia Cochi e Renato.
Il primo gennaio 2003, proprio il primo giorno di pensione di Jannacci, l'amico Giorgio Gaber muore dopo una lunga malattia nella sua casa vicino a Camaiore. Ai funerali di due giorni dopo (all’Abbazia di Chiaravalle, dove Gaber si era sposato con Ombretta Comelli, in arte Colli) Enzo partecipa riuscendo a dire soltanto "ho perso un fratello".
Enzo Jannacci muore a Milano il 29 marzo 2013 a 77 anni per un cancro.
(fonte: Last.fm)