Ik zal hoop ik aan jou alles kunnen
toevertrouwen, zoals ik het nog aan
niemand gekund heb, en ik hoop dat
je een grote steun van me wilt zijn.*
Anne Frank, 12 Juni 1942
*Spero che ti potrò confidare tutto,
come non ho mai potuto fare con nessuno,
e spero che sarai per me un gran sostegno.
La necessità di trasporre i propri sentimenti per riuscire a manifestarli, alleviando così i turbamenti dell'anima: questo è certamente il principale trait d'union, il quasi indissolubile legame tra l'introversa sensibilità di un musicista che esprime il proprio fragile mondo interiore attraverso la poesia dei suoi criptici testi e il sognante candore di una ragazzina olandese che apre il proprio cuore alle pagine di un diario, facendolo fremere di emozioni sotto la sua penna stilografica.
Sebbene siano separati da più di cinquanta anni di storia, il frontman degli statunitensi Neutral Milk Hotel, Jeff Mangum, e la giovane di origini ebraiche Anne Frank (nata in Germania ma rifugiata in Olanda per via delle persecuzioni naziste) hanno in comune una straordinaria capacità espressiva, una comunicativa tanto lieve e leggera quanto intensa e suggestiva. Forse ad accomunare i due è anche una sensibilità sopra le righe, un'affinità nel sentire propria degli "spiriti eletti", che sono in grado di riconoscersi tra di loro in mezzo a milioni di persone. E questo è esattamente ciò che accade: Mangum resta profondamente impressionato dalle parole scritte nel famosissimo diario di Anne Frank tanto da farne la principale sorgente d'ispirazione nonché il filo conduttore del secondo e ultimo lavoro dei Neutral Milk Hotel, uno dei più riusciti melange tra folk-rock e psichedelia, un album considerato da gran parte della critica come il migliore dell'intera produzione Elephant 6 e ritenuto in generale tra i capolavori assoluti della musica indipendente degli anni 90.
"In The Aeroplane Over The Sea" vede la luce in un particolare periodo della storia dei Neutral Milk Hotel: alla fine del tour di "On Avery Island", Scott Spillane (che con Mangum, Julian Koster e Jeremy Barnes costituisce la line-up "fissa" dei Neutral Milk Hotel) si trasferisce ad Athens, dove Jeff e la sua fidanzata Laura Carter convivono insieme a Koster e ad altri musicisti del collettivo in una piccola casa alla periferia della città. Qui Mangum, contornato dal familiare calore dei suoi amici, scrive buona parte dei brani di "In The Aeroplane Over The Sea", mescolando pensieri vari e ricordi fermati in vecchi notebook all'immaginario fortemente evocativo, più o meno liberamente ispirato al diario di Anne Frank, che rappresenta il fulcro portante dei testi.
L'album viene registrato a Denver, nel "Pet Sounds Studio" di Robert Schneider (Apples In Stereo). Mangum è esigentissimo, e boccia qualsiasi proposta di Schneider che sia anche solo vagamente déja écouté, arrivando addirittura a scoraggiare il frontman degli Apples In Stereo dall'utilizzo di tecniche e trame strumentali con le quali egli abbia eccessiva dimestichezza: la ricerca del dettaglio insolito, un tratto caratteristico della produzione Elephant 6, vedrà in questo lavoro uno dei suoi esempi più mirabili.
L'album si apre con un brano in tre tempi. Ufficialmente suddiviso in due distinte canzoni (rispettivamente indicate con "Pt. One" e "Pts. Two & Three"), "The King Of Carrot Flowers" può essere in realtà considerato come un unico brano in progressiva evoluzione, dove le diverse parti, piuttosto facilmente distinguibili tra loro, si immergono una nell'altra in successione: si passa così dalle candide atmosfere delineate dalla chitarra acustica nella "Part One", impreziosite da una malinconica cornamusa, a quelle scarnamente ascetiche, dominate dalla voce di Mangum, nell'incipit della "Part Two", che presto si accendono in una iperbolica spirale di percussioni e fiati, culminando poi nella turbinante esplosione di batteria della "Part Three", fino a quando la furiosa corsa contro il tempo della sezione ritmica viene arrestata da un inaspettato "ok" d'approvazione che mette tutto a tacere.
I testi si muovono parallelamente ai cambi d'atmosfera, tra criptici riferimenti all'infanzia di Jeff che si confonde con quella di Anne e suggestivi momenti di intensa spiritualità, scevra da qualsiasi significato religioso a dispetto delle apparenze. In relazione a questo ultimo aspetto, è particolarmente interessante il testo della "Part Two" così come appare sul booklet, dove al posto dell'iniziale accorata "I Love You Jesus Christ, Jesus Christ I Love You, Yes I Do" che si innalza su "The King Of Carrot Flowers" come un'improvvisa illuminazione mistica, Mangum sente la necessità di inserire una spiegazione chiarificatrice, precisando che l'amore eterno al quale inneggia all'inizio della "Part Two" (che sarà celebrato ancora numerose volte nel corso dell'album) "is not based on any religion but more on the belief that all things seem to contain a white light within them".
"In The Aeroplane Over The Sea" è caratterizzato dalla ricorrenza di numerosi topoi stilistici ed espressivi, che "The King Of Carrot Flowers" sembra quasi voler anticipare, almeno in parte, come un riassuntivo abstract che funga anche da introduzione all'intero lavoro.
