Guidato dai raggi lunari, da brezze e maree notturne, l'atteso secondo album di Stéphane Paut (in arte Neige, in arte Alcest) prende le distanze da quel debutto che tre anni fa destò sensazione per come riuscì a piegare il retaggio black metal alla rappresentazione di visioni di infantile stupore. Le armi del male convertite alla luce, al pudore, al sogno, gelide foreste scandinave mutavano forma in verdi e primaverili boschi baciati dal sole. Shoegaze-metal, si disse allora, una formula tanto unica che lo stesso artista transalpino sembra volersene discostare decisamente in questa sua opera seconda.
Un album se possibile ancora più nostalgico e introspettivo, eppure rispetto a "Souvenirs..." il tono si è fatto nettamente più adulto, e amaro. "Écailles De Lune" è un'opera raccolta attorno all'imponente title track, che, divisa in due parti, occupa i primi venti tumultuosi minuti dell'album. Si avverte subito lo slittamento dai toni fiabeschi e incantati del debutto verso una ben più concreta frustrazione, la malinconia di Alcest si fa sanguigna e viscerale. Non perde tempo e grida subito al cielo buio il primo memorabile, disperato riff. Il cammino melodico prosegue intenso tra pause, divagazioni, ripartenze, con l'ennesimo devastante riff a chiudere la prima parte e il furibondo inizio della seconda parte (torna anche il canto in screaming) a costituire i momenti più trascinanti. Così come nella straordinaria "Percées De Lumière", già edita come singolo nello split con Les Discrets, che irrompe col suo pulsante incedere tra indie-wave metropolitana e lancinante furia black, come da lezione dei favolosi e compianti Amesoeurs, la band che parallelamente ad Alcest ha reso il mastermind Neige uno dei nomi più in vista nelle moderne evoluzioni metal.
Passata la prima metà, l'album sembra però perdere la sua spinta propulsiva. Scorrono così le incolori armonie pop in slow motion di "Solar Song", l'album si spegne nella cullante "Sur L'océan coleur de fer", ottima musica ma incapace di recuperare la consueta, genuina magia e andare oltre l'esercizio di stile.
Un album dilaniato tra contemplazione e passioni furiose e insoddisfatte, un album di contrasti violenti e inconcludenti. Il piccolo Neige è diventato grande, guarda la luna, il mare e desidera ancora una volta elevarsi verso un altro mondo (e "Elevation" fu proprio il primo capolavoro di Alcest, dall'Ep "Le Secret" del 2005) ma ormai il tempo dei sogni è passato. Restano solo la nostalgia e il desiderio. "Écailles De Lune" non rinnova i fasti di Alcest, ma ne mostra il lato più umano.
05/04/2010