Forest Swords

Engravings

2013 (Tri Angle)
psichedelia, drone, trip-hop

Lì, in quella terra di confine scarsamente popolata fra le sbornie neo-psichedeliche di marca americana 2.0 e i torbidi sentori dark innescati dagli ultimi sviluppi dub-industriali di dominio britannico, si muove Matthew Barnes, suddito d’Albione autore di un incensato Ep di “prologo” rilasciato nel 2010. Il fascino di “Dagger Paths” ha dato in qualche modo un ampio credito a Forest Swords, che si è guadagnato nel frattempo posizionamenti alti nel cartelloni di numerosi festival indipendenti e un contratto con la più trendy Tri Angle, entrando di fatto nell’ottimo circolo dei vari Vessel e Haxan Cloak.

L’ispirazione per l’atteso primo full length quindi è calata dal recente trasloco del nostro nella plumbea Wirral Peninsula, che si affaccia sul Mar Irlandese poco più a nord di Liverpool, carica di un evidente immaginario “crossover”, dove l’urbanesimo rampante si sovrappone all’aura mitologica di vaga derivazione celtica che resta ancora lì sospesa a fluttuare nell’aria e nella natura.
Nonostante ciò, le suggestioni di “Engravings” appaiono tutt’altro che univoche, l’azione si trascina e stimola più livelli, lasciandosi dietro una beata sensazione di confusione e una serie di impressioni aperte tanto sulla forma che sulla sostanza.

Se la cornice del disco è infatti di natura evidentemente psichedelica, con riff e ripetizioni calibrate ad hoc e filtrate al setaccio della bassa fedeltà, a influire sul fascino dell’opera (che coincide più o meno con il livello di stordimento indotto) è l’ammasso di rimandi e corpi estranei inglobati. Ci ritroviamo quindi senza troppa fatica intrappolati in allucinazioni dronico-chitarristiche e frasi ambientali spezzettate e rinviate al turntablism, finché l’esperienza semi-onirica non appare assemblata sotto forma di ubriachi quadretti trip-hop che fanno la sponda tra le temperature d’altoforno californiane (si respira l’afa di Date Palms e Peaking Lights) e certe spigolosità kraute a freddare i fumi e insaporire il blend mistico-stilistico.

Il risultato seduce, e non poco: da “Thor’s Stone”, battito sporco degno della meglio Not Not Fun e melodie simil-nipponiche, a “Onward”, con i suoi cupissimi echi dalle parti dei Demdike Stare, fino ad “Anneka’s Battle” e “Irby Tremor”, dove riemergono spettri downtempo (Ninja Tune?) e finanche rigurgiti dubstep.
In quegli episodi poi in cui tutti gli ingredienti vanno a finire nello stesso calderone, prendono forma quei pezzi che fanno storia a sé, vedi le bellissime “The Weight Of Gold” e “Friend You Will Never Learn”, in cui non sarà difficile perdersi con le facoltà cognitive alterate, la corte di Kublai Khan e panorami post-industrial a pararsi davanti senza inutili pretese di continuità.

Viaggiasse l’intero lavoro su questi livelli, “Engravings” sarebbe stato probabilmente degno di tutti gli osanna del caso. Invece l’impressione è che in definitiva domini ancora una vaga incertezza sulla strada da intraprendere, se abbandonare del tutto le spiagge in favore dell’asfalto, le sbornie contente per umori più inquieti e austeri.
In ogni caso, “Engravings” si rivela uno degli esordi più accattivanti ed eccitanti dell’anno e quello di Forest Swords un nome con margini di crescita imponenti, con i quali dovremmo ufficialmente iniziare a fare i conti.

11/09/2013

Tracklist

  1. Ljoss
  2. Thor's Stone
  3. Irby Tremor
  4. Onward
  5. The Weight Of Gold
  6. An Hour
  7. Anneka's Battle
  8. Gathering
  9. The Plumes
  10. Friend, You Will Never Learn

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