Dopo la sbornia sintetico-naif di “Far Side Virtual”, addirittura salutato da qualcuno come il disco più importante del 2011 (mala tempora currunt…), James Ferraro celebra, per dirla con le sue parole, le ossessioni e le oscurità della sua vita, sulla scorta di una electro-wonky-house scintillante e modernista che lascia ancora una volta perplessi.
Mondi paralleli e stroboscopici, chimismi lirici che stratificano sensazioni plasticose, indolenze che si nascondono dietro apparenze dub, rimpalli schizoidi, galleggiamenti e campionamenti sfuggenti: “Sushi” è abitato dal germe della post-modernità, dalle ovvie ipnagogie e dal riflusso del riflusso, per cui tutto è ormai simultanemente presente dinanzi alle nostre orecchie, senza senso...
Un gioco di specchi infinito per partito preso, spernacchiante ("Flamboyant"), ottuso-minimalista (“Baby Mitsubishi”), schizzato, ridondante ed evocativo (“Lovesick”, “E 7”), magnetico ed esotico tra le righe (“Jet Skis & Sushi”, “So N2U”).
Un gioco che appiattisce l’immaginazione su stantie sofisticazioni.
19/11/2012