Tre anni fa l'acclamato album "Les Blessures De L'Ombre" portò finalmente una ventata di aria nuova nel paludoso piccolo mondo antico del neofolk-industrial. Contaminando infatti il grigiore di quelle sonorità con rivitalizzanti melodie e iniezioni wave il talentuoso Geoffroy D. alias Dernière Volonté coniò di fatto un nuovo genere, oggi solitamente identificato con la sigla "martial pop" (bah..). In ogni caso fu un'autentica illuminazione per praticamente tutti i militanti della scena, da veterani come Der Blutharsch (suo il merito di aver scoperto e lanciato la carriera del nostro Geoffroy) a tutto uno stormo di nuove reclute che improvvisamente scoprirono che era possibile uscire dalla nicchia e raggiungere un pubblico più ampio senza per questo tradire lo spirito della loro musica. Geoffroy ha lanciato una nuova moda, insomma, particolarmente accattivante a patto di avere talento melodico e fantasia compositiva, cose che purtroppo ben pochi dei suddetti soldatini possono vantare. Lui invece ne ha da vendere, e proprio su questo fa affidamento per far ripartire la sua carriera, la cui prima fase venne idealmente chiusa nel 2004 con la doppia raccolta "Commemoration" (da non perdere).
"Devant Le Miroir" riparte dunque dalle innovazioni di "Les Blessures..", raffinandone la formula. Migliorata la produzione, arricchita la strumentazione, l'album ha una partenza folgorante con l' intro "Prends Ma Main" e un potenziale hit come "Au Travers Des Lauriers", inoltrandosi poi nelle consuete, impeccabili atmosfere crepuscolari di "Nos Chairs" e "L'Eau Pure".
Dernière Volonté si mostra ansioso di esprimersi a un livello superiore, più complesso, vario e maturo. E soprattutto sempre più accessibile, anche a rischio di esagerare, come nel caso di "Douce Hirondelle", disimpegnato scherzetto electro che farà storcere il naso a parecchi ascoltatori (e magari verrà adorata da altri). Va decisamente meglio con l'irresistibile "La Nuit Revient", mentre l'incalzante "Cran d'Arret" torna su un terreno più noto ai fans di vecchia data, baraonda di percussioni, synth mozzafiato, aperture melodiche superbamente orchestrate. Dove il talento di Geoffroy risplende e trionfa davvero è in brani come "L'Ombre Des Réverberes", bellissima, commossa, emozionante.
In pause ben studiate come "Mes Faiblesses" il francesino si mostra però anche un po' restio ad allontanarsi troppo dai soliti temi. Nessun problema, però: ad ampliare con successo gli orizzonti ci pensano finalmente le ariose trame wave di "Verbes Fragiles", e qua davvero altro che fascinazioni belliche, altro che cupe nostalgie rimuginate durante la ritirata dal fronte. Geoffroy D. queste cose le ha già fatte, e benissimo. Adesso è ora di aprirsi al prossimo, persino di sorridere, e il suo è un sorriso certo velato di malinconia ma rivolto a tutti, che chiama il pubblico di ogni genere: altro che "martial-pop", in un mondo di pura utopia "Verbes Fragiles" sarebbe un perfetto tormentone per l'incombente periodo natalizio. Come a non voler destabilizzare troppo, però, ecco che "La Joie Devant La Mort" rispolvera prontamente l'uniforme e torna sotto le bombe del nemico (e sotto l'ombra di papà Blutharsch): con una perfezione ormai consolidata, anche se senza più molta convinzione, dato che l'attenzione del nostro è evidentemente concentrata sui ritornelli, e questo brano ne sfodera uno tra i più belli e radiosi (proprio così!) della sua carriera.
Dernière Volonté perfeziona la forma della sua arte di simbiosi tra fumanti macerie post-belliche e orecchiabili strutture pop. Muovendosi con l'entusiasmo di chi sa di avere moltissimo da dire e al tempo stesso anche con una certa cautela; insomma, come dire un passo avanti e due di lato rispetto al recente passato. Di certo, ed è ciò che conta, "Devant Le Miroir" è prodigo di canzoni perfette, un amabile e sfaccettato ritratto di un musicista la cui costante evoluzione si conferma tra le più interessanti e importanti degli ultimi anni.
08/11/2006