Dopo il timido “Sleep At Your Own Speed”, Joel Nicholson alias Butcher The Bar rifinisce il suo mood arioso nelle canzoni di “For Each A Future Tethered”. Oltre agli ovvi riferimenti a Elliott Smith e Iron & Wine (“Blood For The Breeze”, “Cornered To The Cusp”, “Silk Teets”), già imperversanti nell’esordio, compaiono anche accorgimenti da “infanzia spezzata” Eels-iana, tramite cui traduce - con maggiore maturità e psicologia - il suo bedroom-pop. I nuovi esempi del caso sono “Sign Your Name”, leggero, quasi vaudeville, e pienamente orchestrato, la quadriglia-flamenco con nacchere di “Cradle Song” (in cui canta con più decisione in stile fiaba e sing-along, facendola assomigliare a un anthem), l’uptempo di “Alpha Street West”, la meditazione per piano e fiati di “Giant”, a indicare una maggiore libertà di timbri e colori.
Onesto, pur nella sua continua, ossessiva imitazione, qui il “cantautorino” diventa missionario del dogma dell’infallibilità della cameretta, o della fede nella fragilità. Adeguata produzione Morr.
14/06/2011