23/03/2014

Calibro 35

Teatro Leopardi, San Ginesio (Mc)


Decisamente una serata insolita per i Calibro 35. Diciamoci la verità, chi si aspettava una band dinamite come loro in un piccolo e austero teatro di provincia?
La sensazione che stia avvenendo qualcosa di fuori dall’ordinario dev’essere condivisa anche dagli stessi musicisti, o almeno è quello che lascia trapelare Gabrielli in uno dei divertenti siparietti che caratterizzano il loro show: “Di solito per parlare dobbiamo cogliere il momento in cui la folla smette di far casino, qui invece ogni tanto cade un silenzio che mette soggezione, ci sentiamo un po’ osservati!”. In effetti non ha torto: la folla accorsa allo spettacolo ha praticamente riempito anche questa serata del festival marchigiano Hamin Fest, dopo il successo dei Csi, e il Teatro Leopardi di San Ginesio appare dalla prospettiva del palco come un nido di occhi puntati che fanno capolino dalla penombra.

Non si fraintenda, questo non significa affatto che il silenzio abbia regnato sovrano incontrastato fino a questo momento: nei minuti precedenti la band ha offerto una setlist su buona parte dell’ultimo lavoro “Traditori di Tutti” il quale, neanche a farlo apposta, si è rivelato esplosivo sopratutto dal vivo. Ogni brano è stato quindi accolto da un boato, bissato con maggior entusiasmo al suo termine ma, complici i posti a sedere e la compostezza che trasmette il luogo, la concentrazione durante l’esecuzione era sempre altissima.
Di sicuro chi voleva, come si dice, “muovere il sedere” avebbe dovuto piuttosto assistere a una delle molte date della band milanese nei disparati live club nazionali, ma questa situazione particolare è stata perfetta per apprezzare le abilità dei quattro musicisti. Ci si è resi meglio conto, ad esempio, di che tritasassi sia Rondanini alla batteria, uno non a caso piazzato non nelle consuete retrovie ma in prima linea a fianco degli altri, a mo' di squadra d'assalto sonoro. Proprio il suono, che già raramente nel caso dei Calibro risulta confusionario e impastato dal vivo, nonostante la potenza dei loro live, stavolta risultava semplicemente perfetto in qualunque punto di ascolto grazie alla notevole resa acustica del luogo. Peccato per il poco spazio offerto al non lontano lavoro “Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale”, altro killer da stage, ma stavolta si è preferito pescare dal passato un po' più remoto e classico.

Lo stesso Martellotta ribatte quindi all’ironia di Gabrielli: “Ci vorrebbero più locali così!”. “Già, me la immagino tutti la sera, con il monocolo, a dirci: ‘Hey, ragazzi, si va a vedere la techno in teatro stasera?'”, conclude lui. Inutile sottolineare le risate del pubblico. Ma se c'è una cosa davvero lodevole di questa band è che il cabaret non prende mai il sopravvento sulla musica ed ecco che - dopo una notevole trovata scenica condita di passamontagna e intro di Ferruccio Amendola, alias Tomas Milian, alias “Il Gobbo” - lo spettacolo riprende con una “Mescaline” sparata a bruciapelo sui presenti.

Se lo show non ha concesso un attimo di respiro, come di consueto con il funk psichedelico dei quattro, da qui in poi sprofonda nelle atmosfere noir tanto amate dal pubblico, passando dal bo-bom-bo-bo-bo di “Convergere in Giambellino” fino al finale poliziottesco di “Piombo in Bocca” e “Gangster Story”, offrendo alla fine una buona mezz’ora di spettacolo in più rispetto alla norma.
Vuoi vedere che a Gabrielli e soci il teatro non dispiace poi tanto?