Dopo aver fatto i capricci per non essere intervistato il 23 dicembre scorso a La Casa 139, in occasione del suo concerto solista, l'ex cantante dei Posies ha il coraggio di sbattermi giù dal letto alle 8 e 50 di sabato mattina.
A Milano, in veste di tastierista dei Rem, Ken Stringfellow promette di rispondere a qualche mia domanda. "Ascolta, ora sto andando a dormire, ma credo di avere un po' di tempo intorno alle 3 e mezza".
E sia.
Alle 3 e 28, dopo aver convinto quattro persone diverse alla reception che il cantante è su che mi aspetta, varco la soglia della stanza 404. Ken mi saluta affettuosamente e guarda l'orologio del suo telefono cellulare: "Abbiamo dodici minuti."
Le prime domande che vorrei porti riguardano l'idea che mi sono fatta di te di "uomo contraddittorio", un'impressione che ho avuto dalla tua biografia, dal titolo del tuo ultimo album ("Soft Commands" uscito nell'estate del 2004) e dai tuoi concerti.
Nella tua biografia dici di essere troppo vecchio per fare musica, che non ce n'è una ragione e che incidere dischi è solo un modo per "far passare il tempo".
Stavi scherzando, vero?
Stavo cercando un modo per essere provocatorio. In un certo senso c'è del vero, puoi pensare che alcune cose siano importanti e alcuni musicisti tendono a pensare che queste cose lo siano. E' un atteggiamento dal quale volevo escludermi. Non credo veramente che qualcuno sia troppo vecchio per far musica, è irrilevante, ma devi per forza guardarti con un occhio critico e certa gente tende a diventare pigra.
Non tu.
Non sono ancora pigro.
La seconda cosa che mi aveva dato l'idea di "contraddizione" era il titolo del tuo nuovo disco "Soft Commands", mi sembrano due parole in contraddizione tra di loro.
Sì, all'incirca. Due termini che normalmente non associamo. Quando ho scelto quel titolo avevo in mente qualcosa che non ha bisogno di urlare per attirare la tua attenzione. Non come il baccano, che è qualcosa che cerchiamo di evitare, è più come un topolino nell'angolo che fa un piccolissimo rumore e ti obbliga a voltarti. Quel titolo significa che vorrei attirare l'attenzione della gente senza far troppo baccano.
Il tuo concerto mi ha molto stupita. Le tue canzoni hanno un ché di cupo, eppure, per tutto il tempo, hai scherzato, riso e coinvolto il pubblico (con tanto di "Meet The Audience", sorta di talk show improvvisato). E' un modo di divertirti, un modo per divertire o una maniera per "sdrammatizzare" le tue canzoni?
Non cerco di sdrammatizzare le mie canzoni, cerco solo di far sì che il pubblico si senta a proprio agio.
Molte delle mie canzoni sono, in qualche modo, piuttosto severe e serie. Penso che se le eseguissi e basta, sarebbe alienante. Se mi mettessi lì e non dicessi niente e suonassi e basta, la gente non saprebbe cosa sta succedendo e io sto aprendo loro il mio mondo e non riesco a "incontrarli" e devo "incontrarli". A volte devo "aggirare" la musica per "incontrarli", trovare spesso delle strategie. Non sempre ricorro allo scherzo, cambia di sera in sera, ma dipende anche da come il pubblico reagisce.
Torniamo a "Soft Commands". E' stato registrato in varie parti del mondo (la rassegna stampa citava New York, Senegal, Stoccolma, Seattle, Parigi, Vancouver, e Hollywood, sua città natale)…
E' stato scritto in varie parti del mondo, ma è stato registrato in Svezia e Seattle.
Ho portato su disco i posti dove sono state scritte le canzoni, perché pensavo fosse interessante includere questi posti e com'è la mia vita e quanto tempo ho speso nei miei movimenti da posto a posto. Quello che questo fa alla musica è un po' misterioso, ma credo che mi dia un'idea in prospettiva di quante cose trovo coerenti nella natura umana. Forse il cibo è leggermente diverso, la lingua è diversa, ma i sogni e le paure della gente tendono a essere alquanto simili alla fine e anche se i paesi sono molto diversi da dove ho vissuto - e ti parlo di Asia, Africa o altri posti - sotto tutti i dettagli culturali, trovi esseri umani con motivazioni simili e azioni, sogni e obbiettivi altrettanto simili ed è rincuorante saperlo. Ci sono persone che non viaggiano, che non lasciano la loro città e guardano il resto del mondo in maniera sospettosa e vedono gli abitanti degli altri paesi come "strani" e credo che sarebbe un grande shock per loro scoprire che non è così.
