Ocean Colour Scene

Painting

2013 (Cooking Vinyl)
britpop, folk-rock

A ventuno anni di distanza dall'omonimo esordio “Ocean Colour Scene”, e dopo aver recentemente rinverdito dal vivo i fasti di “Moseley Shoals”, il picco della carriera insieme al successivo “Marchin' Already” - l'album con il quale raggiunsero il numero 1 della Uk Chart scalzando dalla vetta, nell'anno del signore 1997, nientemeno che “Be Here Now” degli Oasis - la formazione di Birmingham torna sulle scene con “Painting”, il decimo album in studio.
Un titolo che sembra rimandare direttamente al processo artistico della formazione britannica, tanto semplice quanto consolidato, stando alle parole del cantante e chitarrista Simon Fowler: “Scrivo le canzoni con la chitarra acustica e Steve (Cradock, ndr) ci crea attorno un quadro musicale. E' un po' come disegnare uno schizzo, dopodiché Steve aggiunge strati di profondità e dettagli fino a quando il quadro è completo”. La formula funzionava a inizio anni Novanta e funziona ancora oggi, forte di un songwriting cristallino, a tratti persino aristocratico, passato attraverso il setaccio di epoche e influenze diverse, dalle sbandate per il pop psichedelico fino all'epoca d'oro del britpop, non senza dimenticare il recupero delle lezioni dei classici della tradizione albionica, dagli Who agli Small Faces, dai Rolling Stones al revival del folk britannico anni Sessanta.

Registrato in cinque settimane nei Vada Studios nel Warwickshire con il produttore Matt Terry, “Painting” raccoglie l'ormai consolidato campionario di brani pop/folk-rock, ballate, inni leggeri, prediligendo tuttavia una formula meno ruvida rispetto al passato (anche recente) per mettere una volta di più al centro la melodia: il tempo passa per tutti, e non per forza è un male, sebbene l'opener “We Don't Look In The Mirror” dica tutt'altro. 

Fowler e Cradock tornano a mescolare considerazioni sulla vita (il malinconico folk-rock “Weekend”, la raffinata ballad “I Don't Want to Leave England”) con fatti di attualità, come nel caso di “The Winning Side”, scritta di getto dopo aver letto di due giovani soldati uccisi in Afghanistan, o ancora in “If God Made Everyone” (dal sound che rimanda agli Who), riguardante l'omicidio di massa perpetrato in Norvegia da Anders Breivik, fino a “The New Torch Song”, accorato inno alle olimpiadi londinesi talmente intriso di buonismo e luoghi comuni (anche a livello melodico) da risultare quasi imbarazzante: in poche parole l'unico, vero passo falso del disco.

La title track rimanda al migliore britpop d'antan, “Goodbye Old Town” imbraccia il banjo e si colora di country-folk; a chiudere un trittico dal mood decisamente positivo è “Doodle Book”, tra pianoforti, fiati e assoli dal sapore retrò. Più avanti “Professor Perplexity” cambia totalmente registro immergendo la psichedelia nell'alt-rock anni Novanta. “Mistaken Identity” chiama in causa i Beatles, mentre a chiudere i giochi è “Here Comes The Dawning Day”, il fingerpicking a tratteggiare un ipotetico omaggio a Bert Jansch.

13/02/2013

Tracklist

  1. We Don't Look In The Mirror
  2. Painting
  3. Goodbye Old Town
  4. Doodle Book
  5. If God Made Everyone
  6. Weekend
  7. Professor Perplexity
  8. George's Tower
  9. I Don't Want To Leave England
  10. The Winning Side
  11. Mistaken Identity
  12. The Union
  13. The New Torch Song
  14. Here Comes The Dawning Day

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