Talvihorros

Talvihorros

Tra cielo e terra

intervista di Matteo Meda
Catalogare o identificare il sound di Talvihorros è impresa ardua se non impossibile, che in parecchi hanno più volte tentato senza ottenere alcun risultato convincente. Sono ormai sei anni che Ben Chawtin, chitarrista e mente dietro l'enigmatica one-man band, porta avanti questa peculiare ricerca sul concetto di ambient music: una visione organica e sognante, la sua, impregnata di elettronica ma discendente prima ancora del ramo più sognante e atmosferico del cosiddetto post-rock. Il passaggio per Hibernate con lo splendido "Music In Four Movements" e la definitiva consacrazione firmata Denovali sono solo alcuni degli highlight di una carriera breve quanto densa di successi. Non senza essersi fatto attendere, Ben ha risposto via mail alle nostre domande, per ricostruire assieme la parabola della sua creatura, cogliendo l'occasione dell'uscita del suo ultimogenito, "Eaten Alive".

Cosa significa esattamente Talvihorros? E nei fatti di che si tratta? Di un progetto, di un tuo alter-ego, di una band...

In finlandese, Talvihorros significa ibernazione. Mi è stato suggerito come nome da un amico, nel periodo in cui stavo cercando una denominazione per il mio progetto musicale, e l'ho trovato abbastanza oscuro per associarsi bene a ciò che cercavo. Mi piace anche il fatto che oggi la parola sia decisamente lontana dal suo significato originario: la musica che creo attraverso questo progetto è libera da qualsiasi restrizione, categoria o ambito. Semplicemente seguo qualsiasi strada catturi il mio interesse.

Come si è evoluto il tuo sound dal passato ad oggi?
All'inizio Talvihorros era un procetto incentrato principalmente sulla chitarra, per quanto decisamente trattata, ma poi in ogni album ho voluto esplorare nuovi suoni e direzioni diverse. Ho per prima cosa incorporato sempre di più l'elettronica, e credo di avere ora trovato un bilanciamento tra suoni puliti e processati, seduti vicini, a volte in armonia e a volte no.

Che strumenti usi oggi?
Ho un'autentica passione per macchine analogiche - specialmente i sintetizzatori - e pedali per chitarra. In "Eaten Alive" ho usato parecchio il Roland Juno 6, il Siel Orchestra e l'Arturia Minibrute, assieme ovviamente alla mia Fender Toronado che ho sempre usato in tutto ciò che ho fatto.

Puoi raccontarci come si è sviluppato il processo che ha portato a “Eaten Alive”?
L'album è nato dopo un incontro avvenuto nel 2012 con Daniel Crossley, proprietario del sito Fluid Radio di Londra. Abbiamo passato parecchio tempo insieme parlando principalmente della sua vita e dei posti in cui è cresciuto. Lui ha lottato per molti anni contro la dipendenza dalla droga, e dopo quest'incontro ho deciso di usare la sua storia come base per la musica del mio album successivo. Volevo esplorare tematiche oscure come l'isolamento, la paura, la perdita e la dipendenza e indirizzare il messaggio a una comunità come quella odierna che lascia spesso le persone sole, vittime dei fallimenti.

Cosa rappresenta quest'album nel tuo percorso artistico?

Con quest'album ho voluto esprimermi maggiormente a livello compositivo accantonando parzialmente l'improvvisazione, che era stato l'elemento centrale di tutti i miei dischi precedenti. Molti dei lavori di Talvihorros erano nati da improvvisazioni con la chitarra, mentre qui sono stati la storia di Dan e i suoi luoghi a fungere da punto di partenza. Insomma, è come se avessi lavorato al pari di un compositore di colonne sonore, come se il disco fosse uno score per un ipotetico film.

Ho letto che l'album è uscito su un'etichetta piccola, Fluid Audio, prima di arrivare a Denovali. Perché hai scelto di lanciarlo prima attraverso questa mini-stampa?
Fluid Audio è l'etichetta di Dan ed è stato fantastico avere la possibilità di questa pubblicazione su misura, che ha anche permesso a Dan di presentare l'album assieme a una raccolta di foto dei luoghi per lui più significativi di Londra. Il fatto che Denovali avesse già in mente di pubblicare il disco e si sia resa disponibile a ristamparlo anche in formato vinile è stato un bel colpo di fortuna, anche perché credo il vinile si addicesse parecchio alla tipologia sonora del mio lavoro.

Riguardo questo, che ci dici di questa label che ti ha un po' lanciato nel mondo dei "big"?
Loro sono da sempre incredibili per il livello di musica che pubblicano, per la cura di dettagli fondamentali come gli artwork e per l'attenzione che dedicano al formato fisico delle pubblicazioni, soprattutto al vinile, che personalmente supporto del tutto.

L'impressione rispetto a quest'ultimo disco è pure che tu abbia lavorato partendo da un approccio decisamente più organico...
Beh, penso che il mio intento sia stato quello di scrivere un disco che parlasse di contraddizioni: quindi un sound molto elettronico, urbano e alienato in un contesto atmosferico decisamente caldo, organico e umano. Mi interessava proprio sfruttare il contrasto di questi due ingredienti speculari e separati da far combattere per la conquista del medesimo spazio.

