Sulle scene da appena un anno, il lussemburghese Jerome Reuter ha bruciato le tappe di una rapidissima ascesa verso il vertice dell'attuale scena oscura e marziale. Prima il contratto con la storica Cold Meat Industry, poi due album usciti a brevissima distanza tra di loro, ognuno dei quali sorprendente per eclettismo, maturità e profondità. E per la bellezza pura e semplice delle canzoni. La proposta musicale e concettuale di ROME va ben oltre le apparenze e gli stereotipi estetici e sonori della nicchia oscura in cui viene per forza di cose catalogato. Una musica ombrosa e scostante, capace però di aprirsi con fervore in improvvisi squarci emozionali: esattamente come lui, Jerome, solitamente sfuggente e di poche parole, restio a permettere a estranei di penetrare negli intimi segreti della sua musica, è stato però ben lieto di concedersi a una lunga e accesa chiacchierata, e di chiarire alcuni dei motivi più interessanti della sua arte.
Jerome, appena un anno fa esordivi con l'Ep "Berlin", disco che ascoltai senza sapere assolutamente nulla di te, e fu una piacevole sorpresa. Da allora sei diventato una solida presenza nella scena alternativa, ma dimmi come sei arrivato a dar vita al progetto ROME e a esordire con un lavoro già così ben definito?
Per caso davvero! Le registrazioni di “Berlin” sono iniziate per pura coincidenza. Non mi sentivo affatto sicuro riguardo questo nuovo progetto che avevo in mente, e non ero nemmeno certo di volere davvero concentrarmi su un progetto totalmente solista. Voglio dire, per 12 anni avevo suonato in gruppi di ogni genere: ma tutti i progetti in cui ero coinvolto in quel periodo (fine 2005, ndr) erano in un modo o nell'altro prossimi alla fine. Avevo un po' di soldi da parte e decisi così di utilizzarli per provare in studio, facendo tutto il lavoro da solo con soltanto un mio vecchio amico ad aiutarmi col sound design. Appena registrata la prima canzone, "Like Lovers", ho deciso che mi sarei davvero avventurato in un progetto solista e si può dire che ROME è nato in quel preciso istante. Le cose si sono poi sviluppate molto velocemente, e abbiamo realizzato moltissime cose in un periodo di tempo davvero breve.
Intima, nostalgica, riflessiva, problematica. Queste sono i termini che più mi vengono in mente quando ascolto ROME. Come descriveresti tu stesso le sensazioni che animano la tua musica?
Hm, difficile dirlo sai? I sentimenti che esprimo e riverso nella mia musica sono davvero molto personali, dipendono dalle mie esperienze, dai miei pensieri più intimi: mi guardo intorno, come vanno le cose, e rifletto su quali sono le cose giuste da chiedersi. E' impossibile per me descrivere adeguatamente tutto questo, perché ne sono troppo intimamente coinvolto.
Ascoltando i tuoi lavori è facile notare come tu non segua semplicemente una certa scena musicale, date le molte influenze che si riversano nelle tue canzoni. Immagino tu sia un accanito ascoltatore di musica e di mente molto aperta. Quali sono i tuoi ascolti abituali e cosa finisce maggiormente nella musica di ROME?
E' vero, posso certamente descrivere me stesso come un ascoltatore molto "open minded". Ascolto tutti i generi, per quanto possibile. Credo che alla fine le maggiori ispirazioni per me arrivino da cantautori come Leonard Cohen, Nick Cave, Jacques Brel o Tom Waits. E un po' di rock 'n roll, anche. Mi sono sempre considerato uno spirito fondamentalmente punk, e cerco di ottenere combinazioni interessanti con la più classica musica indipendente come con le realtà più oscure e underground. Ma sono interessato all'arte in generale. Ultimamente traggo moltissima ispirazione da libri, quadri e fotografie più che da altra musica.
Consideri dunque come una sorta di "handicap" il fatto di essere catalogato nella scena cosiddetta neofolk?
Guarda, da quella scena sono venuti fuori molti grandissimi lavori. ROME non sarebbe certamente come è oggi senza i gruppi che 25 anni hanno gettato le fondamenta di questo genere, chiamamolo così. Ma riguardo la scena odierna, non so che dirti. Non la seguo moltissimo e non la sento così vicina. Certo, adesso conosco alcune di quelle band anche personalmente e posso dire che mi trovo sempre molto bene con ognuno di loro. Sono persone molto aperte, e per quanto ho avuto modo di vedere è così per tutta la gente che segue la scena: dunque non sento affatto come un peso il farne parte o meno.
Il tuo primo album "Nera" sembrava molto collegato ai temi dell'Ep "Berlin", mi sembrano due lavori intimamente legati tra di loro; mentre di "Confessions..." parlerei di un deciso passo avanti, un lavoro più completo e maturo. Ma come è maturata la tua evoluzione musicale e in così poco tempo?
