Esporre la propria psiche su cassa in 4 è cosa rara. Farne un monologo interiore per perdersi e ballare, in cui l'elettronica diventa uno spazio di dispersione, è sinestesia. Whitemary porta lo spirito del jazz nel buio avvolgente della musica elettronica. La incontriamo per farci raccontare il suo viaggio.
Ciao Biancamaria, iniziamo subito dai live. E' cominciato il tour, com'è andata la prima data?
Benissimo, sold-out, il pubblico è stato stupendo. Oltre tutto ho un legame emotivo particolare con il Locomotiv di Bologna.
Restando in tema, hai presentato l'album attraverso dei live ancor prima dell'uscita completa. Com'è suonare davanti a un pubblico che non sa cosa aspettarsi?
Ho iniziato quest'estate suonando il disco dal vivo, ancor prima che fosse uscito del tutto. E' stato l'impatto più forte ed emozionante con il pubblico che ho avuto finora, il quale, appunto, non conosceva ancora nulla. Ed è stato molto bello perché sentivo di stimolare ancor di più la curiosità di chi era venuto a sentirmi e ho avuto modo di vedere una prima reazione dal vivo. L'ascolto collettivo nei live è sempre un'esperienza diversa rispetto a un ascolto in solitaria in cuffia. Io stessa mi sono sempre affezionata di più agli artisti dopo averli visti dal vivo. Mi è piaciuto molto fare questo tipo di presentazione.
Passiamo a "New Bianchini"... i testi sono molto intimi, quasi come se fosse più una scrittura personale di pensieri ed emozioni, è cosi?
In effetti, c'è stato un lungo periodo di raccolta testi, e siccome non erano finalizzati a un album, erano più sinceri, più personali. Di quella stesura, alcuni hanno trovato spazio con la musica e sono diventati un album, altri li ho lasciati da parte.
E come lo hai deciso?
In modo inconscio, la scelta di quello che tengo e quello che metto da parte è frutto di una decisione istintiva.
A proposito di testo, nel brano "Un'esercitazione", c'è una strofa dove tu canti "e la mia parte con il buio dov'è", una frase che rimanda a una malinconia normalmente non asssociata alla musica elettronica..
In realtà, io ho sempre vissuto i momenti di clubbing con quell'approccio. Anche se non sei da solo ma circondato di altre persone, c'è sempre uno stato di isolamento dove i pensieri viaggiano e rifletti molto. Anziché per svuotare il cervello, quei momenti lì per me sono proprio il contrario, uno spazio dove il cervello viaggia tantissimo. E' proprio per questo che mi piace molto parlare di questi temi, anche se con un approccio musicale che può averci poco a fare.
Mentre il brano "Denso", prodotto con Emanuele Triglia, cambia un po' il tiro, come nasce la vostra collaborazione?
Avevamo già collaborato in "Numeri e basta", siamo amici da tempo e abbiamo studiato insieme anche in passato, in accademia. Abbiamo condiviso la gavetta: per anni abbiamo suonato insieme a serate ed eventi. Quel giorno ci siamo trovati in studio a suonare e così, in maniera molto spontanea, è nata "Denso".
E invece come nascono gli altri brani? C'è un evento che ricordi associato alla loro produzione?
Forse ne sono poco consapevole. Attribuisco significati specifici alle cose in un secondo momento. Mi piace dare più un significato macroscopico al progetto complessivo, che racchiude e abbbraccia tutti i brani. Però alla fine, sono certa che in un secondo momento ritroverò parti di me dietro a ogni brano.
L'allbum infatti si apre e si chiude in un cerchio perfetto..
La cosa bella è che è stato scritto in quest'ordine cronologico, la scaletta è nata così, i brani non sono stati assemblati in maniera ragionata. Ad esempio, il brano "MI DISPIACE", l'ultimo dell'album, è anche l'ultimo che ho composto, nonché quello che mi ha fatto dire: ora va bene, il disco è chiuso.
C'è un confine tra quello che decidi di donare al pubblico e quello che tieni per te nella stesura dei testi?
No, non credo. Al massimo il confine lo aggiro, trovo un modo per tirar fuori quello che sento di esprimere, magari solo in maniera meno diretta.
Nel corso della scrittura, c'è stato un momento che ti ha fatto capire che la direzione era quella giusta?
Credo proprio scrivendo "OGGI VA COSÌ". Era circa un anno fa, avevo fatto pochi pezzi, li stavo mettendo insieme, li mettevo da parte, ma non ne ero convinta. Invece quando ho scritto quel brano, mi ha intrigato e mi ha fatto pensare: questo mi interessa, questo può funzionare. E da lì è partito anche il resto.
Quindi inizi dalla scrittura?
Dipende, in realtà viene tutto insieme. Quando scrivo, lo faccio in studio con i synth accesi, quindi avviene tutto insieme in maniera naturale.
Vieni dal jazz, come si è delineata la tua strada nel tempo? Come sei arrivata a combinare questi testi con la musica elettronica?
Sono andata un po' per fasi, per tentativi, ho impiegato del tempo a trovare un modo che fosse rappresentativo di quello che sono. Ho anche suonato a lungo jazz, ma ho capito che per me non funzionava, non nel senso del successo, ma proprio perché non scrivevo nulla. Non era un campo nel quale lavoravo in una maniera per me soddisfacente. L'elettronica, invece, è stato un ambiente perfetto per me. Mi incuriosiva tanto sia dal punto di vista tecnico che per le sonorità. E da lì ho iniziato a ragionare se scrivere in italiano o in inglese. Credo però che la forza delle parole sia estremamente importante e con una lingua che non è la tua non puoi farlo al meglio.
E come ti aspetti che prosegua il percorso? Hai idea già se continuerai su questa direzione o se vorrai esplorare altri generi?
In questo momento, mi sto godendo questa fase, il qui e ora, e ho intenzione di farlo per un bel po'. I momenti del tour sono ricchi di tante esperienze ed emozioni che vanno vissute a pieno. In futuro, vorrei suonare all'estero, mi piacerebbe portare la mia musica fuori, ma non per vanità, più per crescita personale.
Già in Italia hai un gran seguito, il concerto di apertura a Bologna, appunto, era sold-out..
Io sono sempre stupita di vedere tanta gente ai miei concerti. Credo che esista un pubblico di musica elettronica e underground che in Italia non trova posto nei mezzi di diffusione principali, vedi radio o televisione. Però c'è, e io sarei curiosa di capire come potrebbe essere quello estero. Mi piacerebbe farlo soprattutto per riportare qualcosa da fuori. Da un po' di anni viaggio all'estero principalmente per questo, per vedere i concerti, scelgo così le mie mete. In questo momento sento il bisogno di esplorare un po'.
Grazie Biancamaria.
Whitemary è ora in Tour con queste date:
24 gennaio - Torino - Hiroshima Mon Amour
25 gennaio - Perugia - Urban
6 e 7 febbraio - Roma - Monk
warm up: Mantis e H501L (Musica Machina)
aftershow: Marie Davidson (dj set)
21 febbraio - Pozzuoli (NA) - Duel Club
22 febbraio - Molfetta (BA) - Eremo Club
22 marzo - Milano - Magazzini Generali
warm up: Clap! Clap! e POCHE CLTV (ELASI e Plastica dj set)