Dalle campagne dell'Emilia al Teatro alla Scala di Milano e l'Olympia di Parigi. La studentessa della vita intesa come arte e cultura
Se n'è andata a 81 anni, un giorno prima di quel "suo" 25 Aprile di cui ha cantato per una vita a raccontare di Liberazione e del valore degli ideali libertari.
È stata la più grande interprete di teatro-voce italiana e una delle più grandi nel mondo, assai poco affine alla musica pop, è stata pure - e per voce del compositore stesso - la più grande interprete mondiale di Astor Piazzolla (indimenticabile il loro "Live At The Bouffes Du Nord") che le dedicò la sua "Ave Maria"; tra le migliori interpreti di Bertolt Brecht (capolavori assoluti "Milva canta Brecht" del 1971, "Milva canta un nuovo Brecht" del 1989, ambedue su direzione di Giorgio Strehler e "Die sieben Todsünden der Kleinbürger" del 1983). Eccezionale con Luciano Berio ne "La vera storia", pure pensata dall'autore per lei come interprete principale, con Ennio Morricone (l'album "Dedicato a Milva da Ennio Morricone"). A Parigi è stata amata come una delle poche interpreti mondiali del patrimonio di Edith Piaf ("Milva canta Edith Piaf" - 1970). Alda Merini le ha dedicato poesie e l'ha voluta con sé in un tour che ha alternato musica d'autore (Giovanni Nuti), a tratti commovente, a sketch "naturalmente teatrali" esilaranti, in cui la cantante si è prestata a farsi prendere in giro dalla poetessa in duetti memorabili.

Scomoda in Italia per un atteggiamento "divistico" pur associato a una chiara e dichiarata adesione a ideali libertari di una sinistra intellettuale che fu, ha vissuto una sorta di contraddizione che le ha garantito ammirazione ma d'altro canto una vera e propria censura, giacché l'esser "comunisti" in arte era cosa permessa ai cantautori "maschi", non certo a "una signora".
Insignita di riconoscimenti di ogni tipo, inclusi il titolo di Commendatore dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana (Roma 2007), Ufficiale dell'Ordre des Arts et des Lettres (Parigi 1995), Cavaliere dell'Ordine della Legion d'onore (Parigi 2009), Croce al Merito di I classe dell'Ordine al Merito della Repubblica Federale di Germania (Berlino 2006), detiene il primato di pubblicazioni in Italia (173 album tra produzioni ufficiali in studio live e raccolte con inediti in almeno 7 lingue, giapponese incluso) e ha venduto 80.000.000 di copie di dischi in tutto il mondo, senza contare la sua videografia che costituisce un patrimonio essenziale.
Si è esibita in Europa, Americhe, Cina, Giappone, Russia raccogliendo migliaia di spettatori con ovazioni riservate solo alle più grandi leggende mondiali, calcando le assi dei palchi della Scala, del Piccolo Teatro di Milano (di cui è stata regina indiscussa per almeno trent'anni), dello Châtelet, dell'Opéra di Parigi, dello Schauspielhaus di Zurigo, della Konzerhaus di Berlino, del Concertgebouv di Amsterdam, del Suntory Hall di Tokyo, del Palau de la Musica Catalana di Barcellona, dove nel 2005 ha registrato il Dvd di un recital entusiasmante con un pubblico veramente in delirio.
Si è ritirata dalle scene nel 2011, dopo aver compreso che le sue condizioni di salute non potevano permetterle di rendere più alla stessa maniera di prima e l'ha fatto con assoluta dignità, pur mantenendo un costante rapporto con i suoi estimatori attraverso i social.
Pur conosciuta come interprete drammatica, non si è mai risparmiata rispetto al cabaret (memorabili i suoi show con Gino Bramieri, tra tutti) ma senza mai cadere nella trappola della volgarità, anche quando ha vestito i panni della puttana, dichiarando la sua assoluta indipendenza di donna che non aveva bisogno di somigliare a nessun uomo per essere apprezzata.