Imparando strada facendo, immagino. “Berlin” e “Nera” possono essere considerati lavori più concettuali, mentre “Confessions…” è più una raccolta di canzoni indipendenti tra loro, collegate però da tematiche ricorrenti. E' così che è andata e niente più. Lavoro affidandomi davvero molto all'istinto; prima di andare in studio e lavorare sui brani, non faccio nessun demo e nessuna prova. Mi limito ad arrangiare e assemblare il materiale nella mia testa. Tutto si decide nel momento in cui lo faccio. Ovviamente so benissimo in che direzione muovermi, so quello che voglio e penso molto alle canzoni. Ma è difficile dire come alla fine si realizzerà tutto quello che ho in mente.
Ora una domanda che forse ti infastidirà: dall'artwork ai testi, "Berlin" e "Nera" sembrano molto caratterizzati da un certo profilo estetico e, diciamo, ideologico. "Confessions..." mi sembra un deciso passo avanti anche in questo senso, un lavoro molto più libero e lontano dai cliché esteriori del genere. Mi piacerebbe sapere da te come stanno le cose e anche, se ti va di parlarne, cosa ne pensi dell'eterna polemica sugli aspetti politici del neofolk.
Allora, io vorrei davvero evitare queste interpretazioni e per il semplice motivo che sono terribilmente limitanti. Le tematiche dei miei dischi ruotano attorno a due realtà: la guerra e la rassegnazione, e evidentemente anche il periodo della Seconda Guerra Mondiale ha a che fare con questo. Non mi va di dare spiegazioni del mio lavoro in questo senso, ognuno è libero di interpretarlo come meglio crede. Ma, voglio dire, le ripercussioni delle guerre europee e mondiali sono tuttora presenti nella nostra vita quotidiana e per questo motivo anche quelle tematiche fanno parte del mio lavoro. Parlando chiaro, ROME non è una band "schierata" e "di destra", non ho nulla a che fare con queste cose, non mi interessano affatto. Quello che mi interessa è invece il destino individuale, mi piace confrontare storie di persone che affrontano determinati momenti e scelte difficili. Quello che mi interessa più di tutto è la cosiddetta condizione umana. ROME si concentra sulla bellezza e la tristezza che fanno parte della vita e mi dà davvero fastidio quando tutto questo viene interpretato in termini politici. Per il resto, non sono nella posizione di dire nulla riguardo polemiche di natura politica in determinate scene musicali; con simili argomenti ho gettato la spugna già da molto tempo, è inutile parlare, spiegare, ognuno poi la penserà sempre a suo modo. Chiunque sappia ascoltare può accorgersi che ROME non promuove alcun tipo di ideologia, e questo per me è ciò che conta.
Chiaro; tornando a "Confessions..." come ho avuto già modo di dirti, trovo sia un lavoro davvero importante, che va oltre le definizioni di genere e contiene canzoni di grande bellezza. Cosa volevi ottenere da questo lavoro mentre lo componevi, e ora che è finito e pubblicato ne sei pienamente soddisfatto? Parlo anche dei responsi che hai ricevuto da pubblico e critica...
Non mi fermo a guardare indietro. Anzi ti dirò che sto già lavorando al terzo album. Potrò guardarmi indietro quando sarò più vecchio, e fermarmi quando sarò morto! Sono contento che tu consideri "Confessions..." un lavoro importante, pensa che ho letto molte recensioni che affermano esattamente l'opposto, quindi non saprei. A me piace. Quello che vuoi ottenere quando lavori a un album è sempre la stessa cosa: metterci dentro tutto il tuo cuore e fare in modo che venga fuori il miglior lavoro possibile: l'importante è che alla fine il tuo lavoro rappresenti qualcosa di sincero per la gente e più ancora per te stesso. Certo, c'è sempre qualche piccola cosa che vorresti aver fatto diversamente, se ti metti a ripensarci, ma l'arte è così, non si ferma, non si compie mai completamente. Non c'è un punto di arrivo. Per questo motivo non mi guardo indietro a pensare a ciò che ho già fatto. Vado avanti e cerco di fare qualcosa di ancora migliore la prossima volta.
Riguardo i responsi, cosa dirti... ho letto soltanto alcune recensioni online. Alcune positive, altre no. Non
so nemmeno se il disco stia vendendo bene, è ancora troppo presto per dirlo. Di queste cose credo ne sappia più tu di me! Scherzi a parte, non penso molto a queste cose, son troppo impegnato col mio lavoro.
Fin da subito mi hanno colpito molto i tuoi testi, davvero evocativi. Cosa ti ispira? Quale messaggio vuoi comunicare attraverso le tue canzoni?
Leggo molto, e dai libri traggo molta ispirazione. Ma non voglio imporre messaggi, non sono un messia. Ci sono certamente nelle mie canzoni cose che voglio esprimere, ma la forma di comunicazione che prediligo è di rivolgermi a singole persone, non fare discorsi generali. La musica è il mio modo di comunicare con le persone. Non sono uno che parla molto, preferisco cantare. La mia musica è qualcosa di molto intimo: d'altra parte, affronto argomenti che riguardano tutti, immagino.
