La carriera solista di Robbie Robertson sembrava avere i connotati di un'avventura interessante: le premesse dell'esordio "Robbie Robertson" e del più riuscito "Storyville" erano ricche di buoni spunti che evitavano i luoghi comuni del rock d'autore. Al pari di Robert Plant l'ex leader della Band catalizzava esperienze musicali diverse in un sound maturo.
Le pulsioni nostalgiche che hanno caratterizzato "Music From Native Americans" e il successivo "Contact From The Underworld Of Red Boy" hanno smorzato in parte la verve dell'autore che si è rifugiato in un lungo silenzio.
Tredici anni dopo, "How To Become Clairvoyant" ripropone il musicista canadese con un album alquanto insolito, frutto delle recenti amicizie del musicista che influenzano un nuovo corso musicale lievemente ibrido.
È una strana sensazione quella che accompagna l'ascolto delle dodici tracce, una serie di prevedibili armonie prive di flessibilità armonica, un tessuto sonoro accademico sorretto da sonorità rock-blues prive di spessore e alquanto noiose. L'amico Eric Clapton infarcisce l'album di trovate e trucchi da buon professionista che sarebbero apprezzabili in un album di Zucchero, nulla a che vedere con la vitalità di Robbie Robertson, che appare amabilmente ingessato in un album ricco di poco piacevoli dejà-vu.
Non sono sufficienti a risollevare il tono il fascino malizioso di "Madame X" o l'improvviso tocco ispirato di "She's Not Mine", mentre le influenze blues che si insinuano in "The Right Mistake" e "Fear Of Flying" hanno lo stesso sapore di una rock band da festival sudista.
È indubitabile che dopo anni di carriera non sia lecito pretendere nulla di più che un prodotto onesto e ben suonato, ed è lampante che "How To Become Clairvoyant" rinnovi la passione per la musica in Robbie Robertson e in particolare l'interesse per il musicista per la chitarra, che assume un ruolo primario che nemmeno nella sua gloriosa avventura con la Band era così rilevante.
Non vanno taciuti alcuni colpi di classe come la già citata "She's Not Mine" e la ballad ricca di soul "Won't Be Back"; l'album conserva dignità ma non riesce a stimolare la curiosità e la passione di chi non è già un cultore dell'artista canadese.
Non credo infatti che un brano insignificante come "He Don't Live Here No More" o una ballad mainstream priva di feeling come "This Is Where I Get Off" possano ambire a più di un ascolto distratto, il suono troppo elegante e radiofonico sembra smorzare le intuizioni e anche la voce di Robbie Robertson resta avvolta in una nebbia.
È comunque evidente che "How To Become Clairvoyant" abbia la funzione principale di riconciliare il pubblico con l'autore e senza alcun dubbio nessuno dei fan di Robbie Robertson si lamenterà del contenuto comunque gradevole di questo nuovo album. Steve Winwood, Trent Reznor, Robert Randolph, Pino Palladino, Eric Clapton affrontano la sfida di creare una buona backing band per il musicista e c'è abbastanza entusiasmo da farci sperare che questo incerto album sia solo un nuovo inizio per qualcosa di più rilevante e originale.
P.S.: esiste anche una edizione deluxe in due cd, comprensivi di bonus e versioni demo.
22/07/2011