Charalambides

Likeness

2007 (Kranky)
psych-folk

E’ passato poco più di un anno dal pregevole "A Vintage Burden", l’album con il quale Tom e Christina Carter chiarivano definitivamente i loro austeri intenti stilistici, improntati a una sorta di trasfigurante psichedelia da camera. In questo breve intervallo di tempo, in casa Charalambides è successo letteralmente di tutto: voci di separazione tra i coniugi Carter, progetti e controprogetti solisti e/o paralleli, pubblicazione a cataratta di cd-r per la personale indie-label Wholly Other, tour italiano (rilevante il concerto di Castelfranco a fine maggio 2007, ndr). Ultimo ma non ultimo, un vero e proprio album nuovo a nome Charalambides, di nuovo per la fida Kranky.

Logico e pienamente giustificabile che, dopo tante entusiasmanti prove (anche e soprattutto in riferimento alla loro splendida carriera), si arrivi all’accomodamento. Per "Likeness" i nostri scelgono di affidarsi ai traditional folk (un po’ come per "Flags Of The Sacred Harp" dei Jackie-O-Motherfucker, ma con risultati quantomeno più arditi), e tirano il fiato. Sfilano così "The Good Life" (pure con Tom al controcanto, secondo un tono di folk maschio), "Uncloudy Day" (con Christina al piano suonato a mo’ di campana tubolare), "Walking Through The Graveyard" (una passacaglia al ralenti traviata dagli effetti degli amplificatori, memore di "Our Bed Is Green"), "Do You See?" (un lamento severo quasi Nico), "Figs And Oranges" (sovraccarica di ampie volute psych di chitarra in reverse).

Fa eccezione l’estesa "Memory Takes Hold", dove ci vogliono cinque minuti di soffi ibernati e di sussurri ostinati prima che Christina intoni la sua nenia mantrica, e Tom la segua con i suoi arabeschi galattici. Pure la formula vocale di "What You Do For Money", che per qualche istante riporta ai riverberi della messa cosmica di "Joy Shapes", ha del fascinoso: attacca una figura in glissando su frequenza bassa, quindi la distorsione prende il sopravvento fino a erigere un assolo cosmico e un’atmosfera horror di accordi distorti. Christina riprende infine a spargere i suoi sussurri, stavolta doppiata da gorgheggi soffici. "Saddle Up The Pony" è un piccolo show personale di Tom, a spartirsi tra sovratoni oscuri e palpiti riverberati (ma con la voce di Christina che diventa la versione intelligibile di Jarboe, o quella sofisticata di Madonna di "Ray Of Light", a scelta), secondo una lenta e ipnotica procedura di rilascio della tensione strumentale. "Feather In The Air" (con batteria) è un rarefatto collage alla Can, su colate metamorfiche di chitarra.

Nonostante la robustezza da esercizio di stile d’alta classe, le composizioni rimangono spesso e volentieri a bassa temperatura, avvinghiate all’ormai tipica miscela del suono Charalambides, facendo sembrare il tutto una sorta di ricercatissimo tribute-album, o una seriosa autoimitazione, o una malacopia di "A Vintage Burden". Didascalico e pedagogico nella sua indulgenza timbrica (e nell’ostentazione di strumentazione atipica), povero e risaputo nella modellazione sbozzata a malapena del genere prediletto. Locations approvvigionate dall’altra coppia storica (Thurstone Moore e Kim Gordon), opportunamente citata nei credits.

05/12/2007

Tracklist

  1. Uncloudy Day
  2. Do You See?
  3. Figs And Oranges
  4. Memory Takes Hold
  5. The Good Life
  6. Saddle Up The Pony
  7. Feather In The Air
  8. Walking Through The Graveyard
  9. What You Do For Money