Nei restanti brani, invece, i nostri sembrano ritornare alle sonorità maggiormente urticanti e spericolate dei primi lavori. Innanzitutto, il bellissimo omaggio all'indimenticato Simon Jeffes, leader della Penguin Cafè Orchestra (“Easy Tune For Simon Jeffes”). Poi, i Royal Trux in salsa dark-electro di “Division 6”, la ballata robotica di “Vigo Oh Oh” (con sciami di voci trattate), la fanfara pop-jazz di “Candies” e l'electro-pop con liriche francesi di “H.A.D.D.”. Ecco, dunque, gli esotismi birboni di “I Am Not A Fucking Vegetarian” e quelli ombrosi di “Sense Of Speed”.
L'ermetismo sinistro di “William Lustig”, tutto giocato su di un gioco di rifrazioni tra synth in libera uscita, rigagnoli dissonanti e vortici cosmici in orbita Cluster, conclude in maniera brillante un disco coraggioso.
(29/10/2003)