Eppure penso a uno dei ritornelli più belli di "Nera", quello di "Das Unbedingte" recita "This is not the time for silence" e a come in "Confessions..." più volte parli dell'indifferenza come del vero nemico da affrontare. C'è una connessione? Non si tratta magari di riflessioni sull'attuale situazione internazionale?
Sì, la connessione c'è sicuramente. Probabilmente sta nel fatto che non importa quanto qualcuno cerchi
di restare indifferente alle cose, una forma totale di indifferenza è impossibile, porterebbe a essere fondamentalmente inumani. Infatti, indifferenza non significa solo "fregarsene" o comunque non prendere posizione: indifferenza per me fa rima con puro egoismo e pigrizia. Prendere una posizione verso le cose, anche in minima parte, è necessario per aspirare alla purezza e alla dignità che ci rendono umani. Il lavoro di ROME si snoda proprio attorno all'atto di compiere una scelta e affrontarne le conseguenze. Non ha importanza quale scelta e quali siano le conseguenze, l'importante è farlo.
Ora, quanto sta succedendo in questi anni nel mondo è certamente importante per me, e non conta quanto lontano ed estraneo a tutto questo mi possa illudere di essere. Il senso generale di rassegnazione che si può trovare nella musica e nei testi di ROME si basa sul mio personale modo di sentire ogni genere di fatto che mi interessa, ma di certo su questo influiscono molto anche le circostanze e la situazione in cui stiamo vivendo tutti. E' impossibile lasciare fuori la realtà del mondo: anche quando nelle mie canzoni mi riferisco a tempi e mondi passati, voglio sottolineare come quei tempi e quei mondi esistano ancora oggi, e in forme anche molto simili. In noi si rispecchia il nostro passato, e noi a nostra volta ci specchieremo nel futuro.
Sei approdato subito alla mitica Cold Meat Industry, in un periodo di profondo ricambio generazionale per la storica label svedese. Personalmente non ho apprezzato molte delle uscite recenti della CMI (penso soprattutto agli ultimi lavori degli ORE e tra le nuove leve a band come gli Stormfagel); in questo momento ROME mi sembra sia davvero su un altro livello qualitativo. Che ne pensi? E come sono i tuoi rapporti con la CMI e il suo leader carismatico Roger Karmanik? Ti senti la nuova "star" di questa leggendaria etichetta?
Eh dai, è sempre difficile, e anche ingiusto, fare paragoni tra le varie band. E' solo questione di gusti personali. Per quanto mi riguarda, con ROME cerco di stabilire un mio "marchio" di qualità, e ogni volta sperare che funzioni. Con Roger? Andiamo d'accordissimo! E' un grande, e sono veramente orgoglioso di essere diventato parte della famiglia CMI. Sono tutti delle bellissime persone. Recentemente ho fatto un tour in Germania e Spagna insieme ad alcuni di loro e mi sono sentito molto a mio agio. La CMI è davvero una famiglia, non c'è alcuna rivalità tra i gruppi, ci si aiuta a vicenda.
A proposito di tour... Hai fatto alcuni concerti quest'anno, hai una band per quando suoni dal vivo?
Non proprio una band, solo degli amici che mi danno una mano. Per ora siamo in tre sul palco, io, un bassista e un batterista.
Abbiamo finito Jerome, grazie tante davvero. Se vuoi lasciare un'ultima parola ai lettori italiani fai pure.
Innanzitutto grazie per il tuo interesse verso ROME. Molto probabilmente a fine anno verremo a suonare in Italia, dunque spero di vedere te e quanta più gente possibile. Grazie per il supporto!
(11/07/2007)
Berlin (Ep, Cold Meat Industry, 2006) | ||
Nera (Cold Meat Industry, 2006) | ||
Confessions D'un Voleur d'Ames (Cold Meat Industry, 2007) | 7,5 | |
Masse Mensch Material (Cold Meat Industry, 2008) | 7 | |
Flowers From Exile (Trisol, 2009) | 7,5 | |
Nos Chants Perdus (Trisol, 2010) | ||
Die Aesthetik Der Herrschaftsfreiheit(Trisol, 2011) | 6,5 | |
Hell Money (Trisol, 2012) | 7,5 | |
A Passage To Rhodesia (Trisol, 2014) | 7 | |
Coriolan (Trisol, 2016) | ||
The Hyperion Machine (Trisol, 2016) | 7 | |
Hall Of Thatch (Trisol, 2018) | 7 | |
Le Ceneri di Heliodoro(Trisol, 2019) | 7,5 | |
Hinter Den Mauern Der Stadt(7" Trisol, 2019) | ||
TheDublin Session (Trisol, 2019) | 7 | |
Käferzeit (Trisol, 2019) | ||
The Lone Furrow(Trisol, 2020) | 8 | |
Parlez-Vous Hate?(Trisol, 2021) | 7,5 | |
Hansa Studios Session II (Trisol, 2021) | 7,5 | |
Hegemonikon (Trisol, 2022) | 6,5 | |
Gates Of Europe (Trisol, 2023) | 6,5 |