A distanza di nemmeno un anno torna Jérôme “Rome” Reuter con un altro album, sempre pubblicato per Trisol. Questa volta l’artista lussemburghese si trasferisce in Irlanda per registrare i nove brani che compongono “The Dublin Session”, esperimento particolare della sua discografia, che lo vede per la prima volta alle prese con la musica folk irlandese. Tra l’eco di ballate tradizionali e l’uso di strumenti come il bouzouki, l’uilleann pipes e il banjo, Reuter ci trasporta in un viaggio affascinante nei paesaggi verdi dell’isola di smeraldo, la terra di Fionn Mac Cumhaill e dei leprechauns. Ascoltando brani come “Antenora”, “Holy Ennui” e “Rakes and Rovers”, immaginiamo pub fumosi di un mondo ormai andato, dove s’intonano ancora antichi canti corali mentre si sorseggiarono pinte di birra scura.
L’album, nonostante gli influssi irlandesi, si mantiene sempre nell’ambito di un neofolk cantautorale in puro stile Rome, trovando diversi punti di contatto con la sua discografia recente. Nel disco troviamo, ad esempio, un’altra collaborazione con l’artista svedese Thåström per la bella “Evropa Irredenta”, uno dei brani più intensi e toccanti presenti in quest’ultimo lavoro. In “Slash'n'Burn” troviamo un Reuteur malinconico e intimista, mentre in “Vaterland” e “Mann Für Mann” (altro pezzo forte dell’album) si rispolvera il lato più martial-folk di album come “Le Ceneri di Heliodoro” o dei tre lavori iniziali della sua carriera, usciti in origine su Cold Meat Industry.
Nei testi sono sempre presenti temi storici, spesso legati alla Seconda guerra mondiale e alle tragedie del Novecento, argomenti che da sempre affascinano Reuter. A tal proposito, ricordiamo che di recente è uscito anche un intero Lp strumentale e a tiratura limitata di Rome, intitolato “Käferzeit”, a base di solo materiale martial ambient e di collage industrial/rumoristi: un disco caldamente consigliato a tutti i nostalgici dei primi album di artisti come Der Blutharsch e Dernière Volonté.
Tornando alla session dublinese, ritroviamo un Jérôme Reuter sempre prolifico e in ottima forma, capace sempre di scrivere brani affascinanti e profondi, anche se per un album di soli venticinque minuti di durata. Un lavoro che si ammanta di un leggero tocco di folkrore irlandese ma che è, a tutti gli effetti, un’uscita di brani inediti a firma Rome, un album che non può mancare nella collezione di tutti i fan dell’artista.
17/12/2019