Nell'album si alternano bucolici fraseggi acustici dalla disarmante limpidezza ("In The Aeroplane Over The Sea", "Two-Headed Boy Pt. Two", "Communist Daughter") a spazzolate di chitarra energiche e più o meno serrate ("Two-Headed Boy", "Oh Comely") che spesso sfociano in corposi risvegli elettrici, arricchiti da una trionfale coralità strumentale che conferisce alle canzoni una imponente, regale efficacia ("Holland, 1945", "Ghost").
I brani vengono inequivocabilmente "firmati" con l'ingresso di strumenti esotici o poco comuni, ma la distribuzione di questi all'interno dell'album non si rivela affatto omogenea, dipendendo naturalmente dai diversi contesti in cui essi si andranno a inserire: si passa così dagli spettrali sussurri della singing saw, che si posano come una diafana ombra (il fantasma di Anne?) sulla luminosa elegia della title track, ai malinconici dialoghi di euphonium e zanzithophone, che scivolano sul finale di "Oh Comely" ammantandolo di calde sfumature autunnali, fino al tripudio corpulento e maestosamente greve delle uilleann pipes nella decima traccia senza titolo (indicata come " " o anche come "10"), che insieme al solenne incedere delle cornamuse di Spillane in "The Fool" (unico brano non partorito da Mangum) costituisce il solo momento esclusivamente strumentale dell'album.
La voce di Jeff, attestata prevalentemente sui toni medio-alti e caratterizzata da un tocco di ruvidezza appena percettibile, se da un lato tende a rischiarare le oscure atmosfere create a tratti dall'architettura strumentale, dall'altro con il suo andamento spesso cantilenante e la sua timbrica vagamente nasale permea i brani di un diffuso senso di ansiosa ineluttabilità, che in alcune occasioni raggiunge il culmine di una soffocante angoscia.
I contrastanti sentimenti che popolano l'album sono notevolmente amplificati da testi ricchi di visioni "psichedeliche", fortemente evocative. Il tema della morte ricorre frequente con numerosi riferimenti ad Anne ("I know they buried her body with others, her sister and mother and 500 families") che si mescolano a plausibili allusioni all'esperienza personale ("And dad would dream of all the different ways to die, each one a little more than he could dare to try"). Le livide, talora funeree atmosfere così delineate sono riscattate da un timido barlume di speranza nel futuro e da una positiva fiducia nel cambiamento ("But now we must pick up every piece of the life we used to love just to keep ourselves at least enough to carry on"), trovando tuttavia la loro definitiva risoluzione in una situazione di idilliaca rinascita, in una resurrezione tanto materiale quanto spirituale ("And when we break we'll wait for our miracle, God is a place you will wait for the rest of your life"), che si mantiene sempre allegoricamente lontana dagli apparenti risvolti religiosi.
A queste immagini si aggiungono quelle relative all'amore, che se in qualche raro frangente ritraggono con estrema delicatezza gli intensi fremiti del cuore, il più delle volte si addentrano nelle sfere recondite dell'intimità, tratteggiate da dettagli sparsi e frammentari, spesso però talmente espliciti da determinare un impatto visual-emotivo fortissimo ("The movements were beautiful all in your ovaries"), talora al limite dello scabroso ("Semen stains the mountain tops"), fino a sfiorare punte di macabro raccapriccio ("Your father made fetuses with flesh licking ladies").
Ciò che emerge prepotentemente da "In The Aeroplane Over The Sea" è un senso di ombrosa frustrazione e di dolorosa impotenza che, contrapponendosi alle rare occasioni di rasserenato e fiducioso "ottimismo", rappresentano il mood dominante dell'intero album. Per una personalità sensibile come quella di Mangum, la continua lotta interiore contro gli spettri delle proprie fragilità e insicurezze e la presa di coscienza della (umana!) impossibilità di sanare le brutture del mondo è un fardello troppo pesante, che grava sulla sua anima logorandola a poco a poco. Tutto questo tumulto di sentimenti si riflette a fondo nelle atmosfere e nei testi dell'album e sarà tra i principali fattori causali della definitiva crisi creativa di Mangum, alla fine del trionfale tour di "In The Aeroplane Over The Sea".
Tra i pochi momenti di dolce, totale abbandono ai sogni a occhi aperti, il più significativo è certamente costituito dalla title track, ritenuta da molti il vero manifesto di Elephant 6 poiché nella distesa pacatezza delle melodie e soprattutto nel luminoso incanto dei testi sono racchiusi quegli stessi ideali di pace e fratellanza universali che si ritrovano alla base del credo del collettivo statunitense. Le atmosfere di questo brano trasportano l'ascoltatore indietro nel tempo, magari su una fantomatica "synthetic flying machine", magari proprio sull'aeroplano-grammofono dadaista raffigurato nell'artwork, facendo rivivere la spensierata freschezza e il cristallino candore di Anne Frank, che si ergono come giganti di luce a squarciare le tenebre di una Olanda nazista cupamente ostile.
A cinquanta anni di distanza da quegli eventi, un cantautore al di là dell'oceano innalzerà alla gloria di Anne il proprio inno alla speranza.
What a beautiful dream
That could flash on the screen
In a blink of an eye and be gone from me
Soft and sweet
Let me hold it close and keep it here with me
17/06/2008