Israel Nash Gripka

Barn Doors And Concrete Floors

2011 (ais)
roots-rock

C'è posto per l'immaginazione, in un mondo ricco di luoghi comuni e di prevedibili flussi sonori? Una piccola risposta sembra darla "Barn Doors and Concrete Floors", nuovo album di Israel Nash Gripka.
Prodotto da Steve Shelley dei Sonic Youth, l'album raccoglie la tradizione rock-folk-blues dei Rolling Stones, dei Faces e dei Creedence Clearwater Revival, che gia Ryan Adams ha onorato con classe e forza.

Un album senza nessun cedimento armonico, che si erge ancor più fiero sul mare di proposte del rock cantautorale, grazie a una produzione ricca di dinamica e priva di trucchi, dove l'impeto diventa magia e la poesia graffia l'anima.
L'unico neo di "Barn Doors And Concrete Floors" sembra essere la mancanza di enfasi e di alterigia che cattura i distratti. Più incline alla leggiadria di John Fogerty e al suono corale della Band, Israel Nash Gripka armonizza le influenze country anni '70 scavando le radici del suono americano senza ripulirlo nel mainstream.

Tutto è abilmente composto e suonato, in "Barn Doors And Concrete Floors". Ad esempio "Drown" non sembra andare oltre il fascino dalla ballad alla Neil Young, ma ogni elemento è incastrato alla perfezione e il violino dona il fascino che manca per renderlo originale.
L'indolenza di "Sunset, Regret" si sospende sulle note di piano e sul ritmo ciclico della batteria, accogliendo le vibrazioni della chitarra e trascinandosi lontano.
La sferzante mistura di rock e blues addolcite dal banjo di "Goodbye Ghost", è una delle migliori manifestazioni del cantautorato Made In Usa degli ultimi tempi, polverosa e aspra la musica trascina più emozioni di quelle che è lecito assorbire.

Nulla di nuovo, sosterranno i fatalisti.
E se "Red Dress", nella sua aurea mediocritas, non va oltre il buon gusto, già "Baltimore" sottolinea l'energia e la solida scrittura di Israel Nash Gripka.
E' un album composto e suonato in stato di grazia, un progetto che rinnova i fasti del roots-rock, come già aveva fatto lo splendido esordio dei Counting Crows.
Una serie di affascinanti canzoni immerse tra cascate di chitarre elettroacustiche, armonica, piano, e  abilmente sottolineata da una grinta che fa capolino anche nei passaggi più soft.

Unica pausa "Bellwether Ballad", una struggente e introversa pagina di puro cantautorato, un brano che rende ancor più evidente che la collaborazione di Steve Shelley non è una scappatoia pubblicitaria; Israel ha solo cercato (e trovato) il miglior sarto per le sue canzoni, ma la stoffa è tutta naturale, solo puro rock bagnato dalle radici della miglior musica americana.
Israel Nash Gripka ha oltrepassato il confine della musica derivativa, ora cammina e corre da solo, lasciando dietro di sé una serie di preziose ballad rock intrise di sangue sudore e polvere, un album vitale per gli amanti della musica americana, che scorterà le vostre notti più avventurose e solitarie.  

08/12/2011

Tracklist

  1. Fool's Gold
  2. Drown
  3. Sunset, Regret
  4. Goodbye Ghost
  5. Four Winds
  6. Louisiana
  7. Baltimore
  8. Red Dress
  9. Black And Blue
  10. Bellwether Ballad
  11. Antebellum

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