04/12/2022

Gazebo Penguins

Monk, Sala Teatro, Roma


“È la prima volta che torniamo a suonare così, dopo tanti anni”, dice Gabriele – voce e chitarra dei Gazebo Penguins - mentre il pubblico del Monk applaude il ritorno degli emiliani a cinque anni di distanza da “Nebbia”, album sul quale si sono posati strati e strati di polvere e che, dal prossimo 16 dicembre, data di uscita del nuovo “Quanto”, non sarà più “l’ultimo” della band di Correggio.
Ed è proprio con il singolo “Nubifragio” – linea d’orizzonte tra emocore e free jazz - che i Gazebo Penguins si presentano al pubblico di Roma, con un abbraccio che sa tanto di tradizione quanto di inedito, come il carattere di quegli amici che rivedi dopo tanto tempo. La data di Roma e quelle che seguono (Milano, Rivoli e Bologna) non sono soltanto un modo per presentare il nuovo disco, ma anche un pretesto per creare un grado di separazione con il passato più recente e ricongiungersi a quello più remoto, in cui si scriveva musica e si suonava davanti a un sacco di gente.

 

I primi setti brani in scaletta seguono quasi fedelmente la tracklist di “Quanto” - acquistabile in anteprima per chi ha deciso di passare la prima domenica di avvento a Portonaccio - ma per tornare a respirare come una volta c’è bisogno di farlo nella simbiosi più totale. E allora i Gazebo Penguins decidono di ripartire da "Raudo" (2013) e il risultato è prevedibile: un grido al primo verso di “Finito il caffè” e tante braccia distese al cielo, che talvolta si trasformano in tappeti su cui corpi ardimentosi scelgono di farsi trasportare.

Un tuffo nel passato più recente rievoca le umide e brumose ambientazioni di "Nebbia" (2017), il disco più accessibile degli emiliani, nonché quello che li ha introdotti a un pubblico più vasto, senza dover rinnegare i familiari solchi del post-punk e dell'hardcore. “Nebbia”, “Febbre” e “Atlantide” fanno salire la temperatura del locale e aprono cerchi in mezzo al pubblico, a pochi metri da Gabriele e Andrea, che concedendo solo un profilo alla platea, cantano e suonano uno di fronte all’altro, guardandosi negli occhi.

 

In “Cpr14”, il secondo singolo estratto da “Quanto”, i Gazebo Penguins vorrebbero scavare un tunnel al centro della Terra per sfruttare la relatività del tempo, guadagnare qualche istante in più e generare quell’entropia che muove le cose, che trasforma l’energia in calore tracciando la linea del tempo delle nostre esistenze. Oltre l'utopica idea di aggiungere altro tempo al poco che ci è concesso, esiste la reale possibilità di viverlo fino in fondo e al massimo delle nostre potenzialità.
Ascoltare il nuovo album dei Gazebo Penguins e assistere a un loro concerto è già un ottimo inizio.