Nuova stella di casa Cold Meat Industry, e artista-simbolo del febbrile (e contraddittorio) ricambio generazionale con cui la storica label svedese si trova alle prese già da qualche tempo, ROME è il progetto del giovane factotum Jerome Reuter, giunto con questo intenso "Confessions..." al suo secondo album, appena pochi mesi dopo l'altrettanto riuscito esordio "Nera".
Inserendosi con personalità nei sentieri tracciati in questi anni da Der Blutharsch e Dernière Volonté, nell'affollato calderone del "martial-pop", ROME si distingue nettamente per l'eleganza della sua scrittura agitate dal fantasma della dark-wave più passionale sporcate da fumi industriali, intelligenti nell'utilizzare con il dovuto distacco gli stereotipi più triti del genere, addirittura aperte a derive dal sapore vagamente indie, le "confessioni" di Jerome sono calibrate con grande maturità e buon gusto, trascinate da un'emotività sincera e palpabile, senza mai cadere nella pomposità nemmeno quando, piegandosi ai cliché del proprio stile, infittisce le canzoni di voci e campionamenti orchestrali epici e maestosi (come nella splendida intro "Ni Dieu Ni Maitre", degna dei vecchi Puissance).
E se "The Consolation of Man" è un avvio guardingo, nel segno del neofolk più nebuloso, canzoni come la straordinaria "Querkraft", "Der Wolfsmantel" e "The Joys of Stealth" esprimono tutta la malinconia e il (dis)incanto necessari a dar vita alla loro rara, stupefacente bellezza. Restando indimenticabili sin dal primissimo ascolto. Degne di nota anche la synthetica "This Twisted Crown", il folk spettrale e ipnotico di "The Torture Detachment" e la visionaria chiusura "L'Adieu Aux Anciencs" - con solo un sussurro allucinato e sparute note di piano a fare da scenografia.
Non che tutto funzioni, specie quando il nostro mette da parte la sua personalità e paga dazio ai soliti Der Blutharsch ("La Voile de l'Oubli"), ma si tratta di peccati davvero veniali data la prepotente fame di esprimersi che il talento di Reuter reclama a gran voce. Un talento, ricordiamolo, praticamente appena comparso sulla scena, dunque ancora tutto da coltivare. Nel frattempo ROME si porta via le nostre piccole anime con una manciata di canzoni fragili, bellissime e irreali come fuochi fatui. Non opponiamo resistenza.
20/05/2007