
Aimone che suona il tamburo in mezzo al pubblico, Aimone che si fa trasportare in modalità crowdsurfing fino al bar del locale per la birra d’ordinanza, Aimone che per berla si arrampica sulla ringhiera che consente l’accesso alla galleria, Aimone che dal piano di sopra se le scola tutta d’un fiato, per poi tornare di corsa sul palco. Il centro catalizzatore dello spettacolo è sempre lui, ma attenzione: dopo due anni di restrizioni fissate per decreto, dopo due anni di detenzione semi-casalinga, dopo due anni nei quali se si usciva a suonare era per farlo in acustico, i Fast Animals And Slow Kids sono diventati ancora più bravi. Bravi nella gestione del palco, bravi nella gestione dello spettacolo, bravi come musicisti, bravi nel manovrare pieni e vuoti, nel migliorare e ampliare le dinamiche, nel suonare senza necessariamente restare sempre col piede premuto sul pedale dell’acceleratore.
Oggi non dovete andare a vederli dal vivo con l'obiettivo di proseguire le celebrazioni per quel capolavoro di alt-rock cantato in italiano che fu “Hybris”: no, i FASK si sono costruiti i mezzi (loro direbbero “grazie alla fortuna”, io sottolineo “grazie alle capacità che possiedono”) per poter proporre un set entusiasmante, anche limitandosi a ripescare un solo brano da quell’album, “A cosa ci serve”, eseguito peraltro a fine scaletta, giusto per ricordare a sé stessi da dove arrivano. Il resto di questa trascinante ora e mezza è una convincente selezione dai lavori più recenti, e se tu lì in prima fila vuoi davvero urlare tutta la rabbia che hai in corpo, si può tornare indietro al massimo fino ai contenuti di “Alaska”, altro oggetto contundente dal quale vengono recuperate, in sequenza, “Coperta” e “Come reagire al presente”, fra i momenti più elettricamente intensi di questo tour, assieme alle urla liberatorie espresse su “Annabelle” e “Forse non è la felicità”, uno dei brani chiave del loro percorso artistico.
E’ il tour promozionale di “E’ già domani”, i ragazzi credono moltissimo in queste canzoni, quindi mezza scaletta è incentrata sulle sue tracce, più il singolo nuovo di zecca, “Vite sperdute”, cantato a gran voce da tutto il pubblico, così come il resto del set. Quello ottenuto all’Atlantico di Roma è uno dei tanti sold-out di questo giro di concerti, che ha registrato il tutto esaurito senza affanni anche a Parma, Bologna, Padova, Firenze, Torino, Napoli e Milano, l’anticipo primaverile di un tour che proseguirà per tutta la prossima estate negli spazi open della penisola, a soddisfare il desiderio di musica live che la pandemia ci ha lasciato in eredità. Anni luce distanti dai clamori dei talent e dai lustrini sanremesi, i Fast Animals And Slow Kids continuano a evolversi restando fedeli a sé stessi, senza rinnegare una virgola della verace irriverenza degli esordi, un percorso evolutivo che li sta gradualmente trasformando in qualcosa di diverso, di più “adulto”, condensando le influenze assorbite negli anni in un formato-canzone sempre personale.
Il diritto di cambiare, la scelta di evolversi, condivisa dai fan, si percepisce chiara in brani come “Animali notturni” e “Lago ad alta quota”, che suonano inequivocabilmente FASK, ma in una maniera diversa dagli esordi. E poi ci sono i momenti più “pop” – chiamiamoli così – quelli che prevedono il coro da stadio, tipo “Come un animale” e “Cosa ci direbbe”, che divengono ancor più efficaci nella rinvigorente trasposizione live. Accanto all’uragano Romizi, risultano indispensabili la calma olimpica di Alessandro Guercini alle chitarre, l’autorevolezza del basso di Jacopo Gigliotti e la "botta" del batterista Alessio Mingoli, supportati dal polistrumentista Daniele Ghiandoni, all’opera fra chitarre e synth. La festa coinvolge anche l’ospite della serata, il cantautore romano Giancane, e per una mezz'oretta l’abbraccio collettivo si estende agli Elephant Brain, band emergente che, in attesa della prossima pubblicazione del nuovo album, inserisce nella setlist il nuovo singolo (che sarà poi diffuso il venerdì successivo) "Anche questa è insicurezza". Gli Elephant Brain si dimostrano simili ai Fast Animals per i suoni espressi (non a caso sono prodotti da Jacopo Gigliotti) e per la medesima provenienza geografica... anche loro "vengono da Perugia".