Cosa ci vuole per confezionare una No New York? Probabilmente basta individuare qualche gruppo emergente, meglio se davvero sconosciuto, che propone una musica brutta e sgradevole, capace però di suonare nuova, di ribellarsi in qualche modo alle risacche e alla deboscia dei suoni circostanti. Che alla fine degli anni 70 si potevano anche contare, ma oggi è un tantinello più difficile.
“E ti pare poco?” direte subito voi.
No, non mi pare poco, eppure c’è chi ci riesce, o poco meno.
Trattasi indubbiamente di noise, un genere che nel presente fa tutt’altro che reclamare la propria assenza dalle scene, specie negli Usa, eppure i sei protagonisti di Pisspounder, la raccolta in triplo Lp allestita da Brian Miller della Deathbomb Arc, dicono cose effettivamente nuove all’interno di un alveo ormai traboccante di proposte che spesso definire inutili sarebbe anche perderci troppo tempo.
Il criterio d’inclusione è semplice: usare la batteria, le percussioni, fare casino con legni, pelli e tamburi. Banale? Anche troppo, ma, fidatevi, dategli un ascolto e vedrete che l’esperienza lascerà tracce.
E’ difficile, infatti, in mezzo ai traumi, alle scempiaggini e agli insulti al buon gusto profusi senza ritegno su queste tracce, non avvertire gli apocalittici e vitali segni del nuovo ordine che si fa strada investendo tutto della sua gloria cafona e maleducata.
Si comincia col botto e direttamente dall’Ohio aprono le danze gli Sword Heaven, duo brutal-noise che suona come degli Swans in no-fi martoriati da indigeste scariche elettroniche. I due brani (comparsi già sul cd-r “Beatings” e fa un po’ ridere chiamarli così, ma tant’è), avanzano come Panzer inebetiti dalla troppa distruzione per quasi venti minuti.
Tanto per non darci tregua il diabolico compilatore in persona imbraccia le bacchette (o forse dei matterelli) e raschia ben bene l’ugola per allettarci con una manciata di pezzi dei suoi Foot Village (appena uscito il cd “Fuck The Future” su Deatbomb Arc), un branco di tarantolati delle fogne più nere di New York, sciamannati urlatori che fanno uso delle sole batterie per assordare il mondo con il loro perentorio NO. In un frammento compare anche la drum-machine di Captain Ahab a rendere la bolgia, a malapena degna dei primi Half Japanese, ancora più stupida e masochista.
Nuovo lato nuova tortura: questa volta tocca ai Grey Skull che propongono una lunga (probabilmente troppo), faticosa e disgustosa indigestione black-metal che si rotola nel fango e nella bile di chitarre collose (dalle parti dei Mouthus) e una batteria inebetita che talvolta si innesca senza preavviso alcuno, solo per inseguire il growl incessante e malsano del “cantante”.
Un attimo di tregua (probabilmente non è un caso che sia la facciata più breve) lo forniscono gli Aa, da Brooklyn, in assoluto la band con le maggiori chance commerciali (è appena uscito l’album "Gaame") con il loro tribalismo metropolitano per voci, synth e batterie, come dei Boredoms della down-town e più di un legame col suono di Black Dice, Liars e Animal Collective. La loro musica robusta e incalzante ma ricercata nelle soluzioni elettroniche (probabilmente sono davvero i migliori del lotto, comunque quelli dal futuro più luminoso) altrove potrebbe anche perturbare ma qui pare davvero roba da educande.
E’ quindi la volta del weirdismo senza capo ne coda dei Dreamhouse che si dipana disarticolato tra psicodrammi casalinghi, percussioni bambinesche, farfisa in cerca della via di casa, chitarre stropicciate, fanfare da internamento e stovigliate con velleità balinesi.
Detto brevemente di un sfuriata free-noise buttata lì alla meno peggio, il piatto forte dei Rainbow Blanket è la prima, lunga, traccia. Un drone estatico e rituale che cresce poco alla volta dissestato da assalti inconsulti di batteria free, scariche di statica e nastri strappati che fanno i capricci sempre sul filo del mandare tutto a puttane. La più degna, e intelligente, delle conclusioni.
Non abbiate paura, dunque, perché, per strano che possa sembrare, c’è la vita dentro a questo disco. Assordatevi così, senza pudor.
03/06/2007
A – Sword Heaven
B – Foot Village
C – Grey Skull
D – Aa
E – Dreamhouse
F – Rainbow Blanket