Si va dal pub-rock semiparodistico di "Working Day" alla nostalgia della canzone pop americana classica - quando musicisti e parolieri comprimevano Broadway in arie tascabili e prét á porter - di "Doc Pomus"; da torch song romantiche e aggrondate (un marchio di fabbrica di Folds), come la tenera "Picture Window" o le più ostentate "Practical Amanda" e "Belinda", al synth-punk demenziale di "Saskia Hamilton" o d'una tinta più barocca e retrò ("From Above"). In tanta estroversione c'è spazio anche per la "bianco-bluesy" "Levi Johnston's Blues", per il soul anni 70, un omaggio quasi a Isaac Hayes, della bella "Password" e per il contagioso scherzo prog-musichall di "Your Dogs".
Di suo, Hornby ci mette quell'ironia asprigna e scanzonata, da vecchio simpatizzante punk in abiti borghesi e laburisti, e la non comune capacità di concentrare, nei pochi versi di un testo, ispirati ritratti sociali, antieroiche e paradossali vignette di vita quotidiana: come la storia del disgraziato campagnolo che ha messo incinta la figlia minorenne di Sarah Palin, causando, a sua insaputa, un terremoto politico ed elettorale ("Levi Johnstone's Blues"), il dialogo fra un perbenista (americano) medio e una specie di punkabbestia rintronato ("Your Dogs"), l'amor cortese al tempo di internet e dei social network ("Password") o quello per l'allitterante sensualità di un nome ("Saskia Hamilton"), la saggezza malinconica di una bimba che festeggia il suo nono compleanno in compagnia di due genitori divorziati che si parlano appena ("Claire's Ninth").
Un disco che si ascolta avidamente come un buon libro da leggere in treno.
(03/11/2010)