I Fairport Convention sono stati, insieme ai Pentangle, il frutto più prezioso partorito dal frondoso albero del folk-rock inglese. L'imberbe chitarrista Richard Thompson (appena sedicenne) e il bassista Ashley Hutchings formano i Fairport Convention nel 1966; all'inizio la band si muove su coordinate decisamente folk e viene addirittura paragonata ai Jefferson Airplane, più che altro per la presenza in organico di una cantante, Judy Dyble, dal timbro vocale simile a quello di Grace Slick. La svolta avviene nel 1967, con l'entrata in organico dell'eccezionale vocalist Sandy Denny. Con la nuova cantante i Fairport incidono "What we did on our holidays" e l'ottimo "Unhalfbricking", che mostra un deciso avvicinamento a soluzioni folk-rock soprattutto nei 9 spettacolari minuti di "A sailor's life". Ma la tragedia è in agguato: nel giugno del 1969 il batterista Martin Lamble muore in un incidente stradale; i Fairport Covention reagiscono alla malasorte ingaggiando il batterista Dave Mattacks e dando alle stampe "Liege & Lief", vera e propria bibbia del folk-rock britannico.
Prima di qualsiasi considerazione musicale, bisogna dire che "Liege & lief" è un disco fatto con il cuore il mano, che trasuda da ogni solco un infinito amore per la musica e, soprattutto, uno dei pochi album ad avere brillantemente superato la prova del tempo. Con "Liege & Lief", i Fairport Convention completano la trasformazione iniziata su "Unhalfbricking", e lo fanno attingendo a piene mani al patrimonio della musica popolare inglese: ben 5 degli 8 brani che compongono la tracklist dell'album sono "traditional" che i Fairport rielaborano in chiave folk-rock, con magici intrecci tra il violino e la chitarra elettrica e la robusta sezione ritmica sempre in primo piano. Su tutto svetta l'angelica voce di Sandy Denny, una delle più grandi cantanti inglesi di sempre, che pennella i brani con divina intensità.
Si parte con la scoppiettante cavalcata "Come all ye", una composizione originale del tandem Denny /Hutchings, che segna il primo degli epici duelli tra il fantasioso violino di Swarbrick e la chitarra a forti tinte rock di Thompson. La solenne "Reyanrdine" è sospesa tra sogno e realtà: il suggestivo canto della Denny ci porta verso orizzonti lontani, perfettamente inserito nel soffuso accompagnamento strumentale costituito dai delicati rintocchi della chitarra, dal lirico incedere del violino di Swarbrick e dalle tenui percussioni. "Matti groves" è il manifesto programmatico del disco, il pezzo che evidenzia meglio il trattamento che i Fairport Convention riservano alla materia folk; il brano è un traditional riarrangiato dalla band in chiave fortemente ritmica e immerso in clima ossessivo: la chitarra e il violino si rincorrono senza soluzione di continuità, la solida sezione ritmica non dà respiro e Sandy Denny fornisce una valida prova del suo immenso talento, dimostrando di trovarsi perfettamente a suo agio anche nei brani più "duri".
In "Farewell, farewell", estatica ninnananna condotta dallo struggente arpeggio della sei corde di Thompson, la voce colma di sentimento di Sandy Denny è un tuffo al cuore: un angelo che ci prende dolcemente per mano e ci conduce verso mondi incantati. La sublimazione dell'arte dei Fairport Convention arriva nel travolgente "Medley", eccezionale collage di traditional che riescono magicamente a fondersi l'uno con l'altro, tenuti insieme dal notevole lavoro della sezione ritmica: la parte del leone spetta al violino di Swarbrick, ma tutto il gruppo gira a mille e dimostra di avere raggiunto un affiatamento pressoché perfetto. La quadrata "Tam Lin" è insolitamente dura, con sugli scudi la chitarra ai confini dell'hard di Thompson, che immerge la composizione in un clima di crescente tensione. La cristallina melodia di "Crazy man Michael" è il degno epitaffio di un album frutto di magiche congiunzioni astrali, che dopo più di trent'anni continua a rapirci l'anima.
Dopo la pubblicazione di "Liege & Lief", Hutchings e la Denny se ne vanno, il primo negli Steeleye Span, la seconda nei Fotheringay insieme a Trevor Lucas. Così mutilati, i Fairport Convention registreranno l'ottimo "Full house" e continueranno, incuranti delle mode e degli anni che passano, a incidere dischi fino ai giorni nostri, ma senza mai più raggiungere le divine vette di "Liege & Lief".
29/10/2006