Un altro dato, infatti, è la costante copertura mediatica della carriera di Goldfrapp. Le atmosfere gelidamente scandinave (in ossimoro con il calore della voce), così simili nell'espressività a un'ibrida Deborah Harry, conferivano un tono di innocenza e di freschezza assolutamente inusuali nei primi vagiti di revival 80, in atto nelle prime stagioni del millennio.
Poi, la svolta. Un pizzico di cassa in più, il charleston che riprende la corsa insieme ai New Order di "Power, Corruption And Lies", e si riparte con i synth sovrapposti che fanno la fortuna degli hipster di mezzo mondo. Goldfrapp e Will Gregory concludono la cavalcata verso un pop elegante e intimamente senza anima, proprio come sottolinea la scaletta di "The Singles".
La già citata "Ooh La La", vezzo audiotelevisivo da sfilata di moda, è posta in prima fila a segnare il passaggio di consegne tra il passato a Bristol e la nuova mondanità. Compaiono, di tanto in tanto, i richiami alle sonorità rallentate e affascinanti del trip-hop, con"A&E" e "Black Cherry", ma è questione di attimi. "The Singles" sembra essere, traccia dopo traccia, il documento definitivo di una carriera da popstar. Purtroppo, di secondo livello.
Oltre alle vette di "Rocket"e di "Lovely Head", infatti, la produzione artistica dei Goldfrapp pare arenata su spunti emozionali e stilistici ambigui: eccessivamente patinati per il pubblico duro e puro, quanto manieristici per gli appassionati del genere. Anche se il vero blocco, nello scorrere le tracce di "The Singles", pare essere la vena compassata e introspettiva (ma fino a che punto?) di questo pop a basso voltaggio.
Il mood britannico e il contorno estetico ricercato non riescono ad alleviare la sensazione di noia, seppur dorata, che invade qua e là i pezzi selezionati in raccolta. Meglio afferrarli uno per volta, come avviene appunto per il lancio dei singoli, e lasciarsi trasportare senza impegno in qualche minuto di meditazione. Con i Goldfrapp il flirt non riesce a diventare qualcosa di più.
(23/02/2012)