Diciamocelo: il pregio del twee-pop di rappresentare al meglio le sensazioni cosiddette "da cameretta", alla lunga, rischia anche di essere il suo limite e forse anche il motivo per il quale questo stile è sempre meno utilizzato negli ultimi tempi. Cosa resta, infatti, da dire di davvero nuovo per evocare l'ingenuità delle malinconie e degli slanci emotivi adolescenziali e, in generale, tutto ciò che viene prodotto dai pensieri che nascono durante quei pomeriggi passati sul proprio letto a sospirare e a guardare il cielo solo per lo spazio delimitato dalla finestra? L'ovvia risposta - "niente" - vale solo se ci si accontenta del postulato per cui le sensazioni semplici e pure possono essere concretizzate in musica solo con un suono altrettanto essenziale e immacolato. Gli Smittens dimostrano, invece, il contrario: quest'album trasuda pulsioni adolescenziali da ogni poro ma, come si diceva, fa interagire tra loro un gran numero di elementi, sia strumentali sia vocali.
Le tre voci, due maschili e una femminile, hanno ognuna un'impronta ben definita e formalmente lontana da quelle delle altre due: l'impostazione da crooner di Max, il timbro secco e nasale di Colin e l'aggraziata tenerezza del cantato di Dana, teoricamente, hanno poco da spartire. Ma uno dei grandi meriti di questo lavoro è quello di saper amalgamare al meglio tra loro tutte e tre le voci, con una serie di trovate perfette sia quando esse vengono utilizzate nello stesso momento sia quando, invece, c'è una successione e ognuna viaggia da sola. E il bello è che ogni idea non viene mai replicata, ma in dodici canzoni troviamo altrettanti modi diversi di utilizzare le risorse vocali a disposizione. Una fantasia e un'ispirazione davvero fervide, con un risultato che lascia la netta sensazione che questi musicisti abbiano una simile versatilità nel sangue e che buona parte delle armonie e degli incroci non siano nemmeno stati studiati, ma siano sorti spontanei.
Il ventaglio sonoro è altrettanto ampio: oltre agli strumenti più tradizionali, fiati, archi, synth e percussioni varie intervengono a creare tavolozze sempre colorate e variopinte e in cui ogni elemento rifugge sempre e comunque la staticità e la prevedibilità: non ci si limita a fornire un accompagnamento alla parte vocale, ma si crea attorno ad essa una vera e propria girandola che ha il merito di inebriare senza mai portare il brano fuori giri. E poi, sembra quasi inutile dirlo, visto il trasporto con cui si sta descrivendo questo lavoro, le associazioni tra le voci e gli strumenti sono sempre azzeccate, sia per gli accostamenti in sé sia per come valorizzano le idee in fatto di songwriting. Le melodie sono tutte brillantissime e probabilmente brillerebbero di luce propria anche se fossero riprodotte con qualunque declinazione immaginabile del pop. Ovviamente, un disco così porta la band a non somigliare davvero a nessun altro: l'unico riferimento che viene in mente, in alcuni casi, è il lato più frizzante e ottimista dei Magnetic Fields.
Troppo entusiasmo per una band che in tanti anni non è mai davvero uscita dal semi-anonimato? Ascoltate lo streaming su Bandcamp e poi ditemi. Ditemi se gli Smittens, con questo disco dal mood prettamente estivo ma che promette di essere ben più che un ascolto stagionale, non hanno portato nuova linfa al twee-pop, o anche all'indie-pop tutto, ma anche al pop tout court. Ditemi se questo non è un disco da amare all'istante e da consumare avidamente, ascoltandolo anche più volte al giorno e senza davvero preferire alcuna canzone, perché l'unico punto in cui si somigliano sta nell'essere tutte bellissime.
(29/07/2012)