Ennio Morricone for Dummies

Le ragioni del mito

Ci capita spesso di assistere alla celebrazione di grandi personaggi, e di riconoscere il merito di questi personaggi in base alle cose che di loro conosciamo, senza però sapere esattamente cosa in passato li ha resi tanto apprezzati e rispettati. Una questione di memoria storica che a volte ci sfugge, per questioni spesso anagrafiche, e che non sempre è facile recuperare. Perché mentre i giovani apprezzano quel personaggio per le sue ultime opere, spesso ignorando i capolavori del passato, magari coloro che conoscono tutta la storia ritengono superfluo raccontarla, convinti che la conoscano tutti. Per cui succede di parlare spesso con giovani appassionati che stimano registi come Hitchcock o Scorsese perché hanno visto "Psyco" e "Shutter Island", ma magari non conoscono "Taxi Driver" o "La donna che visse due volte".
Stessa storia per Morricone. Che è uno degli artisti italiani più stimati dentro e fuori confine e in generale uno degli migliori autori di colonne sonore cinematografiche di sempre (forse il migliore in assoluto), ma che molti conoscono (e apprezzano) per la nuova onda di visibilità avuta negli ultimi anni, grazie soprattutto alle collaborazioni con Quentin Tarantino. Tarantino che da sempre è grande fan sia di Morricone che degli spaghetti-western che abbiamo prodotto negli anni 60-70, dai quali ha ripescato più volte stili e musiche. D'altronde lo stesso oscar vinto questo weekend per le musiche di "The Hateful Eight" (che resta una colonna sonora bellissima, al di là di quanto dicono i detrattori) riguarda temi in realtà scritti per "La Cosa" di John Carpenter (anno 1982), e molti degli accompagnamenti di Tarantino sono presi da vecchie colonne sonore di Morricone (i casi più celebri sono probabilmente il tema de "Il Mercenario" ripreso per "Kill Bill Vol. 2" e quello di "Allonsanfàn" in "Bastardi Senza Gloria").

Oggi dunque facciamo quello che per molti è superfluo e per molti altri è necessario: ripercorreremo dieci capolavori del passato che hanno creato il mito di Morricone. Ad alcuni servirà come ripasso, ad altri come scoperta, a tutti come ripresa della meraviglia che una grande colonna sonora può offrire. Queste le dieci composizioni che secondo noi sono indispensabili per capire Morricone, selezionate da una carriera durata oltre 50 anni, da cui ovviamente sono rimaste fuori decine di altre opere (il dolore di ogni selezione). Quelle le riscoprite seguendo il vostro istinto, ok?

La leggenda del pianista sull'oceano (1998)




Una delle colonne sonore più impegnate e impegnative di Morricone, visto che il protagonista era un pianista considerato tra i migliori al mondo nella storia di Tornatore. Particolarmente romantica, a tratti commovente, quasi per tutto il film. Tranne per una sequenza di 15 minuti nella parte centrale del film, dove l’arrogante jazzista Jelly Roll Morton sfida Novecento sulla sua stessa nave. E beh, la sfida ha un vincitore. Per chi vedesse le immagini commentate da queste musiche per la prima volta, vi avvertiamo: si rimane a bocca aperta.

Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (1970)



Il film più famoso di Gian Maria Volontè, in un personaggio oscuro e senza scrupoli che rappresenterà a lungo il seme malato della società italiana. La colonna sonora è potente, l’uso del marranzano (presente spesso nelle soundtrack di Morricone) è ingegnoso, quasi un lamento su un incedere misterioso e letale, disturbato esattamente quanto il carattere del protagonista del film. Si dice che Stanley Kubrick fu ampiamente ispirato da queste musiche. Riutilizzata più volte dai programmi di inchiesta politica in tv.

C’era una volta il West (1968)



Qui apriamo l’enorme capitolo western di Morricone, che rappresentò il vanto principale della sua opera. Sergio Leone quello che ne esaltò maggiormente le caratteristiche, scegliendolo per ogni suo film, fino a "C’era una volta in America" che western non lo era più (e che purtroppo non trovate in questa disamina, altrimenti Leone avrebbe monopolizzato la panoramica). Il film precedente però lo era ancora, e fu uno dei migliori del genere: "C’era una volta il West" possiede una delle storie più originali e coraggiose di tutto il western e la colonna sonora è magistrale, oltre che estremamente varia. Qui sopra avete uno dei pezzi più amati di Morricone da sempre (se lo avete sentito live sapete di cosa stiamo parlando), e siam costretti a escludere il meraviglioso tema dell’armonica, che vi consigliamo di godervi direttamente nel duello finale del film.

