Di Julia Holter si erano un po' perse le tracce, dopo l'uscita del suo ultimo album, "Aviary", del 2018. Ora, a sorpresa, la cantautrice di Los Angeles ha rotto il silenzio pubblicando un nuovo singolo, "Sun Girl". Una canzone pop dall'arrangiamento etereo e sperimentale, costruito su flauto, field recordings, sintetizzatori analogici vintage, cornamusa, mellotron e altro ancora. Il testo propone versi cantilenanti che Holter ripete con il suo registro lieve, come in una filastrocca ("Dream day/ Guess game/ Neuron/Take me"). È possibile che il brano anticipi un nuovo album, su etichetta Domino. Ad accompagnare il suo nuovo brano "Sun Girl", un video a cura dell'artista e animatore Tammy Nguyễn (vedi qui sotto)
Dopo l'uscita di "Aviary", in realtà, Julia Holter non è rimasta del tutto inattiva: ha realizzato infatti la colonna sonora di "Never Rarely Sometimes Always" (2020), oltre ad alcuni remix e collaborazioni.
Anomalo, più che difficile, esplorare il complesso archetipo sonoro che Julia Holter offre alla nostra percezione, più che uno stile un'attitudine, una forma mentis che ospita la musica sperimentale come punto di partenza, per una elaborazione più vasta e complessa. Autorevole esempio di indipendenza stilistica degli ultimi anni, la compositrice californiana coniuga con disinvoltura un raffinato approccio avantgarde con una sensibilità pop, sviluppatasi in particolare nelle sue ultime prove. È lei la ragazza temeraria che abbandonò gli studi di composizione all'università del Michigan per le strutture troppo ortodosse di insegnamento; è lei, l'appassionata lettrice di tragedia greca, illuminata sulla via del minimalismo di John Cage e delle infinite possibilità armoniche della musica contemporanea. Oggi, è pronta a entrare senza paura nella caotica società del gossip artistico, appena frastornata dagli sguardi indagatori degli avventori.
Con "Aviary", Julia Holter ha confermato che è sempre il concetto di bellezza il fine ultimo delle sue opere, che siano esse stridenti o trascendentali, non c'è alcuna differenza, se non quella percepita e banalmente archiviata come sperimentale: la natura imprevedibile delle composizioni nasce dalla volontà di descrivere il caos.