Post-hop. Fermi, non scappate - giuro che non lo ripeto. Però ci siamo capiti: i Subtle dell'ex-cLOUDDEAD Doseone e del beatmaker Jel sono stati i Gastr Del Sol, i Tortoise, i June Of 44 dell'hip-hop.
Ora, pare, vogliono esserne i Radiohead. Quelli di Kid A. Così si direbbe dalla passione per loop warpiani, fratture ritmiche e sound elettro-rarefatto. Simili sono i suoni rock filtratissimi, la freddezza sottomarina fatta di intromissioni di synth e stratificazioni digitali.
Freddezza si fa per dire: "ExitingARM" è anche un album possentemente rock. La title-track parte su una batteria stile Panzerdivision pronta a travolgere qualsiasi cosa incontri. "The No" è l'impero del fuzz elettronico, un'ossessione sgranata di basso che di tanto in tanto si placa - lascia filtrare un po' di luce per rendere più traumatico il suo ritorno.
Di rap ce n'è relativamente poco. Doseone preferisce sovrapporre strati e strati di nenie, declamazioni, botta-e-risposta tra echi spettrali e falsetti (Justin Timberlake con problemi di adenoidi?). Quando a cotanta miscela atmosferica fa il paio il suo flow torrenziale, i risultati sono mirabili: "Hollow Hollered" è una sequenza serratissima di artifici vocali su crescendo finto-jazz/folk/tronico, tanto originale quanto ammaliante. "The Crow" suona quasi come una canzone propriamente detta - con una melodia vera e propria intendo, e così anche "Wanted Found", per quanto sepolto risulti il suo motivetto orecchiabile.
Si tratta in effetti di un album pop. Pop sperimentale, avant-pop: chiamatelo come vi pare. Fatto sta che i Subtle hanno decostruito e manipolato come da manuale post-... e poi ricombinato, messo in forma. Ce l'hanno quasi fatta a registrare un disco che suona come il futuro del pop: rileggendo e assieme superando quindici anni circa di rock, rap, elettronica, hanno coniato uno stile inaudito, versatile, avveniristico.
A cui manca però qualcosa: canzoni memorabili, per andare oltre la - pur lodevole - perfezione sonora.
10/06/2008