E’ nel 1959 che ha inizio uno dei sodalizi artistici più intensi ed importanti della storia del jazz: quello tra il pianista Bill Evans, il batterista Paul Motian ed il contrabbassista Scott LaFaro. Assieme incideranno cinque dischi in due anni, conquistando gradualmente pubblico e critica sino a diventare, a detta di molti, il più importante trio jazz del XX secolo. Ma su cosa si basa questa eccellenza? Anzitutto sullo stile di Evans: un pianismo sobrio ed elegante, ma in grado di regalare solo di grande intensità. Improvvisazioni dove ogni singola nota pesa come un macigno, per senso melodico, armonico insomma per giustezza. In Evans vi è inoltre la capacità di eclissarsi ed accompagnare, talvolta con solo una manciata di accordi, le incursioni solistiche del più sanguigno LaFaro; dote che spesso è merce rara per i solisti. Il secondo vertice è appunto il ventitreenne contrabbassista Scott LaFaro, conosciuto da Evans qualche anno prima durante un’audizione per Chet Baker. Lo stile di LaFaro, pur essendo alimentato da una certa volontà di protagonismo, è ampiamente bilanciato dal grande talento e dall’intelligenza con cui interagisce con Evans. Se a questo aggiungiamo il drumming cerebrale e ricercato di Paul Motian, il quadro è completo. Nei due anni successivi a quel 1959 il trio acquista sempre più coesione e si avvicina gradualmente a quell’idea di trio a three-person voice — one voice, per usare le parole dello stesso Motian.
Il miracolo musicale si compie domenica 25 giugno 1961: il trio in forma smagliante registrò cinque sessioni, due nel pomeriggio e tre la sera, durante l’ultimo giorno d’ingaggio al leggendario ‘Village Vanguard’ di New York. Il materiale registrato durante queste sessioni diede vita a due album gemelli, l’uno indispensabile complemento dell’altro: ‘Waltz for Debby’ e ‘Sunday at the Village Vanguard’.
Tra il chiacchiericcio ed il rumore di bicchieri, tipico delle registrazioni al Vanguard, ‘Waltz for Debby’ ha inizio con una versione molto delicata di ‘My foolish heart’, Evans introduce il tema e sviluppa il brano mentre LaFaro lo incornicia con poche note di contrappunto e Motian, alle prese con le spazzole, accompagna con grande sapienza. ‘Waltz for Debbie’, più movimentata, privilegia la vena più swing di Evans e la tecnica di LaFaro mentre ‘Detour’ è una tenue ballad. ‘Some other time’ si apre con lo stesso tema di ‘Flamenco Sketches’ di Davis suonato da LaFaro per poi lasciar spazio ad un splendido solo di Evans dove sembrano riecheggiare delle citazioni proprio del pezzo presente in ‘Kind of Blue’. La burrascosa ‘Milestone’, ritmicamente ardita, diventa materia da forgiare per Motian e Lafaro, il quale regala un solo memorabile, tutto pause ed accelerazioni fino a smorzare il pezzo. La versione di ‘Porgy’ che chiude il disco è un altro esempio dello stile di Evans, una ballad dolce ma mai stucchevole.
Purtroppo dieci giorni dopo queste storiche registrazioni LaFaro perderà la vita in seguito ad un incidente stradale. Questo tragico avvenimento segnerà la vita e l’arte di Evans: con la dipartita di LaFaro se ne era andato, oltre che un amico, l’elemento ‘anarchico’ della musica del trio. In seguito Evans ripropose il trio con altri, ottimi, comprimari ma ormai la magia era svanita assieme al giovane Scott.