Li Jianhong

1969

2012 (Buh Records)
free-form psychedelic drone-noise

Probabilmente, il cinese Li Jianhong è il più grande chitarrista vivente. Intendiamoci, non perché sia capace di assoli interminabili a una velocità folle, non perché abbia rivoluzionato chissà cosa e via di questo passo… No, probabilmente Li Jianhong è il più grande chitarrista vivente perché rappresenta la massima espressione delle possibilità visionarie e trasfiguranti dello strumento principe del rock. E, se avete presente un capolavoro come “Sang Sheng Shi”, ma anche le sterminate traiettorie di “Classic Of The Mountains And Seas”, sapete cosa intendo.

Ebbene, dopo aver messo a punto i tre volumi di “Environment Improvisation” (in cui si confrontava con soluzioni più intimiste ma comunque ispide nel loro rovistare tra reminiscenze Derek Bailey), in punta di piedi il Nostro rilasciava, nel luglio dello scorso anno, questo “1969” per la peruviana (!) Buh Records, riallacciandosi al massimalismo noise-psichedelico delle “tre rocce grezze”.
In “Revolution Is Only A Sad Illusion”, fatta eccezione per la coda in quieto decrescendo e un interludio in sospensione, si ascoltano alcuni dei momenti più torrenziali della sua carriera, in cui le assordanti stratificazioni di feedback, distorsioni e armonici generano un senso di titanico abbandono. La title track, invece, è un’esplorazione più ragionata delle profondità siderali, condotta attraverso una sintesi di drone-music, cosmica e masse più o meno dense di free noise-psichedelico. Il continuum espressionista della sei corde fa pensare a un pittore che, insistentemente, scaraventa contro il cielo la sua tavolozza di colori, cercando un varco per le sue visioni.

Sì, probabilmente Li Jianhong meriterebbe più spazio anche alla radio…

01/09/2013

Tracklist

  1. Revolution Is Only A Sad Illusion
  2. 1969

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