Nelle parole del non musicista Milanese, molto della natura del disco: “…The “Kapnos” adapts the primary condition of solid frequencies and liquid modulations, by improving details of ancient sonorities...”. Ed è proprio sul cortocircuito tra suoni moderni e suggestioni antiche che si regge la musica di “Kapnos”, costantemente sospesa in un limbo immacolato e a volte oscuro. Elettronica, passaggi ambientali, accenni di elettroacustica alla Ambiances Magnétiques convivono omogeneamente, così si va dalle suggestioni isolazioniste della sesta traccia (a cura di Marutti e Hue) e della terza (di Al e Punck), alle digressioni lustomordiane della quinta (di Fhievel e Luca Sicurtà), passando per i field recordings suggestivi della seconda (di Logoplasm). Il tutto senza scarti percettivi, come fosse un’opera unica.
A me ha ricordato - per suggestioni e attitudine dei musicisti, più che per sonorità – alcuni lavori della scena elletronica italiana degli anni 70. La qualità dell’album è altalenante, e non potrebbe essere altrimenti, tuttavia vi sono perle di assoluta bellezza che rendono l’ascolto piacevole oltre che suggestivo.
(16/05/2009)