16-18/8/2018

Frantic Fest

Tiki Taka Village, Francavilla al Mare


L’edizione appena terminata del Frantic Fest rimarrà a lungo nella memoria come un evento importante. La line-up di quest’anno era veramente sorprendente con artisti di fama internazionale: dal noise degli Unsane al black metal degli Enslaved; dal neofolk di Rome e King Dude al punk degli storici G.B.H. Da segnalare anche il breakcore di Igorrr e il black/death metal del duo svizzero Bölzer. Il tutto a fronte anche della presenza di gruppi metal come Sadistic Intent e Hirax, dall’assolata California. Chiuderanno il festival gli Entombed A.D. in sostituzione degli Exploited, la cui esibizione è saltata a causa delle precarie condizioni di salute del frontman Wattie Buchan.
Il pre-party di Ferragosto apre le danze negli spazi all’aperto del Tiki Taka Village con i concerti gratuiti di Insane Therapy, MuD e In Vein, gruppi della fiorente scena locale abruzzese. Il 15 cade anche qualche goccia di pioggia, portando un po’ di fresco dopo il grande caldo dei giorni scorsi. I due palchi sono al coperto quindi non c'è da preoccuparsi. In ogni caso, nei giorni successivi non pioverà e le temperature saranno in leggero calo. Un verso sollievo per tutti quelli che soggiornano nel camping gratuito del Festival.

Giovedì 16 agosto si entra nel vivo con l’esibizione degli immortali Unsane, in perfetta forma e capaci di rievocare lo spirito di un certo noise post-hardcore senza compromessi e capace di resistere agli anni che passano. La band oggi è un po’ l’emblema di quegli anni Novanta fatti di rumore, rabbia e passione nichilista, quanto di cicatrici e segni del tempo. Il trio newyorkese ha dato una lezione di stile a tutti gli avventori del festival con brani tratti dalla loro lunga carriera.
Facciamo un brusco salto negli anni Ottanta con la performance adrenalinica e al vetriolo dei G.B.H., storico gruppo hardcore punk inglese. All’origine di tutto, l’attitudine punk aggressiva della leggendaria sigla non ha perso smalto e sciorina, una dopo l’altra, perle come “Sick Boy”, “Maniac”, “Give My Fire” e moltissime altre pallottole della loro lunga carriera. Diretti e capaci di suonare come un treno in corsa, i GBH, capitanati dal carismatico Colin Abrahall, non fanno sconti e danno da mangiare la polvere anche a gruppi più giovani, ricordando qual è lo spirito e l’approccio giusto alla materia punk hardcore old school.

Saltiamo il fosso verso gli anni Duemila con il neofolk cantautorale del lussemburghese Jérôme Reuter, che vide le sue prime uscite per la leggendaria label svedese Cold Meat Industry. Nel corso degli anni, Rome ha creato un live-act di sicuro impatto e anche la sua performance al Frantic Fest non ha deluso le aspettative, anche se l’esibizione è stata leggermente penalizzata dal fatto di suonare nel palco piccolo vicino allo stand gastronomico. Certo è che quando Reuter imbraccia la chitarra acustica e ci regala perle come “The Spanish Drummer”, “Only Europa Knows”, e “One Fire”, tutti i rumori passano in secondo piano e il pubblico del Frantic davanti al palco ascolta in attento silenzio.
Chiude la serata di giovedì Igorrr, eclettico progetto elettronico breakcore (ma sarebbe meglio definirlo baroquecore) che mescola di tutto e di più: black metal, musica lirica, swing e melodie balcaniche, il tutto condito da uno spirito ironico e dissacrante. Il live-set è molto divertente dal vivo ma suona più parodistico che sperimentale. In ogni caso, c’era dell’indubbio mestiere.

