Caboto

Hidden Or Just Gone

2006 (Fratto9 / Under The Sky)
post-rock, avant-rock
6.5

Gruppo di punta della nostrana rampante indie-label Fratto9/Under The Sky, i bolognesi Caboto - attivi fin dal '99 in forma embrionale - si compongono di Marco Bianciardi (chitarre, elettronica, voce) e Alessandro Gallerani (chitarra), Nazim Comunale (piano elettrico, synth, voce), Alessio Crotti (sax alto e soprano, elettronica, voce), Marcello Petruzzi (basso, synth, voce) e Stefano Passini (batteria, synth). Dopo il valido debutto di "Nauta" (Scenester, 2001) e il seguito di "Did You Get Visuals?" (Raving Records, 2003), "Hidden Or Just Gone" è dunque un album che catalizza e contrasta i segni distintivi delle loro pièce strumentali, pur debitrici delle punte alte dell'alternative americano, da June Of 44 a Tortoise, ma in ogni caso dotato di personalità non indifferente.

Il loro terzo disco attacca così con reiterazioni e pianistiche Reich-iane raggiunte da batteria e strumenti a corda che imitano, decorano e sviano fino a una sorta di anti-jammata di jazz-rock malsano. La title track, da par suo, passa con disinvoltura da incroci zappiani (circa "Grand Wazoo"), a ondate cacofoniche sottili, a una fuga minimalista per strumenti a corda e alle polifonie del sax (con conseguente ispessimento progressivo della concertazione). "Hassan I Sabbah" parte da un drone instabile della chitarra e contorsioni volatili del sax e arriva a scansioni di blocchi strumentali à-la King Crimson. In "Wake Up Okapi" una chitarra Pat Metheny/Nels Cline dà vita a un ottimo interplay foriero di interessanti sviluppi timbrici-rumoristici (quasi crepuscolari).

Anche nei riferimenti più evidenti, come negli incastri di chitarre Rodan di "Canedineve", i Caboto si divertono a sconquassare in senso ritmico (batteria) e armonico (tastiera), e pure mantengono l'eleganza nel sax difforme. Se "Always Remember That Sex Is Deep Poison" è instabilità ritmica dai risvolti apocalittici, "Death Inspired By A Kiss" è passo meditativo al limite del flamenco straniato, che porta a deliri accordali e soundscape inquiete. Il doppio finale inizia con "Timor Est", la sua visione orrorifica, il suo piglio di tensione impercettibile alla stregua di "Chinese Radiation" (Pere Ubu, "Modern Dance", cfr. ), il suo precipizio di droni oscuri, e prosegue con "Happy End With Rabbit", laddove la band si dà a un divertissment Tortoise-iano riccamente elaborato a base di spazzole, chitarre e sax vagamente progressive, vocal demenziali ancora Zappa-Mothers, mentre si scatena una nuova rincorsa strumentale al limite della sarabanda.

Disco raccoglitore, che riesce a tenere accoppiati elementi estremamente dissonanti, pur con stoica fatica, le cui strutture intricate indicano anzitutto caparbietà (spregiudicatezza) compositiva. Scongiura i momenti morti e azzarda una personale filosofia post-rock, a coprire registri in più coloriture (drone, pura distorsione, sortite cameristiche, jazz elettrificato cubista). Il loro slogan si addice anche meglio, per quest'album: "Psychology, Air Action, Falls, Curves and Sounds from Italy". "Freeboto" è una rara (e gratuita) operazione di diario telematico redatto con la penna dell’improvvisazione della sala prove.

07/09/2006

Tracklist

1. Disarchitecture/Glass Elephant Goes Downtown
2. Hassan I Sabbah
3. Hidden Or Just Gone
4. Wake Up Okapi
5. Always Remember That Sex Is Deep Poison
6. Death Inspired By A Kiss
7. Canedineve
8. Timor Est
9. Happy End With Rabbit

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