Disco da gran professionista, questo “Us Alone”. Perfetto per incorniciare la collaborazione con la Arts & Crafts, una delle più importanti etichette canadesi, di Paul Hayden Desser, l’Elliott Smith dell'Ontario, cantautore “minore ma non di culto”, com’è stato definito un po’ sprezzantemente in altri luoghi.
Forse perché, nella sua carriera ormai ventennale, non ha mai brillato per personalità, nè per spirito autopromozionale – già lo scorso “The Place Where We Lived”, di ben quattro anni fa, è uscito sostanzialmente senza che nessuno se ne accorgesse – ma Desser pare proprio il tipo che si accontenta.
Nel caso di “Us Alone”, si “accontenta” di giocare la parte del cantautore maturo, pur senza invecchiare più di tanto la propria proposta (semmai arricchendola, smussandola), ma chiamando in causa temi raccolti nei momenti di pausa dalla nuova paternità. Forse per questo l’ambientazione del disco è notturna: un piano ovattato, il drawl a metà tra un Callahan un po’ brillo e un Bazan baritonale, qualche breve accenno di chitarra elettrica, impressionista come nell’ultimo Bon Iver.
In casa regna finalmente la calma, e ci si può quindi imbarcare in rievocazioni romanticamente nostalgiche (“Oh Memory”), di un sentimento controllato dall’atmosfera soffusa del ricordo (“Just Give Me A Name”). Peccato solo per l'eccessivamente radiofonica "Rainy Saturday".
Un disco che piacerà ai vecchi fan di Hayden, ma che avrà il suo appeal anche sugli ascoltatori più giovani, per l’atmosfera allegramente decadente, da “fine serata”, che ricorda “Boxer” dei National (e l’arrangiamento di “Old Dreams” sembra quasi fare il verso ai Beach House, con questi zampilli pianistici che sembrano affiorare sospinti dalla corrente). Un buon lavoro per iniziare a scoprire un grande cantautore “minore”.
(13/02/2013)