Leggendo i tuoi testi, sembra che ti rivolga a una persona in particolare. E' solo una mia impressione?
Sono contento che tu abbia avuto un'impressione tanto "personale", ma, in qualche modo, si tratta semplicemente di sentire "tu", "tu", "tu", "tu".
E' un po' come "indirizzare" qualcuno con quella canzone. E' come quando "indirizzo" mia figlia, senza darle nessun consiglio in particolare. Trovi molta inspirazione osservando qualcuno così piccolo (se non ricordo male, sua figlia dovrebbe avere poco meno di sei mesi) quando ha ancora una personalità da formare. Ma sono cose che dico anche a me stesso, riflettendo sullo scorrere della mia vita e di quella degli altri. Sai, avere una figlia ti apre una prospettiva diversa che ti obbliga a guardare la tua vita, è come un nuovo inizio per me, ma è anche come dire… come faccio a spiegartelo chiaramente? … mi ha costretto a riflettere su me stesso molto più di quanto abbia mai fatto e a notare quanto io mi rifletta nelle altre persone, mi rifletto molto in lei e succederà sempre di più man mano che cresce. Questo è un buon momento per pensare alla vita che ho vissuto e che sto vivendo senza un giudizio particolare, divino o profetico. Si tratta semplicemente di essere cosciente di vivere la vita che abbiamo, con tutte le sue componenti. Almeno per quel che mi riguarda, tutte le mie esperienze mi hanno dato emozioni e i momenti peggiori della mia vita sono stati quando le mie emozioni si sono assentate. Non è successo spesso, ma quando è successo era come non capire se ero morto o vivo.
Hai sempre collaborato con tantissimi artisti (oltre a Rem, Mudhoney, Minus5, Lagwagon, Adam Snyder e tantissimi altri) e ne fai una ricerca continua. Sul tuo sito c'è addirittura un invito a contattarti...
Sono sempre interessato a collaborare. Anche durante i concerti che faccio da solo c'è una collaborazione, una collaborazione con il pubblico. Deve essere così perché sarebbe veramente noioso per me sedermi da solo e mettermi semplicemente a cantare le mie canzoni, lo so perché l'ho fatto. Per quest'ultima tournée ho fatto alcune canzoni con Cristina ( Cristina Donà ha aperto 9 delle sue 16 date europee) e le canzoni sono passate da tridimensionali a quadridimensionali, sono state "elevate" e questo mi piace.
Sono molto deciso in quello che faccio e, incidendo questo disco, ho suonato molto da solo (nei crediti ci sono organo, basso, chitarra, mandolino, percussioni, piano, batteria, tastiere e altri strumenti di cui non ho mai sentito parlare come il guiro, per esempio), ma, allo stesso tempo, mi piacerebbe collaborare di più con altre persone (ditemi voi se questa non è una contraddizione!).
Ho tempo solo per un'altra domanda.
Accidenti, ne avevo almeno altre 4 o 5… (il mio sguardo viene attirato dal monitor del suo computer, alle sue spalle, che si spegne: risparmio energia!)
So che una certa confidenza con internet e le tue canzoni si posso acquistare da I-tunes (solo quello americano, per il momento). Qual è la tua opinione sullo scambio di file musicali?
Non ho un'opinione vera e propria. Credo si sia semplicemente aggiunto un nuovo modo in cui la musica arriva alle persone ed è sicuramente interessante. Penso che sia un modo che aiuti le cose a crescere. Sicuramente si aggiunge alla complessità della vita, hai una nuova cosa da fare. Sono un po' tradizionalista in questo senso: cerco di ascoltare cd e sembra sia già un metodo superato. Non ho un I-Pod, sicuramente lo comprerò, ma al momento ho talmente tanti cd che ancora non ho ascoltato che continuerò ad ascoltarli in macchina o con un buon stereo anche perché secondo me si sente molto meglio. Quando li avrò ascoltati tutti, allora forse passerò agli mp3.
Tempo scaduto. La limousine di sotto aspetta.
Però, se per caso trovate Ken Stringfellow a passeggiare per la strada, fermatelo e fategli raccontare della sua professoressa delle medie: ne vale la pena!
(Milano, 2005)