Tra i dischi più piacevoli offerti dal 2008, vi è senz’altro il secondo album di questo trio originario di Portland, nell’Oregon, che prende a prestito il nome da uno dei più buffi film dei fratelli Marx.
L’album si muove con dolcezza e grazia tra un songwriting delicato che richiama i primi Iron & Wine, o le cose migliori di Rivulets, con venature country gentili e trasognate.
Non mancano i momenti di ricerca più intensa, come negli intrecci di violoncello e chitarra acustica in “Helen”, forse la traccia più intensa, con delicati pizzicati di violoncello.
In generale, l’assenza di ogni forma di percussione dona a questo lavoro un ulteriore pathos intimista. Richiami del Lawrence Hammond trasfigurato nelle praterie, spazi immensi sotto costellazioni.“Father”, struggente ballad, e ancora “Different Grey”, melanconica e notturna.
Se “alternative folk” è l’etichetta che a questa musica si deve dare, qui veramente si tratta di musica alternativa. Qualcosa di profondo emerge tra le tracce di questo album, che richiama con attenzione il meglio della musica americana nuova, sia essa una epopea di John Fahey o l’obliqua ricerca di Fraser & DeBolt o Chris Darrow alla ricerca della luna.
L'iniziale “Curs In The Weeds” è già un piccolo gioiello-manifesto: la voce un po’ triste di Justin Ringle dipinge una elegiaca ballad tradizionale per i due multistrumentisti Heather e Peter Broderick. Già il secondo brano è in odore di ciò che un tempo chiamavamo "folk progressive": la tesa trama di violoncello di “Rude To Rile”, infatti, riporta alla mente sia i citati Fraser & DeBolt, che nel loro mitico album d’esordio rivoluzionarono il country-rock dal profondo delle sue radici, sia l’iperbolica avventura – in terra d’Albione – che Shelleyan Orphan si trovarono a percorrere in “Helleborine”.
Il banjo riporta alle roots del folk americano nella cadenzata “Working Poor”, alla quale il violoncello contribuisce a conferire, con le sue note più basse, un’aura epica. “Albina”, una ballad country con un breve intermezzo umoristico, è quasi una citazione beatlesiana; “A Burden”, tra le tracce migliori, è un capolavoro folk venato di psichedelia dal sapore barrettiano.
Un disco straordinario che rivela una band dal talento veramente notevole e in rapida espansione. Segnaliamo la versione – assai più appropriata – in vinile, che offre un intelligente free download dell’intero album (con inedito) in formato mp3.
06/01/2009