I Calibro 35 hanno un merito: aver restituito alla coscienza musicale italiana un tesoro di valore inestimabile. Fino a qualche anno fa, sarebbero stati impensabili concerti gremiti di ventenni corsi ad ascoltare il sound dei "Poliziotteschi": un ibrido di funk, musica classica, hard-rock, progressive, psichedelia che sembrava esser rimasto sepolto nella polvere degli anni Settanta.
Con "Calibro 35" e "Ritornano quelli di Calibro 35" (e l'aiuto, forse, della Tarantino-mania), tutto è cambiato. D'un tratto, gli appassionati della scena indipendente hanno riguadagnato un decennio di musica tra la migliore che il nostro paese abbia prodotto. Quali potranno essere sul medio termine le conseguenze non lo si può ancora dire; per intanto limitiamoci a godere del terzo album del supergruppo.
"Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale" è un disco citazionista fin dal titolo, ma segna un parziale smarcamento dalla formula dei due precedenti. Non più (solo) cover di pezzi storici o "falsi d'autore" perfettamente in stile, ma anche qualche allargamento di orizzonti e sconfinamento "anacronistico" in territori post-70s. Il principio guida pare il what if: e se la moda del poliziottesco fosse tornata ai tempi dei Kula Shaker di "Govinda" ("New Dehli Deli")? E se per uno spot di aperitivo servisse qualcosa di sbarazzino e retrò ("Uh Ah Brr", pezzo da novanta dell'album)? E se dovessimo per una volta suonare davvero epici e cattivi ("Massacro all'alba")?
Ma la vera novità del disco è un'altra: la voce. Ben tre - e per una band strumentale sono proprio tante - le tracce in cui compaiono i borbottii baldanzosi dell'iconico fiatista/tuttofare Enrico Gabrielli, del chitarrista/compositore Massimo Martellotta e degli altri soci. Siamo ancora lontani dalle canzoni vere e proprie (e va' a sapere se prima o poi ci si arriverà), ma senz'altro "Uh Ah Brr", "Il Pacco" e "La banda del B.B.Q." attireranno cori di "pa-pa-pa-pa" ai concerti.
Per il resto la formula è quella consueta, con le classiche cover (solo due: i prescelti sono Morricone con "Passaggi nel tempo" e Piccioni con "New York New York), andature più zeppeliniane che mai ("Arrivederci e grazie", "Massacro all'alba"), momenti in vena di romanticherie ("Buone notizie", "Pioggia e cemento"). Sempre distinta da quel suono compatto, arroventato e vintage che è il marchio di fabbrica della band.
Insomma: il solito discone dei Calibro 35.
07/02/2012