Placebo

Sleeping With Ghosts

2003 (Virgin)
pop-rock
4

Nel 1998 i Placebo fecero un buon disco, "Without You I'm Nothing" - il loro secondo lavoro. Un buon disco nel senso di dodici canzoni accattivanti e molto ben prodotte, scritte con ispirazione e proposte al pubblico con un atteggiamento nichilista e ambiguo al punto giusto. Il problema dei Placebo, da allora, è fondamentalmente lo stesso di gran parte delle band pop-rock, ovvero la cronica mancanza di un pur minimo straccio di idea che al "buon disco" (generalmente il primo o il secondo) consenta di avere dei seguiti degni quantomeno di essere ascoltati perché portatori di nuove soluzioni e nuove ispirazioni.

Problema questo che diventa una tragedia, artisticamente parlando, se si è inglesi, perché la stampa d'oltremanica se fai un "buon disco" ti proietta seduta stante nella galassia delle grandi star, ti spinge a bruciare tutte le tue doti, che generalmente sono limitatissime, nell'arco di un anno, ti trasforma da gruppo musicale a prodotto di marketing. E se al successo commerciale, certamente gratificante, non fai seguire un'adeguata rivitalizzazione della tua proposta musicale allora, volente o nolente, dal piccolo mondo del pop-rock non ne uscirai mai, a meno di non chiamarti Radiohead o Blur (solo per citare le due band più "coraggiose" del recente pop britannico), e finirai presto o tardi nell'affollato dimenticatoio dove vanno a finire le "next big thing" dopo uno, massimo due dischi.

Alla luce di questo nuovo "Sleeping With Ghosts", appare infatti sempre più evidente come i Placebo siano totalmente sprovvisti tanto della capacità artistica quanto forse della voglia di tentare qualcosa che superi il loro ormai abusatissimo cliché, che è quello di una pop-song nel più classico significato del termine appena appena sporcata da attitudini, o meglio velleità, "darkwave".

Quarto album del trio capeggiato dall'androgino Brian Molko, "Sleeping With Ghosts" fa seguito all'ancor più banale e ripetitivo "Black Market Music", e come da programma non offre nulla più che la solita, stessa, identica canzone che Molko, Hewitt e Olsdal ci propongono ormai da anni, confermandosi sempre più fortemente come una band che ormai scrive le sue canzoni all'insegna del "vorrei ma non posso": vorrei essere suggestivo e iconoclasta come la new-wave e il dark-punk (il singolo "The Bitter End" o "English Summer Rain"), vorrei essere precursore e innovativo come i Massive Attack (la patetica incursione dub di "Something Rotten", quasi peggio dello scellerato hip-hop di "Spite & Malice" dal precedente album), vorrei essere affascinante ed espressivo come David Bowie (ma quand'è che Molko la pianterà di atteggiarsi a fratellino "dark" di Ziggy Stardust?).

Purtroppo per loro i Placebo non sono nulla di tutto ciò e quel poco che avevano da dire lo hanno bruciato in un solo disco, cinque anni fa, e da allora continuano stancamente a sfornare lavori impersonali e scialbi con il solo obiettivo di vendere qualche disco in più. Padronissimi di farlo, ma alla prova del tempo è difficile che qualcuno si ricorderà di loro se continueranno così.

29/10/2006

Tracklist

  1. Bulletproof Cupid
  2. English Summer Rain
  3. This Picture
  4. Sleeping With Ghosts
  5. The Bitter End
  6. Something Rotten
  7. Plasticine
  8. Special Needs
  9. I'll Be Yours
  10. Second Sight
  11. Protect Me From What I Want
  12. Centrefolds