Difficile stare dietro alle numerose uscite di Aidan Baker, artista prolifico come pochi. L’anno scorso ci aveva profondamente colpito con il validissimo “Dog Fox Gone To Ground”, disco di rara intensità, in cui il canadese faceva bella mostra di tutto il suo talento. Oggi, invece, “Green & Cold” testimonia il suo stato di grazia con un’opera ancora una volta fortemente evocativa, anche se leggermente incompiuta.
Conteso tra My Bloody Valentine, Pink Floyd e Spacemen 3, “Green & Cold” mostra un’austerità narcolettica, soprattutto quando la musica si confonde con quel suo cantilenare distratto e distante. Un “dream-pop decostruzionista”, come lo definisce lo stesso Aidan. Di certo, la matrice pop è alquanto sommersa, direi quasi invisibile ad occhio (pardon, orecchio…) nudo. Evidente, invece, l’impeto "aereo" e sospeso, la volontà di spingere il suono verso alture più psicologiche che fisiche. Così, il lungo preludio ascensionale di “Untitled” coagula intorno alla melodia soffocata e trasognata di “Chainsaw”, il cui baricentro è continuamente depotenziato da numerosi punti di fuga.
E’ un suono offuscato da nebbie mentali, proiettato verso l’alto ma a forza di sussulti anemici, ancora più rassegnato ed esangue quando restano solo corde pizzicate distrattamente e voce sussurrata (“Merge” e la title track, momenti a dire il vero un tantino fuori contesto). Può darsi, però, che quest’ultime due siano da intendere come pause di riflessione, attimi in cui si ridestano le forze per affrontare momenti più avventurosi, come lo shoegaze “mentale” di “Beautiful Beast”, capace di trascolorare in vacillante incanto ambientale e di ergersi, titanico, tra droni e saette astrali; o come i Galaxie 500 strafatti di tranquillanti che suonano uno slow-core trascendentale, Popol Vuh-iano (“Machina”), la cui ombra si allunga, dissolvendosi lentamente (molto lentamente!) negli ultimi due “Untitled”: estasi sconfinata, percorsa da impercettibili brividi liturgici, la prima; dissolvenza carica di echi, la seconda.
Consigliato soprattutto a chi non ha ancora assaggiato la musica di questo canadese smaliziato e talentuoso.
06/04/2007