Il nuovo disco di Valentina F si mostra come una visione opaca e nebbiosa di questo destino malinconico.
Dopo un debutto dalla profonda forza immaginifica, che si fondava sulla capacità plasmante di una voce capace di modellare, dare un senso ai suoni grezzi, caotici ed ebefrenici dei synth, è arrivato il momento per l’artista romana di fondersi in un sistema di segni e sfumature più elaborato.
Il singolo “My Life So Far” aveva già denotato questo cambiamento, la collaborazione con AR Kane aveva mostrato un mondo nascosto di ragnatele sintetiche e ritmiche, vibranti all’unisono con la voce di Valentina. Una nuova architettura emotiva che ne amplifica la forza spettrale, esorcistica e romantica: ora accompagnata dal basso pulsante di un cuore liturgico (“Dreams Forget You”), ora dalle danze elettroniche minimali di “To Be Lost” ( un malinconico sentiero fra Tommy De Chirico e i Joy Division di “Atmosphere”), per poi sprofondare in un mood mutante e raffinato. Un John Carpenter nostalgico, confinato in un inverno sempiterno a intessere melodie di solitudine spirituale, striscia sotterraneo a enfatizzare gli echi della voce di Mushy.
Un liquido amniotico onirico sembra assimilare e avvolgere il tutto, lasciando trasparire scheletriche ritmiche, sfumature grigie coldwave, e una storia d’amore di mortale tristezza e passione. Mushy continua a evolvere la propria pallida bellezza portandola a un nuovo livello narrativo, in cui gli stati emotivi si dischiudono tra paesaggi spirituali vitrei, oppressi e vittime di un tragico senso di atemporalità.
Un percorso personale di raccoglimento e riflessione che sa rifiutare il semplice lirismo, e cerca di tradurlo su una materia ritmica, che possa dargli un corpo.
Un corpo sottile per piangere le proprie disavventure, i propri ricordi.
(21/11/2012)