Il venerdì è il giorno più “metal oriented” del festival. Gli storici Hirax fanno un ottimo concerto con il loro thrash/speed-metal anni Ottanta, genere oggi tornato abbastanza di moda. Nati in California nel 1984, della band originale è rimasto solo il cantante Katon DePena, il quale è un vero mattatore sul palco, capace di scaldare gli animi degli avventori del Frantic.
Altro pezzo forte della serata è il concerto dei Sadistic Intent, band di culto proveniente anch’essa dalla California. Pionieri del death metal nei primissimi anni Novanta, i Sadistic Intent dal vivo si confermano una macchina da guerra capace di incendiare lo stage con brutalità e ammirevole dedizione alla causa.
Sempre nel palco grande è stato possibile assistere alla straordinaria performance dei Bölzer, duo svizzero che mette in campo un’interessante e atipica forma di death/black metal. Saliti alla ribalta con ottimi Ep come “Roman Acupuncture” ed “Aura”, i Nostri hanno raccolto ampi consensi di critica. Anche se sinora hanno all’attivo solo un Lp del 2016, intitolato “Hero”, i Bölzer sono una realtà da tenere d’occhio. In futuro potrebbero sicuramente riservare grandi sorprese e il loro concerto al Frantic è stata l’ennesima conferma positiva.

Gli Enslaved chiudono la serata con un bel concerto che guarda anche ai classici del passato, con un paio di pezzi da “Frost” (“Wotan” e “Loke”) e anche con un’ottima versione di “Allfǫðr Oðinn”, brano del lontano 1993. La band black/viking-metal non si risparmia, spaziando dalle ultime incursioni in territori più prog e melodici a forme di incendiario ed epico black metal ispirato alle gesta vichinghe e alla mitologia scandinava. Grutle Kjellson prima scherza con il pubblico sulle tendenze progressive metal della band citando anche la Premiata Forneria Marconi, poi lui e il resto del gruppo partono con una serie di classici brani anni Novanta della band norvegese che hanno infiammato il pubblico del Frantic.

L’ultimo giorno del festival vede la presenza dei The Secret, interessante band di Trieste che si è conquistato una meritata fama internazionale uscendo anche per Southern Lord. Partito da un tirato hardcore/crust, il sound dei The Secret si è ben presto ibridato con black metal e doom. Il risultato è notevole e sul palco convince appieno.
Altro appuntamento molto atteso è stato quello con gli Zu, band jazzcore romana che è una delle eccellenze del Belpaese ed è conosciutissima anche all’estero. Di recente hanno realizzato anche un disco con David Tibet dei Current 93 come Zu93. Per l’occasione del live al Frantic il trio vedeva anche il ritorno di Jacopo Battaglia alla batteria, oltre Luca Mai al sax e Massimo Pupillo al basso. È stata un’esibizione memorabile quanto intensa, anche con notevoli volumi sotto al palco, al pari di quella degli Unsane di giovedì.

Quindi è il momento del neofolk/darkfolk di King Dude, alias di Thomas Jefferson Cowgill che si è esibito nel palco piccolo. Se Rome rappresentava un po’ un neofolk mitteleuropeo, quello di Cowgill si nutre dei fantasmi dell’America profonda con i suoi fantasmi alcolici e le sue ossessioni religiose, tra gospel dannati, blues satanisti e musica folk. Personaggio luciferino, sulla scia del Nick Cave di “Your Funeral... My Trial”, Cowgill si è presentato in scena da solo, in abito scuro, con la sua chitarra e la fida bottiglia di whisky. L’esibizione è stata un po’ disturbata da qualche problema tecnico iniziale e dal soundcheck degli Entombed A.D. nel palco affianco, ma il talento di Cowgill è innegabile e si nota anche quando ci regala un paio di pezzi solo voce e tastiera elettronica.
Tocca quindi agli headliner della serata. Gli Entombed A.D. sono una band nata nel 2014, dopo che Lars Göran Petrov lasciò gli attuali Entombed. Attualmente, Petrov e compagni portano in giro il repertorio “classico” della band svedese oltre ai nuovi album pubblicati con l’attuale formazione. Il death'n roll dei Nostri non fa prigionieri e sul palco non si risparmiano, anche con brani tratti da “Wolverine Blues” e con un’ispirata versione di “Left Hand Path” che ci fatto andare a casa soddisfatti ed appagati.

Tirando le somme, l’edizione del Frantic Fest ha dell’incredibile per un festival nato dal basso, organizzato in una piccola cittadina adriatica del Centro Italia. Non solo sorprende per i nomi di livello internazionale coinvolti, ma anche per l’organizzazione, i tempi rispettati e la cura della location, del cibo e del camping. Difficile trovare in Italia un festival del genere a questi livelli, capace di spaziare dal punk al metal, sino al neofolk e al noise, con un'attenzione altissima per la qualità della proposta musicale. Promosso a pieni voti.