Nuove architetture si vanno a costruire attorno alla musica del progetto di Hannes Norrvde. Dopo un debutto folgorante, un sophomore che soffrì dell’abbandono emotivo e personale della compagna Amanda Eriksson, il progetto svedese si muove sempre di più in maniera incontrollata e produttiva, riformatosi nuovamente in duo con il supporto di Loke Rahbek, personaggio danese legato strettamente a band quali Iceage, Vår (War) e Posh Isolation, e della bolognese Avant! per cui esce questo nuovo Ep.
“Saluting Rome” è uno spiraglio, un’occhiata dentro un labirinto escheriano, una costruzione minimale dai toni gotici e neoclassici, a rappresentare un’attitudine compositiva ritrovata e capace di una sua personale eleganza. La title track trasporta i Cure di “Seventeen Seconds” al fronte dentro una marcia meccanica senza speranza, pochi accenni d’alba si dipingeranno all’orizzonte; la seguente “Virgins Hold Hands” sintetizza e supera questo nichilismo, attraversando la nostra pelle con la sua poetica granulosa, trafitta e coperta di scaglie industriali e circuiti spezzati, ci dona un momento di sofferente, ma tenace resistenza. Una luce cristallizzata sotto una spessa armatura di freddo, ma che riesce a prendere forza in “First Touch”. Qui una possente synth-wave oscura si erge su una pulsazione cardiaca per poi dilatarsi gradualmente tra le crepe dei muri di cemento di una costruzione sotterranea sconosciuta. Un mondo obliquo che trascende un’opacità, una nebbia spettrale dove luci si muovono senza una direzione precisa.
Solo la conclusiva “Ecstasy” si mostrerà come un lisergico tentativo ottimista, un brano surreale e naif che vive di colori caldi e acidi trapiantati su synth storti e bizzarri.
È questa la conclusione strana e un po’ inaspettata di un disco sofferente, capace di sposare la grigia monotonia di un orizzonte gelato per scavare dentro l’animo umano. Uno spirito dominato e percosso da fruste di ingranaggi e di circuiti, ma forte di un suo lirismo appassionato.
Dopo il mezzo passo falso di “Growing Seeds”, “Saluting Rome” ci fa ritrovare questo progetto synth-post-industriale in uno stato di fertile ricerca cognitiva, abile nel saper scrivere partiture per anime dilaniate da un gelido intimismo.
07/03/2013