Ferraro ha dichiarato di aver composto questi brani pensando alle suonerie per cellulari e, in effetti, almeno con quelle potrebbe tirare su un pacco di soldi, ammesso sia quello il suo obiettivo principale. Un disco che, sostanzialmente, dice (poco o) nulla, aggiungendo al massimo candore e briciole di delicata visionarietà alle vostre giornate. Troverete mini-sinfonie muzak-style ("Dubai Dream Tone", "Slim", "PIXARnia and the Future of Norman Rockwell", "Starbucks, Dr. Seussism, and While Your Mac Is Sleeping"), scorie minimal-wave ("Global Lunch"), ipotesi di colonne sonore per lanci commerciali di quarta mano ("Bags"), sigle per possibili serie televisive ("Palm Trees, Wi-Fi and Dream Sushi"), i cellulari, per l'appunto ("Fro Yo and Cellular Bits"), la liturgia del Motore di Ricerca, sempre sia lodato ("Google Poeises") e ombre Birdsongs Of The Mesozoic ("Adventures in Green Foot Printing").
E' che James ha un certo seguito, in giro, basato su un culto per certi versi inspiegabile, perché, in caso contrario, molto probabilmente questo disco si troverebbe ancora sul suo pc. Ma, poco male, questi scarti di sogni Eighties, che ormai collidono con tanto immaginario virtuale degli ultimi vent'anni, riusciranno a far riempire le pagine di riviste à la page, pregne di filosofia del postmoderno, anzi del post-postmoderno, mentre la retromania striscia dentro di noi, silenziosa, provocatrice, stucchevole.
(14/12/2011)