Goo Goo Dolls

Let Love In

2006 (Warner Bros)
pop-rock

Sembra impossibile, ma i Goo Goo Dolls sono in circolazione ormai da quasi vent’anni, e questo è il loro nono album dato alle stampe.
Tra i gruppi più sottovalutati di sempre (ma sarebbe più corretto dire “ignorati”) hanno esordito con un punk-rock selvaggio, ma allo stesso tempo melodicissimo, che si ispirava apertamente a gruppi come Ramones, ma soprattutto ai Replacements di Paul Westerberg (con cui collaboreranno anche nel ’93 per la splendida “We Are The Normal”), veri idoli della band.
Rzeznik e soci hanno sempre tentato di sfondare nel circuito mainstream , ma sia “Hold Me Up” che il successivo “Superstar Car Wash” (i loro lavori più interessanti) si rivelarono insuccessi commerciali.

Le porte del successo si spalancano ai Goo Goo Dolls nel ’96, con l’album “A Boy Named Goo”, che trascinato dalla tenera ballad “Name”, si trasforma, almeno negli Usa, in un bestseller .
Da lì in avanti la strada è sempre stata in salita, prima con l’album “Dizzy Up The Girl” che li fa conoscere anche in Europa, grazie a brani programmatissimi nelle radio come “Iris” e “Slide”, e poi con “Gutterflower”, nel 2002.
C’è da dire, però, che nel corso degli anni, la band ha smarrito quasi del tutto la propria identità. Se in “A Boy Named Goo”, il loro album più eclettico, persisteva ancora l’intelligenza pop dei primi dischi, gli ultimi lavori hanno abbandonato ogni originalità, puntando più che altro a scalare le chart.
“Dizzy Up The Girl” e “Gutterflower” si facevano comunque ascoltare con piacere ma questo nuovo album “Let Love In” si qualifica senza dubbio come l’opera più loffia e meno ispirata del trio di Buffalo.

Rzeznik ormai è il leader indiscusso del gruppo: è lui che scrive tutti i pezzi, è lui che canta praticamente in ogni brano (al bassista Robby Takak, che, è giusto ricordarlo, nei primi dischi era paradossalmente il “lead vocals” della band, rimangono solo gli spiccioli, ovvero due canzoni) ed è lui che produce il disco assieme a Glen Ballard.
E’ in particolare la produzione di Ballard (già principale fautore di una delle principali delusioni musicali degli ultimi anni, ovvero il tremendo “Everyday” della Dave Matthews Band) a condannare l’album al disastro.
Chitarre in secondo piano, presenza preponderante di pianoforte ed archi, voci eccessivamente levigate. Evidentemente l’intento del celebre produttore è quello di far dimenticare definitivamente ai fan le origini punk della band.

A deludere non è tanto la bruttezza dell’album, che, almeno in patria è destinato a vendere tanto, (visto che ogni brano è un potenziale singolo) ma la sua banalità sconfortante.
Rzeznik non è mai stato un songwriter geniale, ma qui tocca bassezze degne del peggior Eros Ramazzotti; i titoli delle canzoni parlano da soli: “Stay With You”, “Let Love In”, “Better Days”, “Without You Here”, “Can’t Let It Go”, “Strange Love”… e via dicendo.
E’ difficile distinguere un brano dall’altro, ogni pezzo pare uguale al precedente, solo con minime varianti.

Tra power ballad come l’iniziale “Stay With You”, la title track e “Feel The Silence” (quasi una cover di “Name”), arrivati al quinto brano già si rischia di essere in coma diabetico vista la quantità di saccarina.
A scuoterci dal nostro torpore solo un paio di cose: “Listen”, cantata da Takak, con la sua bella voce ruvida, che non è nulla di che, ma qui in mezzo pare avanguardia, e “Give A Little Bit”, una gioiosa e fedele cover del classico dei Supertramp (il fatto che il pezzo migliore sia una cover fa pensare).
Poi la carneficina continua. “Can’t Let It Go”, “We’ll Be Here (When You’re Gone)”, “Become”: tutte ballatone strappalacrine che rispettano la struttura strofa/ritornello/ponte/ritornello, con ben poco entusiasmo.

A consolarci solo una certezza: il prossimo album non potrà essere peggio di così, perché qui i Goos hanno veramente toccato il fondo. Spetterà a loro dimostrarci se è rimasto un po’ dell’entusiasmo dei vecchi album, o se, forse, la maggioranza ha sempre fatto bene a ignorarli.

25/08/2006

Tracklist

  1. Stay With You
  2. Let Love In
  3. Feel The Silence
  4. Better Days
  5. Without You Here
  6. Listen
  7. Give A Little Bit
  8. Can’t Let It Go
  9. We’ll Be Here (When You’re Gone)
  10. Strange Love
  11. Became

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