Tre anni di attesa, fatti di congetture e di speranze. Poi, qualche mese fa la band annuncia il ritorno, rende disponibili un paio di brani e i fan iniziano a non stare più nella pelle. Il leader Eric Hersemann, nel frattempo, passa il tempo tra un’intervista e l’altra. Tra le altre cose, afferma:”Ogni brano dei Gigan rappresenta la prova che melodia, caos, precisione e brutalità possono coesistere e co-operare tra di loro”.
Manco a dirlo, “Quasi-Hallucinogenic Sonic Landscapes” (disco numero due che segna il debutto per la Willowtip) è un’opera mozzafiato, una colata di tech-death-metal progressivo che, da cima a fondo, sembra rendere giustizia a quell’affermazione dell’ex-Hate Eternal. Otto nuove composizioni in cui l’inclinazione per la costruzione di strutture polimorfe e sfuggenti (i soliti Gorguts di “Obscura”) si sposa con un gusto ancora più marcato per l’impressionismo fantascientifico (pensate ai Mithras di “Worlds Beyond The Veil” spinti all’estremo), consolidando un poliedrico songwriting che già sul precedente “The Order Of The False Eye” si era assestato su livelli molto alti. Grazie anche ad una produzione azzeccatissima (Sanford Parker, già all’opera con Minsk e Nachtmystium), la forza d’urto del trio di Tampa, Florida, è aumentata a dismisura, così come è sempre più appariscente il versante psichedelico-spaziale del loro sound (l’opera omnia degli Hawkwind è uno dei must di Hersemann…). Del resto, la scelta del titolo non è casuale: “Voglio che la gente capisca da subito come suona il disco. Fare uso di LSD può produrre risultati brillanti, ma raramente è usato in maniera adeguata. Sì, siamo tutti “viaggio”…ma procediamo con cautela!”.
La bestia sonora che si agita dietro questi panorami sonici allucinati e altamente drammatici nasconde rivoli di creatività anche nel più recondito ammasso di suono. Delle ottime cuffie potrebbero, insomma, aiutarvi nella faticosa opera di decodificazione. “Mountains Perched Like Beasts Awaiting The Attack” e “Suspended In Cubes Of Torment” si dividono il compito di introdurre l’opera, magnificando le gesta di un trio affiatatissimo, tra riff e serpentine chitarristiche che azzannano voracemente il caos con un mix di dissonanze, distorsioni incandescenti e caleidoscopici guizzi Mick Barr, incastri ritmici duttilissimi e un growl (quello del nuovo arrivato John Collett) la cui brutalità è prossima a convertirsi in un rantolo androide. Le tessiture matematiche di “The Raven And The Crow” e i truci bombardamenti di “In The Tentacled Grasp Of A Buried Behemoth” proseguono l’opera di demolizione con assalti e agglomerazioni sempre più frenetici, mentre la straordinaria “Transmogrification Into Bio-Luminoid” accosta passaggi di burrascosa magniloquenza sci-fi ad inattese carrellate di melodismo delle sfere celesti.
Ma la visionarietà spaziale (direi quasi “cibernetica”, se pensiamo alle granitiche evoluzioni di “Skeletons of Steel, Timber and Blackened Granite” o alle trame d’acciaio di una “Fathomless Echoes Of Eternity's Imagination” che mostra a quale livello di consapevolezza creativa sia giunto il chitarrismo di Eric) – visionarietà che, ricordiamolo, è l’essenza ultima di questo death-metal ultra-evoluto e "avveniristico" – adombra anche un certo grado di terrore per dimensioni ampiamente ignote. Un terrore che in “Vespelmadeen Terror” si risolve in ferocia martellante e totalizzante, anche se comunque sempre irretita dall’esaltazione intergalattica.
Un ritorno esaltante!
Commenta il disco sul forum
07/06/2011