Per un pugno di dollari (1964)



Qui le cose da dire sarebbero talmente tante che forse è meglio non dire nulla. Con questo film e questa colonna sonora nascono i miti del western all’italiana, di Sergio Leone, di Clint Eastwood e viene fuori uno dei temi musicali più emblematici associati al cinema western. Tutto fatto praticamente solo con un flauto, una pistola e un viso di pietra. Immortale.

Bianco Rosso e Verdone (1981)



Qualcosa che in pochi ricordano è che Morricone era bravissimo a musicare anche le commedie. Ha composto le colonne sonore di molti film di Luciano Salce (il regista di "Fantozzi", la cui soundtrack però fu fatta da un altro grande, Fabio Frizzi) e ha accompagnato i primi film di Carlo Verdone. Prima "Un sacco bello" (che ha pure una colonna sonora riuscitissima) e poi "Bianco Rosso e Verdone", in cui Morricone si supera con uno dei suoi tipici colpi di genio: tema allegrotto e divertente che riprende le note del nostro inno nazionale. Il patriottismo che strappa un sorriso.

Il clan dei Siciliani (1969)



Torna il marranzano per uno dei film di gangster famosi più per la colonna sonora che per altro. Qui la musica è semplicemente perfetta: annoiata come l’omertà, triste come la rassegnazione e tragica in crescendo come la mafia. Una delle composizioni più citate dai fan di Morricone.

The Mission (1986)



"The Mission" fu una delle opere più particolari di Morricone. Perché particolare era il mix di culture del film che ha ispirato la colonna sonora: armoniosa, naturale e sempre suggestiva. Fu anche uno dei suoi apici emotivi, sebbene le musiche di "The Mission" siano tra quelle che richiedono più atmosfera per essere apprezzate in pieno. Non rubano la scena, ma esercitano una leggera attrazione costante sull’ascoltatore, che se ben predisposto ci scivola dentro per intero. La magia tradotta in musica.

Dimenticare Palermo (1990)



Il thriller comunque è quello che esalta maggiormente le capacità di Morricone. Più della metà delle sue composizioni furono orientate verso film drammatici, che fanno emergere la sua capacità di creare pathos tramite motivi che spesso restano indimenticabili. Motivi come quelli di "Frantic" e "Gli intoccabili" sono rimasti fuori da questa selezione, per rappresentare la potenza drammatica di Morricone gli abbiamo preferito un film relativamente minore come "Dimenticare Palermo". Che sarà anche meno “capolavoro cinematografico” degli altri, ma ha un tema musicale trascinante che moltiplica la tensione delle immagini. Ecco, senza una colonna sonora così, questo sarebbe stato un film di cui non si ricorderebbe nessuno.

Nuovo Cinema Paradiso (1988)



Uno dei lavori più armoniosi di Morricone, a celebrare l’intensa relazione artistica con Tornatore. Per un regista che sa raccontare storie con uno stile d’altri tempi, un compositore che rispolvera la sua sensibilità classica con una composizione orchestrale che non fa altro che stabilire l’equilibrio e muovere le corde delle emozioni interne. Non esattamente una delle colonne sonore che ti colpiscono di più tra quelle fatte da Morricone, eppure una di quelle più amate storicamente. Qui non scopri il suo lato più geniale, ma quello maggiormente capace di instaurare relazioni affettive.

Novecento (1976)



Chiudiamo col dramma. Il capolavoro di Bertolucci per una storia epica che richiedeva un’atmosfera capace di catalizzare la potenza della storia. Per il motivo centrale della colonna sonora Morricone si è preso tutto lo spazio e il tempo possibile: il brano comincia con grande lentezza e va in costante ascesa, prendendoti in braccio e trasportandoti in tutto lo spettro di sensazioni del film, tra gloria ricercata e eventi che cambiano i destini delle persone. In quattro minuti di sola musica c’è tutto quello che una grande storia può trasmettere, e senza il quale una grande storia smette di essere grande. È questo che è stato Morricone per il cinema.

(Articolo pubblicato originariamente su Aural Crave)