Dopo il dubstep, a quanto pare, significa prima del dubstep. Un ritorno al manierismo idm, già subodorabile nell'ultimo Boxcutter, ora palese in questa terza uscita di iTAL tEK (al secolo Alan Myson, da Brighton).
Addio climi notturni e grigiori suburbani: qua tutto si artificializza e prende i toni di un paesaggismo sci-fi nel quale la parte del leone la fanno nuovamente le melodie. Il suono si piazza a metà tra 8-bit e techno d'antan: timbricamente, siamo dalle parti di Rustie o Ikonika. Più che ai gorgogliamenti wonky e al nervoso crunk, però, le composizioni sembrano guardare ai bei tempi di Aphex Twin e della serie Artificial Intelligence. La copertina in falsi colori riassume in fin dei conti l'atmosfera aliena (de-umanizzata?) del disco, dettata da spatolate di synth e frasette giocate sugli acuti, piuttosto che da ritmi ipnotici e molleggiamenti dub.
I pezzi non sono memorabili. Il suono però, nel suo futuribile conservatorismo, ha un che di affascinante.
12/09/2010