Troppo facile paragonarli ai 99 Posse degli ultimi tempi, banale tirare in ballo la scena di Bristol e sprecare riferimenti a un’innumerevole lista di artisti dediti a tutto ciò che va dal trip-hop alla jungle, cogliendo nel migliore delle ipotesi sfumature jazz o funky. Eppure questo è ciò che è successo ai napoletani Soul Mio all’esordio, nel 1999 con la pubblicazione dell’album “Vertigini” che li ha imposti all’attenzione della critica. Il disco, che appariva tra i candidati dal “Mucchio Selvaggio” al concorso “Fuori dal Mucchio” riservato ogni anno alla miglior “opera prima”, pur ricevendo consensi unanimi ed entusiasti doveva per forza di cose essere inquadrato in schemi già conosciuti. Questo "El sol se pone negro" dovrebbe consentire al combo partenopeo di affrancarsi da scomodi paragoni e di essere finalmente giudicato per quello che fa e non per le inevitabili influenze.
I Soul Mio hanno dato alle stampe un disco intenso nelle liriche, frenetico nei ritmi e solare nei suoni che denota una forte personalità che aspettiamo con curiosità di verificare dal vivo. La calda voce di Imma Costanzo ben si intreccia nella fine trama di programmazioni, piano e chitarre, amalgamandosi perfettamente tra ritmi diversi, quasi sempre veloci, ma talvolta addirittura frenetici (è il caso della bellissima cover di "Centro di gravità permanente" di Franco Battiato). Il pezzo più “soft”, è "I don’t care", sulla strada intrapresa già in "Vertigini", con il testo, un po’ in italiano, un po’ in inglese, un po’ in napoletano, vestito di musiche raffinate e suggestive. Sulla stessa linea l’apertura dell’ultimo brano, "L’altra", che però nell’arco di quasi 10 minuti si evolve, cambia e si trasforma in una cavalcata allucinogeno-elettronica, prima di lasciare spazio all’immancabile traccia fantasma, caratterizzata da ossessionanti ritmi urbani.
La combinazione di sonorità mediterranee con suggestioni nord europee risulta una miscela di grande impatto e in grado di offrire numerosi spunti interessanti: "El sol se pone negro", (anche lo spagnolo, e sono 4 le lingue usate in questo disco!), la title track, manifesta l’anima funky dei Soul Mio, un’anima percorsa da ritmi incalzanti e liberatori, l’allegria di "Dritto in faccia" è quella che pervade quasi tutto il disco; un disco che è però ricco di aspetti che emergono ascolto dopo ascolto: l’impatto sonoro, davvero travolgente non deve infatti isolare i contenuti dei testi, non propriamente allegri. Infatti, "El sol se pone negro", il sole si fa scuro, la felicità diventa utopia: è questo il filo conduttore del disco e per evitare la disperazione dobbiamo ricercare il nostro centro di gravità permanente, aspirare almeno ad uno Stato di normalità.
Conclusione: certo, ai Soul Mio i Portishead non faranno schifo, come credo che stimeranno i 99 Posse, ma è superficiale limitarsi a sottolinearne gli aspetti comuni. Contaminazione è invece una parola che può aiutare meglio a capire la loro musica. 99 Posse, Bisca, 24 Grana, Polina e ora Soul Mio: la scena partenopea si arricchisce di un’altra realtà musicale interessante, con l’elettronica e la ricerca di nuovi suoni al centro di tutto. Il fatto che la provenienza geografica sia la stessa- anche se di fatto i Soul Mio vivono a Milano da tempo- è sicuramente frutto di una serie di circostanze, tra cui un particolare afflato creativo che si propaga da quelle parti (un po' quello che avvenne - e continua in parte ad avvenire - a Catania).
25/10/2006
1. Il Danno
2. Stato Di Normalità
3. Si Fosse Pè Mmè
4. I Don't Care
5. Reclusa
6. El Sol Se Pone Negro
7. Centro Di Gravità Permanente
8. Insostenibile Io
9. Labirinto Inverso
10. Fragile Limite Di Sopportazione
11. L'Altra