Ebbene, dopo aver messo a punto i tre volumi di “Environment Improvisation” (in cui si confrontava con soluzioni più intimiste ma comunque ispide nel loro rovistare tra reminiscenze Derek Bailey), in punta di piedi il Nostro rilasciava, nel luglio dello scorso anno, questo “1969” per la peruviana (!) Buh Records, riallacciandosi al massimalismo noise-psichedelico delle “tre rocce grezze”.
In “Revolution Is Only A Sad Illusion”, fatta eccezione per la coda in quieto decrescendo e un interludio in sospensione, si ascoltano alcuni dei momenti più torrenziali della sua carriera, in cui le assordanti stratificazioni di feedback, distorsioni e armonici generano un senso di titanico abbandono. La title track, invece, è un’esplorazione più ragionata delle profondità siderali, condotta attraverso una sintesi di drone-music, cosmica e masse più o meno dense di free noise-psichedelico. Il continuum espressionista della sei corde fa pensare a un pittore che, insistentemente, scaraventa contro il cielo la sua tavolozza di colori, cercando un varco per le sue visioni.
Sì, probabilmente Li Jianhong meriterebbe più spazio anche alla radio…
(01/09/2013)