04/03/2016

Lubomyr Melnyk

Masada, Milano


L'associazione culturale Masada di Milano è ormai diventata un vero baricentro di iniziative culturali, musicali - ormai quasi giornaliere - di grande interesse, che la rendono ad oggi uno dei più interessanti e fervidi centri del capoluogo lombardo. Anche grazie agli amici di Plunge è stato possibile far suonare in Italia il pianista ucraino Lubomyr Melnyk - scoperto purtroppo tardivamente - erede del minimalismo e del post-minimalismo, ideatore della continuous music, una musica che genera un flusso costante di note, quasi sempre molto rapide, di solito suonate con il pedale sostenuto non-stop. Una musica che evolve il minimalismo, accentuando i suoi aspetti melodici ed evocativi, senza rivoluzionarlo.

L'alternanza di armonia e melodia, dei pattern ripetuti tipicamente minimalisti (Steve Reich, in particolare), questo flusso eterno di note in cui perdersi come ci si perde trasportati da un fiume in piena, rende l'ascolto dal vivo di Lubomyr Melnyk un'esperienza che nessuno dei partecipanti dimenticherà facilmente.
Colpisce molto l'estetica di Melnyk; vestiti di estrema semplicità, uomo che sembra venuto fuori da un altro secolo, barba e capelli incolti, ma mente lucida e fervida di idee, anni luce più avanti rispetto a tanti, più o meno giovani, musicisti o artisti "alla moda". Se il viso è quello di un uomo prossimo ai settant'anni, gli occhi e lo sguardo sono quelli di un ragazzino che ama dannatamente quello che fa, che suona il pianoforte - molto spesso composizioni di elevatissima difficoltà tecnica - con la felicità di un bambino che gioca.

La richiesta di Melnyk è proprio quella di perdersi nel suo mondo, nel mare di note da lui creato, in un viaggio che sembra assumere, nei volti di alcuni spettatori, quasi connotati psichedelici. Melnyk produce col suo pianoforte un vero e proprio muro di suono, cosa per nulla semplice, considerato lo strumento. Tra una composizione e l'altra, Melnyk parla al pubblico e lo fa con estrema naturalezza e semplicità, spiegando i significati di musica continua e mettendo in guardia dalla nuova “religione” del ventunesimo secolo, la scienza, che - a suo dire - può diventare oggi la nuova vera religione, forse la più pericolosa mai esistita.
Ma soprattutto parla di amore e della bellezza di tutto quello che ci circonda; l'universo, la natura e gli esseri che la abitano, tutto è bello e tutto è da amare. E quando Melnyk suona il suo ultimo brano, la monumentale “Windmills” tratta dall'album omonimo, l'impressione è davvero di essere presenti a un evento storico e non a un semplice concerto; sono sicuro che tra i numerosissimi partecipanti in tanti avranno avuto la mia stessa impressione.