La sua apparente freddezza nascondeva una passionalità e un'emotività inenarrabili, che si esprimevano col canto e la mimica, ma anche con crolli emotivi nella vita privata che hanno creato inutili cicalecci e continui commenti sardonici.
Le sue prese di posizione politiche in Italia le hanno portato attacchi ben poco rispettosi. Memorabile è purtroppo la sua intervista a "La Zanzara" nel 2009, quando, in seguito alla sua dichiarata volontà di lasciare l'Italia per via del potere mediatico di Berlusconi, le fu detto da Giuseppe Cruciani "io credo che lei non dovrebbe più rilasciare interviste".
Un carattere, quello di Milva, capace di slanci di una generosità incredibile, ma anche di un'austera maschera, la stessa che la portava talvolta a presentarsi ai botteghini di cinema e teatri dicendo "io sono Milva e ho già pagato di mio".
Come attrice è stata accanto a Giancarlo Zagni in "La bellezza di Ippolita" (1962) con interpreti principali Gina Lollobrigida, Enrico Maria Salerno e Carlo Giuffrè, ma è giusto ricordarla accanto a due geni assoluti: Giorgio Strehler e Peter Brook.
È stata personaggio televisivo tra il 1963 e il 1988 portando nelle case degli italiani Brecht. Grande coraggio e non basta dire "in un'epoca in cui si poteva ancora".

La perfezione esecutiva ne è stata un autentico marchio, persino nel periodo di malattia in cui ha voluto, con caparbietà, esibirsi fino a quando è stato possibile ne "La variante di Luneburg", Fabula in musica su testo di Paolo Maurensig ad affermare sul tema della discriminazione sociale "e la storia si ripete".
Veniva dalla scuola del "bel canto" pop, Milva, quella di Nilla Pizzi per intenderci, ma da quella si affrancò presto attraverso la passione per lo swing e la musica folk globale (non è un caso che abbia fatto "suo" un brano di Amalia Rodrigues, "La Filanda", con il quale resta nella memoria collettiva, ingiustamente, "la nonna della musica italiana"), oltre che per un'innata teatralità.
Le è sempre stato rimproverato di non essere "mai stata giovane" e del resto era arrivata in Rai giovanissima, con il primo concorso canoro indetto dalla televisione nazionale italiana, nel 1959, classificandosi prima su 7.600 partecipanti, e appena ventiduenne si ritrovò sposa di un intellettuale (il regista Maurizio Corgnati) ben più vecchio di lei.
Arrivò dalla campagna, e non certo da famiglia nobile o alto-borghese, per arrivare a diventare musa di Giorgio Armani dai capelli rosso tinti e senza la paura di mettersi a studiare il tedesco a quarant'anni, arrivando a parlarlo in modo fluente.
Fu l'unica ad avere da Fonit Cetra e poi Dischi Ricordi l'opportunità di affrontare allo stesso tempo un repertorio popolare e uno colto, cosa che in patria dove per "colto" si intendeva solo il "nuovo rock", non fu manco considerata lontanamente, se non da chi intellettuale non era ma si atteggiava a tale.
Se n'è andata, Milva. Lasciando un patrimonio culturale inestimabile del quale è in buona misura impossibile rintracciare se non tre-quattro dischi ancora in catalogo e gli altri che oggi in Rete hanno raggiunto quotazioni folli. Un patrimonio che è triste dirlo, ma non interessa quasi più a nessuno.
Sono profondamente addolorato e l'unica cosa che posso fare è donarvi una collezione di suoi ascolti/visioni. Chissà che non serva a qualcuno a scoprirla, a rivalutarla, ad amarla per la grandezza che le è appartenuta e che abbiamo dimenticato troppo in fretta o neanche mai considerato.
Oggi è il 25 Aprile e questo giorno è suo prima che di chiunque altro al mondo.
(25 aprile 2021)