È sempre problematico fare i conti con Varg Vikernes. Vuoi per gli efferati episodi di cronaca che hanno caratterizzato la sua vita e che si sono intersecati, spesso e volentieri, con la sua parabola artistica; vuoi per i motivi ispiratori dell'estetica e poetica burzumiana, idee e valori marcatamente estremi, provocatori, non conformi. Non è questa la sede per discutere del personaggio Vikernes - e, a questo proposito, vi rimandiamo alla lettura dell'ottimo "Lord Of Chaos" - quanto piuttosto celebrare, a poco meno di dodici mesi dall'uscita del precedente "Belus", il nuovo lavoro dell'artista scandinavo, ovvero "Fallen".
Edito, come il precedente "Belus", da Byelobog - label di proprietà dello stesso Vikernes - "Fallen" si sviluppa attraverso sette lunghi pezzi, un totale di circa 45 intensi minuti di puro e incontaminato black metal, un suono che sceglie di tornare alle origini, alla sorgente dell'epica ed estetica musicale burzumiana: "Fallen", difatti, richiama l'irruente istintività caratterizzante il primo Burzum, ovvero il Vikernes che seppe scolpire magistralmente nella storia la propria misantropia black metal nei solchi di un lavoro come "Det Som Engang Var".
A questo proposito, si consideri la tripletta "Jeg Faller"-"Vanvidd"-"Budstikken": la reiterazione degli scarni, ossessivi e ipnotici riff di Vikernes - il trademark che da sempre contraddistingue il suono stesso di Burzum e che col tempo ha identificato l'idea stessa di black metal - costituiscono lo scheletro, l'impalcatura da cui dipendono i pezzi di "Fallen", ma, a differenza di quanto avveniva in passato, l'irruenza e la spigolosità di certi eccessi raw vengono qui attenuati dall'utilizzo delle voci pulite e del recitato. È, difatti, la dicotomia tra clean vocals e screaming vocals l'elemento caratterizzzante questo lavoro: se da un lato lo screaming di Burzum sembra aver perso del tutto quei tratti di disumanità che avevano caratterizzato la triade "Det Som Engang Var"-"Hvis Lystet Tar Oss"-"Filosofem", allo stesso tempo l'utilizzo di linee vocali pulite conferisce al lavoro in questione un marcato accento epico e teatrale, che funge da contraltare alla spigolosità dell'impianto musicale. Da rilevare, inoltre, che, a differenza del precedente "Belus", l'elemento lirico tende qui a privilegiare l'aspetto individuale ed esistenziale rispetto ai tipici soliloqui mitologico-pagani cari a Vikernes.
Probabilmente, insieme all'ultimo di Deathspell Omega ("Paracletus"), uno dei lavori di "metallo nero" più interessanti usciti negli ultimi mesi. Con buona pace, tra l'altro, dello stesso Vikernes, che, nonostante tutto, continua a marcare la distanze dal genere che ha contribuito a creare.
06/03/2011