L'ampio utilizzo della chitarra è a mio parere l'elemento che rende sbagliato inserirti nel contesto del revival kosmische, errore in cui sono caduti in molti... Tu cosa ne pensi?
Non sono per niente sicuro di quale categoria sia più vicina alla mia musica datoché pesco un po' ovunque: dal post-rock all'elettronica fino al drone e all'ambient. Se posso essere onesto, non mi importa molto di mettere la mia musica in una scatola e quindi non ci provo nemmeno. In generale la kosmische music mi piace molto, e quindi non mi disturba il fatto che questo termine sia usato in riferimento alla mia musica. Per quanto trovi il mio percorso ben poco affine all'universo kosmische.

Quali sono gli artisti che ti hanno influenzato maggiormente a livello musicale e non?
In realtà sono cambiati parecchio durante gli anni e ce ne sono sicuramente molti, anche perché ho sempre cercato di consumare più musica diversa possibile. Generalmente mentre lavoro a un album tendo ad ascoltare ben poco altra musica, eccezion fatta per qualche vecchio disco di folk che uso per rilassarmi.

E c'è dunque qualche elemento non musicale che tende a influenzarti?
Il cinema, l'arte e le persone che mi circondano.

Ho scoperto da poco del tuo trascorso in una band chiamata Lesser Panda... Non ne sapevo nulla! Che tipo di esperienza è stata?
Ero nei Lesser Panda ai tempi dei miei primissimi passi da giovane nel mondo della musica, e ho sempre lavorato con band (e continuo a farlo) parallelamente al mio percorso solista. Attualmente contribuisco dal vivo con un gruppo chiamato Inca Gold e sto lavorando assieme ai Graveyard Tapes per il loro nuovo album. Scrivere al fianco di altre persone può essere una buona scappatoia dalla routine del lavoro in proprio, e a volta si trasforma in un'ottima sfida. Quando si tratta di collaborare con amici, invece, il tutto prende molto più la forma del puro divertimento.

Come costruisci i tuoi live show?
Mi sono sempre esibito principalmente con la chitarra attraverso i pedali, sempre improvvisando. Dopo parecchi anni a questo livello il tutto ha iniziato a diventare più strutturato e ho inserito progressivamente sempre più sintetizzatori. Infine, con il set dell'ultimo disco ("And It Was So" del 2011, ndr) ho introdotto per la prima volta il laptop, che mi ha aperto un mondo di nuove possibilità.

Hai in programma di portare "Eaten Alive" dal vivo?

Sì, ci sto lavorando e con me sul palco ci saranno il laptop, uno o più synth analogici e il solito gruppo di pedali per la chitarra e looper per tradurre al meglio il materiale nell'impostazione dal vivo.

Per concludere ti chiedo: qual è il tuo disco preferito di Talvihorros?
Mi risulta particolarmente difficile sceglierne uno, poiché ciascuno di essi rappresenta una parte diversa della mia vita nel corso degli anni. Di sicuro sono molto orgoglioso di quel che ho fatto con "Eaten Alive" e lo trovo il mio disco ad oggi meglio realizzato. In ogni caso non mi piace guardarmi indietro: ho già iniziato a lavorare al prossimo disco che spero vivamente sia ancora migliore!

Front and homepage photos by Jonathan Birch
Template photo by Thomas Hack
Su gentile concessione di Denovali Records
Discografia
 

LESSER PANDA (12")
(Ben Chawtin, Chris Fenner, Chris Howarth, George McLeod, Mariano Robies)

  
 Superdark Ep (with Innercity Pirates, Superdark, 2008)
 Ghostdance/Carousel (Superdark, 2009)
  
 TALVIHORROS
  
 CD & LP
  
 It's Already On Fire (ltd, Kalvo, 2008)
Some Ambulance (Bembecula, 2009 / Denovali, 2012)
Music In Four Movements (Hibernate, 2010 / Denovali, 2012)
Descent Into Delta (Hibernate, 2011)
 Monuments And Ruins (with Damian Valles, Textura, 2012)
 And It Was So (Denovali, 2012)
 Eaten Alive (Fluid Audio, 2013 / Denovali, 2014)
  
 EP, 12", CD-R, Split
  
 Let Us Be Thankful We Have Commerce (My Dance The Skull, 2010 / Denovali, 2012)
 A Thousand Plateaus (with Matthew Collings, ltd, Hibernate, 2011)
 
Solo Guitar Improvisations II (CD-R, ltd, Rural Colours, 2011)
 Swarm With Swarm (split with Ekca Liena, ltd, Thisquietarmy, 2012)
pietra miliare di OndaRock
disco consigliato da OndaRock

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Recensioni

TALVIHORROS

Eaten Alive

(2014 - Denovali)
Ben Chatwin aggiunge la chitarra ed esplora i suoi fantasmi nel suo lavoro più introverso