La passione artistica che anima Alessandro Tedeschi, alias Netherworld, continua ad esprimersi non solo attraverso le sue produzioni e quella della sua etichetta Glacial Movements ma anche attraverso collaborazioni con illustri artisti internazionali. Non che la sua musica abbia bisogno di essere affiancata da nomi di richiamo per ottenere conferme o suscitare più ampia attenzione, tuttavia vedere il suo nome accostato a quello dei Nadja (Aidan Baker e Leah Bucareff) su un’uscita dell’importante etichetta francese Fario non può che fare piacere, oltre a rendere l’idea della stima e della credibilità di cui l’artista romano gode a livello internazionale e tra i più importanti artefici di diverse declinazioni di sperimentazioni sonore a sfondo ambientale.
E proprio dell’incontro tra due modi diversi di intendere le rispettive sperimentazioni si tratta in questo split dalla confezione curata e molto particolare: da un lato la glaciazione perenne di Netherworld, dall’altro l’incandescenza chitarristica dei Nadja. L’essenza di questo inedito sodalizio artistico risiede proprio nel tentativo di dimostrare che i percorsi di entrambi gli artisti sono differenti ma per nulla opposti e che ghiaccio e fuoco possono fondersi e confondersi, nella comune inafferrabilità della loro sostanza.
Anche se il titolo dello split è “Magma To Ice”, la tracklist segue il percorso inverso, partendo dal ghiaccio dei tre pezzi di Netherworld, e finendo con una lunghissima, “magmatica” composizione di Nadja, preceduta da un brano in cui i due elementi coesistono fondendosi in un ibrido inconsueto, che sfida le leggi della fisica, anche di quella musicale.
Fuor di metafora, le tre composizioni di Netherworld accrescono gli accenni di ambient orchestrale già ravvisabili in “Mørketid”, questa volta esplicitando le sue fascinazioni per la musica classica, attraverso la manipolazione di brevi frammenti classici, protesi fino al massimo della dilatazione, sistemati in loop, filtrati e disciolti elettronicamente fino a creare modulazioni impalpabili ma raffinatissime. Benché fin dai titoli di questi brani permanga un’estetica di fondo glaciale e tenebrosa, oltre all’immaginario artico da essi perfettamente incarnato, nelle loro sinuose ondulazioni può cogliersi una sorta di romanticismo liquido, sorretto da archi adesso più riconoscibili (soprattutto nella splendida “Frozen Divinity”) e da lievi pulsazioni che arricchiscono il contenuto emozionale di strutture melodiche appena accennate eppure molto efficaci.
“Ice To Magma”, che non a caso inverte il titolo del lavoro, ne costituisce il punto di snodo, il passaggio di testimone tra le dilatazioni e i battiti sfumati di Netherworld e il fluire dei crescendo elettrici dei Nadja, che dapprima convivono con le parti elettroniche per poi sovrastarle, proprio come se la loro incandescenza sciogliesse progressivamente la fragile perfezione dei cristalli di ghiaccio. Infine, nell’ultimo brano, dall’immaginifico titolo, Baker e Bucareff danno libero sfogo alle loro sperimentazioni elettriche in un flusso di diciannove minuti di iterazioni chitarristiche distorte ma evanescenti e astratte, fino al loro lento declinare finale.
Nel complesso, l’esperimento di “Magma To Ice”, volto a coniugare opposti solo apparenti, può dirsi ben riuscito nella sua realizzazione concettuale, anche se in misura leggermente diversa per i due artisti in esso impegnati: interessante ma in fondo prevedibile la parte dei Nadja, molto più ricca di spunti quella di Netherworld, che racchiude alcune tra le sue più riuscite composizioni, denotando una notevole maturità e capacità di allargare gli orizzonti sonori già espressi in “Mørketid” fino a contemplare paesaggi di ambient vario e palpitante, che dall’oscurità artica parte per sfiorare territori più prossimi a Stars Of The Lid o Pan American.
Non per volontà di esaltare l’artista meno noto, tanto meno per apriorismo campanilista: un convinto sette per Netherworld, una sufficienza di stima per Nadja.
21/04/2008